16.05.2025
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Economy

le tariffe creano grande incertezza, a forte rischio 4.600 imprese italiane


«Lo scenario internazionale continua a essere caratterizzato da un rallentamento dell’attività economica e da una elevata e persistente incertezza alimentata dagli annunci sulle misure di politica commerciale da parte della nuova amministrazione statunitense». A evidenziarlo, nella nota sull’andamento dell’economia italiana nel bimestre marzo-aprile, è l’Istat.

Contestualmente alla pubblicazione delle rilevazioni sulla produzione industriale di marzo (+0,1% sul mese; +0,4% sul trimestre, primo segno più dal secondo trimestre 2022; -0,3% su anno, il 26° calo consecutivo su base tendenziale), l’Istituto di statistica guidato da Francesco Maria Chelli sottolinea come il deficit commerciale dell’Italia con gli Stati Uniti abbia toccato a marzo un nuovo minimo, portandosi a -161 miliardi di dollari dai -148 miliardi di dollari di febbraio: a pesare, l’attesa per l’annunciato inasprimento delle tariffe a stelle e strisce a partire da aprile che ha spinto molte aziende americane a correre per anticipare gli acquisti dall’estero.

Guardando alle imprese esportatrici italiane, Istat rileva come quelle più vulnerabili alla domanda estera (poco più di 23 mila, di cui 3.300 direttamente esposte alla domanda statunitense, oltre 2.800 a quella tedesca e 2.721 a quella francese) si caratterizzino anche per maggiori problemi di redditività e, di riflesso, per una maggior precarietà nel grado di solidità economico-finanziaria.

IL MIX

Di fronte a possibili shock come i dazi, ammonisce l’Istat analizzando gli ultimi dati strutturali disponibili (2022), la combinazione di vulnerabilità all’export e fragilità nelle condizioni di redditività potrebbe rappresentare un ulteriore fattore di criticità per il 10,8% delle imprese considerate «a rischio» e il 9,2% di quelle valutate «fortemente a rischio», per un totale di un’impresa vulnerabile su 5, cioè circa 4.600.

 A ciò si affianca una doppia, allarmante, considerazione. Da un lato, il rischio concreto che la politica commerciale inaugurata da Donald Trump venga presa (in larga parte, giocoforza) a modello da altri Stati: «L’uso crescente in molti Paesi di orientamenti protezionistici — dice Istat — minaccia di influenzare negativamente la crescita del commercio internazionale, con impatti negativi sul tessuto imprenditoriale» e, ancora una volta, «su un’ampia gamma di prodotti» made in Italy.

Dall’altro, «l’elevata e persistente incertezza» del quadro internazionale «che ha cominciato a penalizzare le decisioni di consumatori e imprese» e continua a rendere «estremamente difficile prevedere gli esiti finali delle negoziazioni sui dazi tra gli Stati Uniti e gli altri principali Paesi». Se a ciò si aggiungono le persistenti e «forti tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina e in Medio Oriente», si evince come l’unica certezza in prospettiva sia quella di una decelerazione dell’economia globale.

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