14.05.2025
12 Street, Rome City, Italy
Politics

«Leone ridarà collegialità alla Chiesa. Parolin è stato il vero king maker»


Presidente Casini, è subito cominciato il tormentone: Leone è in continuità con Francesco oppure no?

«La mia risposta è: sì con un però. Continuità nel senso che Prevost ha le priorità di Bergoglio. La Chiesa dalla parte degli ultimi, l’attenzione ai rifugiati e la ricerca insistente della pace sono principi cardine che trovano in piena continuità i due papi».

Però?

«Francesco ha gettato il cuore oltre l’ostacolo indicando priorità della Chiesa, penso ai divorziati, agli omosessuali, al ruolo dei laici e delle donne nella struttura ecclesiastica, che non sono priorità inventate da lui ma imposte dai tempi. Su tali questioni, papa Leone andrà avanti cercando però di dare un ordine, anche di carattere regolamentare, alle intuizioni del predecessore. Aggiungo: si impegnerà a superare una certa frizione tra le gerarchie della Santa Sede e il popolo di Dio. E credo che lo farà ridando ruolo ai dicasteri vaticani, a partire probabilmente dalla Segreteria di Stato. Ecco perché la continuità è assicurata ma ci sarà qualcosa di più».

E il rapporto con Trump, da Prevost detestato, come sarà?

«In queste ore, probabilmente Trump sarà incerto tra la legittima soddisfazione per un papa americano, che è un inedito storico, e una certa apprensione per un papa che non fa sconti. In questo senso, è importante sottolineare che noi abbiamo un papa americano nel senso più compiuto del termine perché è un papa rappresentativo a pieno titolo degli Stati Uniti e del Perù. Cioè è vissuto in una diocesi che è ai confini del mondo e che è una terra di estrema povertà. In questo c’è qualcosa che lo unisce a Bergoglio e all’esperienza della Chiesa latino-americana».

Lei lo conosce personalmente?

«Mai conosciuto. Ma le persone che io conosco e che lo hanno incontrato nel 2023, quando venne a dire messa per la Madonna di San Luca a Bologna, su invito del cardinale Zuppi, me lo descrivono come un uomo di grande semplicità, affabilità e cordialità. In più, sappiamo che è molto ferrato teologicamente come tutti gli agostiniani e questo lo abbiamo già visto nel primo discorso che si è preparato accuratamente per iscritto. Cosa che a qualcuno non è piaciuta ma a me è piaciuta moltissimo. Così come ho apprezzato l’enunciazione dell’Ave Maria, che non si è mai fatta in un’occasione come quella dell’altra sera, e secondo me è una cosa molto bella che il papa manifesti la sua vocazione mariana che del resto avevano anche i suoi predecessori».

Leone sarà un leader morale, ma anche politico?

«La Chiesa non ha eserciti, non ha armi. Anzi, è proprio disarmata, come ha detto il papa. Ma in un momento in cui mancano autorità spirituali elevate, la Chiesa ha un’autorevolezza che è più forte rispetto al passato. In questa fase in cui c’è una crisi enorme del multilateralismo e degli organismi sovranazionali, il papa parla e tutti lo ascoltano».

Lei crede che stia per tornare, con il papato leonino, la gerarchia e la verticalità?

«Non credo. Penso che ci sarà un rafforzamento della collegialità nella Chiesa. La collegialità non è mai una diminutio di autorità. E’ un arricchimento, una condivisione. C’è qualcuno che può veramente pensare che la sensibilità degli africani sia identica a quella degli americani, o che quella degli asiatici sia identica a quella degli europei? Certamente, no. Per cui, è necessario farsi aiutare. Le guide solitarie rischiano di produrre meno effetti positivi di quello che potrebbero».

Come è stato possibile, a suo parere, che un papa sia stato eletto così velocemente e con un quorum così alto?

«E’ stato possibile perché questo papa, probabilmente conosciuto dai suoi confratelli, è dotato della capacità di far sentire tutti importanti e di valorizzare i dicasteri vaticani, e uno di questi — il dicastero dei vescovi — lo ha diretto proprio lui».

Chi lo potrà affiancare nella guida della Chiesa?

«Sicuramente, da questo conclave Parolin esce come un uomo forte e anche come un uomo dotato di generosità e d’intelligenza sopraffina. Perché è ovvio che il king maker di questo conclave è stato lui. I nomi più rilevanti, come anche quello del cardinale Tagle, verranno valorizzati nel nuovo pontificato. Perché questo conclave ha dimostrato l’unità della Chiesa ed è naturale che i vertici della gerarchia in qualche modo siano usciti rafforzati da questa prova».

Eravamo tutti pronti ad aspettarci un papa italiano, non si faceva che parlare di Parolin o di Zuppi e Pizzaballa. Non capiamo niente di niente?

«A me sembra di aver capito una cosa. Che alla Chiesa non si possono applicare i metri della politica nazionale. E’ assurdo parlare della Chiesa usando le categorie terrene e poi stupirsi perché le cose vanno in altro modo. La Chiesa sorprende proprio perché è Chiesa».

E’ stato il primo conclave in qualche modo, via social soprattutto, partecipato o meglio seguito attentamente e appassionatamente dal popolo. Questa novità la impressiona?

«Direi proprio di no. In questo voglio andare controcorrente. Leggo che è stato il primo conclave social, ed è così. Ma questa socializzazione riguarda chi è fuori e non chi è dentro. E chi sta fuori può fare soltanto speculazioni. A vanvera, come s’è visto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]