Campania, Veneto, Toscana, Puglia, Marche e Valle d’Aosta si preparano al voto in autunno per il rinnovo dei rispettivi consigli regionali. Il “risiko” delle regionali è appena iniziato, e si preannuncia come uno dei principali banchi di prova politici in vista delle elezioni politiche del 2027, in apparenza lontane, ma in realtà dietro l’angolo. Si tratta di una sfida apertissima, dove da un lato c’è la maggioranza, determinata a consolidare e difendere le regioni conquistate negli ultimi anni, dall’altro le opposizioni, che puntano a ricucire alleanze e riguadagnare terreno. Ogni regione ha le sue dinamiche ed equilibri, ma il filo conduttore è evidente: queste regionali avranno un peso reale sugli equilibri nazionali.
Nel centrosinistra c’è chi sogna uno scenario in cui al centrodestra resti solo il Veneto, considerato già perso a prescindere dalle tensioni interne alla maggioranza. Proprio in Veneto la premier si trova tra due fuochi: Lega e Forza Italia, entrambi interessati a Palazzo Balbi. Il Carroccio non intende cedere la propria roccaforte: il Veneto è un simbolo identitario del partito di Umberto Bossi. Dopo lo stop della Consulta sul terzo mandato, Luca Zaia, che alle ultime elezioni aveva ottenuto uno storico 76%, non potrà ricandidarsi. La Lega rivendica con forza la candidatura per Palazzo Balbi. Tra i nomi in campo: Mario Conte, sindaco di Treviso, e soprattutto Alberto Stefani, segretario regionale della Lega, sul quale Salvini sembra puntare con decisione per assicurare continuità con il governatore uscente. C’è chi sostiene che la proposta di un “Viminale-bis” per Salvini sia una mossa tattica: in cambio della rinuncia a un ministero, la Lega potrebbe dare il via libera sul candidato veneto. Ma Palazzo Chigi sembra non dare speranze: Fratelli d’Italia vuole giocarsi le sue carte e non intende restare spettatrice. La poltrona del Veneto fa gola e i meloniani forti dei risultati portati a casa dalle europee vuole la poltrona. Tra i toto-nomi: Luca De Carlo, amico della premier, Raffaele Speranzon e l’europarlamentare Elena Donazzan.
Anche in Campania, lo stop della Consulta frena le ambizioni di Vincenzo De Luca, che tuttavia non sembra intenzionato a farsi da parte. Secondo indiscrezioni, starebbe già preparando una contromossa. Nel frattempo, i dem sembra che stiano costruendo un’alleanza larga coinvolgendo i pentastellati puntando su Roberto Fico, ex presidente della Camera, che potrebbe guidare una o due liste civiche in grado di attrarre anche parte dell’elettorato centrista orfano di De Luca. Tuttavia, alcune resistenze interne al Pd potrebbero complicare la corsa. Il centrodestra si prepara a scendere in campo attraverso Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia. Tuttavia,gli azzurri non escludono la candidatura di un profilo civico, come ha spiegato l’europarlamentare Fulvio Martusciello: “Se toccasse a FI, io sogno di avere per la prima volta una donna presidente di Regione ”.
La Toscana da sempre laboratorio del centrosinistra, non è più intoccabile: è una delle grandi sfide delle elezioni regionali. Il governatore uscente Eugenio Giani del Pd punta al bis, sostenuto dalla coalizione di centrosinistra. A sfidarlo Alessandro Tomasi di FdI, candidato per la maggioranza di governo. All’interno delle opposizioni, però, non tutti concordano con il profilo di Giani: alcuni vorrebbero un candidato più rappresentativo. Un nodo passato in secondo piano alla luce dell’alto gradimento.
In Puglia, il governatore dem Michele Emiliano è al termine del suo mandato e non può ricandidarsi. La successione apre una partita complessa: nel centrosinistra il nome forte è quello di Antonio Decaro (ex sindaco di Bari, oggi europarlamentare) forte del mezzo milione di preferenze raccolte alle ultime elezioni europee. Decaro avrebbe già ricevuto l’apprezzamento di Emiliano, che lo avrebbe riconosciuto come naturale candidato. Mentre sul fronte della maggioranza gli azzurri schierano Francesco Paolo Sisto, tra i palpabili anche Adriana Poli Bortone (FdI). Il nome di cui si è discusso recentemente è quello dell’attuale Viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, barese e coordinatore cittadino di Forza Italia. Sisto però, al momento non conferma né smentisce.
Nelle Marche il presidente uscente Francesco Acquaroli si prone per un altro mandato. Mentre il centrodestra è compatto, il centrosinistra vuole riprendersi una regione persa nel 2020.
In campo potrebbe scendere Matteo Ricci, eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro. Sarà un confronto diretto: da una parte Acquaroli che rivendica la centralità guadagnata con il governo Meloni, dall’altra Ricci che punta a “ricucire le Marche”, facendo leva sui disagi post-alluvione e sulle crisi occupazionali.
Anche se piccola, la Valle d’Aosta è politicamente complessa.
Qui le logiche sono legate all’autonomismo e alle alleanze trasversali. Il presidente uscente Renzo Testolin (Union Valdôtaine) è favorito per la riconferma, ma non è l’unico in corsa. Tra le ipotesi spuntano anche i nomi di Spuntano anche i nomi di Andrea Manfrin (Lega Vallée d’Aoste) e il dem Paolo Cretier.
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