ROMA Il copione è simile a quello della celebre commedia dell’assurdo “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, ma in salsa politica. Nessuno nel centrosinistra sa quando — o se mai — si celebreranno le primarie, ma tutti (o quasi) puntano a candidarsi. L’ultimo a farsi avanti, due giorni fa, è stato l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini: «Se ci saranno le primarie del centrosinistra, io mi candiderò», ha rivelato al Foglio, aggiungendo che «chi adesso si vede come premier anziché guadagnare punti ne perde» (stoccata tutt’altro che implicita a Elly Schlein). Un passo in avanti, quello del fondatore di “Più uno” con l’ambizione di farsi federatore del grande centro, che riapre i ragionamenti a sinistra, non solo all’interno del Pd e del M5s.
IPOTESI DEL TERZO TIPO
A sentire i dem si tratta solo di «ipotesi del terzo tipo». Non solo perché il grattacapo del candidato della coalizione dipenderà dalla struttura della nuova legge elettorale, ancora inesistente. Ma anche, ravvisa qualcuno, perché «non è detto che si scelga lo strumento delle primarie per selezionarlo». Come d’altronde insegna il centrodestra, che dà priorità da sempre al leader del partito con più voti.
Sia Schlein che Giuseppe Conte hanno assicurato che la modalità per indicare il premier in pectore sarà oggetto di confronto più avanti. Dopo il referendum e dopo il percorso programmatico nel paese. Di certo, se la via fosse quella delle primarie, nessuno riuscirebbe facilmente a sfilarsi e a ipotecare a qualcun altro parte della propria leadership, rinunciando a mettersi in gioco. Non lo farebbe Giuseppe Conte, competitor più diretto di Schlein, favorevole alle primarie. Ma neppure Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, più vicini al Pd schleiniano, e contrari a questo strumento: «Se ci dovessero essere, inevitabilmente ci sarebbe un candidato di Avs», spiegano fonti vicine al partito.
Le cose si complicano ancora di più se ci si sposta al centro. Uno spazio che non solo l’ex numero uno dell’Agenzia delle entrate ha interesse ad occupare. Da mesi macina adesioni “Progetto civico”, l’iniziativa avviata dall’assessore romano, Alessandro Onorato, con l’obiettivo di aggregare governatori e amministratori locali e fare da perno al centrosinistra, soprattutto sui temi della sicurezza e delle imprese. Ai vari eventi organizzati in giro per l’Italia non è sfuggita la presenza della sindaca di Genova, Silvia Salis, e di Gaetano Manfredi, primo cittadino di Napoli: due profili che spesso vengono citati nel totonomi per la leadership del centrosinistra. A Ruffini, candidato di un centro ispirato al cattolicesimo democratico, se ne affiancherà di certo un altro di Progetto civico: i più assicurano che sarà indicato un nome, anche se resta da capire chi. Al momento sembra da scartare, Silvia Salis, che in varie occasioni ha espresso la sua contrarietà alle primarie: «La sinistra e in generale il campo progressista credo abbiano bisogno di unione», ha detto la sindaca ospite a Piazza Pulita. Spiegando poi le sue ragioni: «Le primarie sono uno strumento divisivo, perché se ci pensate per uno o due mesi bisogna andare in giro a dire perché tu sei meglio dell’altro candidato del campo progressista, quindi in qualche modo banalizzando ne devi parlare male». Quanto ai possibili competitor centristi, nel Pd si mantiene la cautela: «Solo la costruzione di un vero e proprio centro legittimerebbe la candidatura alle primarie, ma in questo momento ci sono solo singole candidature o ipotesi», ragiona qualcuno dal Nazareno. Stesso discorso per la possibile discesa in campo di un esponente della minoranza riformista del Pd. Un’ipotesi che non sta in piedi: «Un conto è candidarsi per sfidare Schlein al congresso, un altro è farlo alle primarie di coalizione, dove l’unico rappresentante per il Pd deve essere il suo segretario». Il tempo di decidere è ancora lontano, ma il centrosinistra attende già il suo Godot.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA



Leave feedback about this