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Le opposizioni alla prova di Cernobbio, Carlo Calenda e la nuova spina per il centrosinistra


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Dove essere il giorno dell’esordio, a Cernobbio, del campo largo in formato extra-large. All’indomani, per giunta, dell’ufficializzazione di tutti i candidati  scelti dal centrosinistra nelle Regioni al voto in autunno. C’è voluto poco, dieci minuti dall’inizio del primo panel della giornata conclusiva del Forum Ambrosetti, per infrangere i più rosei auspici.

Galeotta la domanda rivolta dal direttore dell’Ansa, Luciano Fontana al leader di Azione, Carlo Calenda, secondo a parlare dopo Angelo Bonelli di Avs, e prima dell’ex alleato Matteo Renzi e della leader del Pd, Elly Schlein: «Farà parte o meno di questa coalizione che si presenterà probabilmente contro il centrodestra?», gli chiede il direttore. 

La risposta arriva senza tanti giri di parole: «No, non ne farò parte, come ho sempre detto, perché io sono qui perché sono stato eletto nell’ambito di un progetto che rimane, secondo me, valido, cioè la costruzione di un’area liberale che in tutti i paesi europei esiste».Una pieta tombale sulla possibilità di un riavvicinamento in vista delle elezioni politiche, nonostante i distinguo emersi in politica regionale, che hanno portato il leader di Azione a sostenere solo i candidati celti per il Veneto e per la Puglia.

Non solo il leader di Azione promuove genericamente il governo di Giorgia Meloni («Il giudizio sul governo è, a mio avviso, positivo perché il governo ha fondamentalmente tenuto i conti in ordine e quindi garantito una stabilità finanziaria che in questo momento è importante e tenuto una linea), ma elenca una serie di punti tematici sui quali non sono in molti a pensarla come lui nel fronte delle opposizioni: rilancia il nucleare, mentre più a sinistra si guarda agli extraprofitti, chiede una politica estera di potenza, chiede di investire di più in difesa: tasto dolente soprattutto, sia per il Pd che per il M5S.

È proprio sul fronte della politica estera che bacchetta l’ex ministro: «Non potremo mai stare in coalizione con amici della Russia, della Cina o che sono contro l’Occidente».

E ancora: «Il mondo in cui non volevamo vivere e che è arrivato non si affronta con i programmi moralizzanti che non danno forza all’Europa e all’Italia, ma neanche con il populismo di destra con cui si va un po’ con Trump e un po’ con l’Europa».

Il battibecco con Bonelli 

Le stoccate di Calenda, alla fine, finiscono per fare più rumore dell’assenza del leader del M5S. Giuseppe Conte, che ha disertato alla fine l’evento nella città comasca, complice alcuni eventi in concomitanza a Napoli e Calabria. Alla fine ci scappa anche il battibecco a colpi di note con Angelo Bonelli. Che, alle domande dei giornalisti risponde: «Calenda ha fatto una scelta di campo: oggi Calenda sedeva al panel delle opposizioni a Cernobbio, ma nel suo intervento ha detto che il governo ha fatto bene, probabilmente doveva stare al ‘panel’ della maggioranza»». Da qui la replica: «L’unica cosa peggiore del populismo è il cretinismo. Bonelli& C. rappresentano la garanzia di una vittoria perpetua della Meloni. Tra proposte di requisizione delle case sfitte e sostegno agli antagonisti che aggrediscono la polizia».

Se costruire un’alternativa di governo, promette il centrosinistra, è ancora possibile — sicuramente,  stando alle parole del leader di Azione – non potrà contare su tutte le opposizioni. La strada per Palazzo Chigi è ancora lunga. 


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