09.08.2025
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Sports

«Le squadre competitive si vedono da chi schierano in avanti. Il capitano? Lo fa chi ha più presenze»


BURTON UPON TRENT E’ appena terminato l’allenamento, e un po’ di voce gli è rimasta, nonostante qualche urlo sparso qua e là. Un insolito sole inglese gli punta lo sguardo, lui sorride, è accogliente. E vuole che lo facciano anche i suoi calciatori, stremati dal lavoro e dai maniacali indirizzi tattici: quando si gioca a calcio bisogna sorridere, disse più di un mese fa. Gasperini di questa Roma è il capitano, il direttore d’orchestra, comunica con passione, è accomodante con tutti, ma quando c’è da decidere, eccolo lì, è in prima fila, che ci si trovi a Trigoria o nella casa della Nazionale dei Tre Leoni.

La Roma dovrà essere a sua immagine: cortese e cattiva, sorridente e pungente. Deve saper suonare col tempo giusto. Gian Piero ha portato un metodo di lavoro e nuove regole, una riguarda la fascia da capitano. Abbiamo visto in queste amichevoli, quel prestigioso pezzo di stoffa passare da un braccio a un altro: ElSha, Cristante, Mancini. Il capitano, per lui, non è uno, ma tanti. Tutti, forse, Gasp è il primo addirittura. Non c’è (più) capitan Pellegrini, ma c’è Pellegrini capitano come gli altri. Dipende dalla presenze, come in Nazionale: non è una rivoluzione da queste parti? Così era a Bergamo, così è in questa sua nuova avventura. «Non c’è alcun problema: ho sempre dato la fascia a chi ha più presenze, non ci sono altre gerarchie. E Lorenzo come sta? È ancora fermo, ma ha ricominciato ad allenarsi. È rimasto a Roma proprio per la preparazione». Chiaro, no? Quindi, il più vecchio è El Shaarawy, poi Cristante, quindi Pellegrini e Mancini. Esempio, se contro il Bologna saranno tutti in campo, la fascia va al Faraone.

Da Capitano a direttore d’orchestra, Gasp per Dovbyk usa un paragone musicale. Gli si chiede a che punto sia la sua crescita. «E’ stato pagato una bella cifra. Ha dimostrato pure di essere un centravanti di valore, ha segnato i suoi gol. Stiamo lavorando per migliorare alcune sue lacune. Ad esempio? Le vedete anche voi: la capacità di essere in gioco, e io lavoro molto sugli smarcamenti. Non deve essere troppo in anticipo o troppo in ritardo, è come nella musica: se sei fuori tempo e stonato, è un problema». Quindi, per ora Dovbyk è fuori tempo, deve studiare meglio il pentagramma gasperiniano.

Il nodo della questione e delle ambizioni future, è tutto lì, in attacco. Reparto fondamentale, specie per uno come Gasp. «È un qualcosa di tutte le squadre, che spendono grandi cifre per gli attaccanti. Il reparto più costoso. Le squadre con calciatori in attacco sono più competitive».

NUMERI E SOSTANZA

E lì qualcosa manca ancora alla Roma: Gasp ne fa una questione di sostanza («bisogna capire dove vogliamo andare») e una numerica («in alcuni reparti siamo un po’ contati»). Come in difesa, dove manca ancora un centrale, che sta per arrivare, con Kumbulla ed Hermoso in uscita. «Ghilardi rientra nei profili da Roma. C’è questa esigenza da parte della proprietà di lavorare e costruire anche in funzione futura con ragazzi giovani, con la prospettiva di creare una rosa che possa diventare sempre più forte, ed è il motivo per cui sono stato chiamato». Manca pure un attaccante esterno. Echeverri è l’uomo giusto? «Non parlo di singoli, specie di chi non è nostro, non ho mai fatto nomi. Io a volte posso dare dei suggerimenti, ma la linea è chiara: a me piacciono i giocatori bravi. Abbiamo già una squadra quasi formata, anche se in alcuni ruoli siamo un po’ contati. Resta l’esigenza di inserirne un paio in più, perché non tutti potranno fare cinquanta partite o, speriamo sessanta. Questo per quanto riguarda il completamento (struttura, ndi). Invece per il rafforzamento (ambizioni, ndi) la società è alla ricerca di profili che possano darci quel qualcosa in più». Wesley era uno di questi. «È un giocatore che era nella lista della Roma. Io lo conoscevo bene perché con l’Atalanta avevamo praticamente chiuso l’operazione, poi è saltata all’ultimo. Giocare nel Flamengo a quell’età significa avere già un bel bagaglio. Se fosse un giocatore già completo, costerebbe un’altra cifra».


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