È stata la prima donna alla guida della Commissione europea e sembra in ottime posizioni per riuscire ad ottenere un secondo mandato: ex vicepresidente federale dell’Unione cristiano democratica di Germania (Cdu) e ministra per ben 14 anni dell’ex cancelliera tedesca Angela Markel, Ursula von der Leyen in queste ultime elezioni europee era la Spitzenkandidatin, ossia la candidata numero uno, del Partito Popolare Europeo (Ppe). In questa tornata il Ppe è riuscito a eleggere 189 deputati, 22 in più rispetto all’ultimo mandato, uscendone come il partito più votato. Il 18 luglio il parlamento Ue voterà il nuovo presidente della Commissione: Von der Leyen potrebbe essere designata dal Consiglio per un mandato bis, ma il voto in Aula è segreto. Intanto vale la pena ricordare le alleanze e le battaglie portate avanti da Von der Leyen in questo suo primo mandato, durante il quale si è ritrovata a guidare il continente in uno dei momenti più critici della storia contemporanea, ovvero la pandemia da Covid-19, e poi nel conflitto tra Russia e Ucraina.
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La nomina nel 2019
Viene nominata per la prima volta alla guida della Commissione europea nel 2019. Il Parlamento Ue aveva dato seguito a tale nomina il 16 luglio, eleggendola con 383 voti favorevoli (9 in più dei 374 necessari), 327 contrari, 22 astensioni e una scheda nulla, dopo aver presentato le sue linee guida con un discorso che ha convinto diversi europarlamentari indecisi, tra cui gli eurodeputati del Movimento 5 Stelle e quelli polacchi del partito conservatore Diritto e Giustizia.
Il pandemia da Covid-19
Si arriva al 2020. La pandemia da Covid 19 si diffonde in tutto il mondo e si batte anche sull’Europa. Von der Leyen ci vede l’occasione per dimostrare il suo valore e le sue competenze. Ha messo in atto diverse misure di matrice politica ed economica e aiutare i Paesi maggiormente provati dal contagio. Il 16 marzo 2020 ha proposto la chiusura delle frontiere dei 26 Stati membri dell’Unione europea per 30 giorni, ulteriormente prorogabili, qualora si rendesse necessario.
Poi, la creazione di un debito comune per far ripartire le economie dei Ventisette dopo il lockdown: il 18 dicembre 2020, Parlamento e Consiglio hanno raggiunto un’intesa finale su Next Generation EU, il programma da 750 miliardi di euro per il rilancio di un’economia Ue travolta dalla crisi pandemica. L’Italia ha avuto accesso a una quota di 209 miliardi, fetta che equivale al 27,8% dell’intero importo.
Il Pfizergate
Luci e ombre, però, sulla gestione della pandemia: di recente la Procura europea (European Public Prosecutor’s Office, o Eppo) ha fatto sapere che è stata avviata un’indagine su accuse di presunti illeciti penali in relazione ai negoziati sui vaccini tra Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer. Oggetto dell’indagine sono alcuni contatti informali avvenuti tramite sms tra von der Leyen e l’amministratore delegato del colosso farmaceutico Pfizer, Albert Bourla, prima della maxi-commessa di vaccini contro il Covid. Quelle trattative informali avrebbero contribuito ad aprire la strada poi alla stesura di un contratto da 1,8 miliardi di dosi di vaccino, il più grande appalto mai concluso dall’Unione europea.
La Brexit
Sempre sotto il mandato di Von der leyen, il 24 dicembre 2020 il premier britannico Boris Johnson ha annunciato la fine delle lunghe trattative con l’Unione europea per le relazioni politiche, diplomatiche e commerciali post-Brexit. La presidente della comissione Ue aveva definito una «lunga strada» la trattativa fra l’Unione europea e il Regno Unito, durata oltre quattro anni e mezzo dal referendum sulla Brexit del giugno 2016.
Green deal
Clima ed energia sono stati altri due temi imprescindibili per Von der Leyen, che ha difeso la scelta e la strategia del Green deal, o Patto verde europeo. È la risposta della Commissione europea alla crisi climatica globale. L’accordo nasce con l’obiettivo di rendere l’Europa un continente climaticamente neutro entro il 2050. Questo patto propone di rivedere ogni legge vigente in materia di sostenibilità, introducen nuouove leggi per la promozione dell’efficientamento energetico e dell’economia circolare. Il Green Deal europeo si basa sugli obiettivi di sostenibilità promossi dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Guerra russo-Ucraina
«La guerra è tornata in Europa. Quasi trent’anni dopo le guerre balcaniche, e oltre mezzo secolo dopo che le truppe sovietiche avevano marciato su Praga e Budapest, le sirene della protezione civile risuonano di nuovo nel cuore di una capitale europea». Con queste parole il primo marzo 2022 la presidentessa ha preso posizione di fronte al Parlamento Europeo riunito in plenaria, dopo aver ascoltato le parole di Zelensky in video-collegamento da Kiev. Von der Leyen ha sempre manifestato una posizione di apertura e sostegno verso il popolo ucraino, offrendo un sostegno significativo anche in ambito militare. Dal 6 febbraio, quando il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’UE hanno raggiunto un accordo per un fondo da 50 miliardi per l’Ucraina, Bruxelles ha inviato a Kiev 6 miliardi di euro. La sua opposizione nei confronti della leadership russa è stata altrettanto chiara. Durante la campagna elettorale che si è appena conclusa, Von der leyen ha escluso di collaborare con i partiti politici «amici di Putin». «Dobbiamo proteggere la nostra democrazia e i nostri valori». L’8 aprile del 2022, è andata in visita a Bucha, uno dei luoghi simbolo degli orrori di questa guerra. Qui ha avuto inizio in maniera concreta il percorso di ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea.
Possibili alleanze nel mandato bis?
Per quanto riguarda il mandato bis, la composizione del nuovo Parlamento rende possibile una riedizione dell’alleanza composta da PPE, S&D e RE, che negli ultimi cinque anni ha sostenuto la Commissione europea guidata da Von der Leyen. In questo scenario, non è però escluso che il Ppe possa stringere accordi su singoli temi non con uno dei gruppi parlamentari di destra presenti nel Parlamento europeo, ma con singoli partiti politici, come Fratelli d’Italia. La premier Giorgia Meloni potrebbe essere intenzionata a darle il proprio sostegno: un pacchetto di voti in cambio di un commissario. Come segnala Open, cinque anni fa i franchi tiratori furono 80 e misero in pericolo la sua elezione. Il 18 luglio se ne contano già almeno il 10% dei 440 voti di partenza. Per questo i voti che potrebbero arrivare da Ecr sono importanti. Inoltre, negli scorsi mesi von der Leyen aveva affermato che era pronta a collaborare con quelle forze politiche che si riconoscono nella democrazia e nello Stato di diritto e sono pronte a sostenere l’Ucraina.
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