16.09.2025
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Politics

le mozioni di sfiducia dei Patrioti e di Sinistra europea


Si preparano nuove mozioni di sfiducia contro la leadership di Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione Ue appare sempre più debole. E il discorso sullo Stato dell’Unione a Strasburgo lo dimostra, con un’Aula spaccata tra applausi e contestazioni. Due standing ovation hanno accolto gli ospiti – la nonna e il bambino ucraini rapiti dai russi e il tenente greco Nikolaos Paisios, leader delle squadre antincendio – ma dalle file dell’estrema destra sono arrivate interruzioni, soprattutto dall’Afd, che hanno costretto la presidente della Commissione a fermarsi più volte e hanno spinto la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, a intervenire per ristabilire l’ordine.
Era il quinto discorso della presidente della Commissione Ue davanti al Parlamento europeo. Un appuntamento tradizionale che segna la fine della pausa estiva e l’avvio del nuovo anno politico, occasione per fare il punto sui risultati, annunciare nuove iniziative e definire le priorità per i mesi a venire. In un’ora di intervento, i temi affrontati sono stati molteplici: dai dazi alla difesa comune, dal sostegno all’Ucraina alla questione di Gaza. Le critiche non sono mancate né da destra né da sinistra e cresce l’ipotesi che la presidente della Commissione possa presto trovarsi di fronte a una nuova mozione di sfiducia. Prima della pausa estiva era già “sopravvissuta” a un tentativo di censura, ma per ottobre si prepara un bis: la Sinistra europea e i Patrioti per l’Europa stanno lavorando a due mozioni distinte per rovesciarne la leadership. Secondo indiscrezioni, la mozione della sinistra avrebbe già raggiunto le 72 firme necessarie, con adesioni provenienti anche da S&D, da alcuni Verdi e da deputati non iscritti. Sulla stessa linea i Patrioti, il capogruppo Jordan Bardella ha confermato che il suo gruppo presenterà una mozione “contro il modello europeo di von der Leyen e quello di Macron”. La vicepresidente Kinga Gál ha rincarato la dose, accusando la Commissione di essere travolta dagli scandali – dal “Pfizergate” al “Greengate” – e incapace di affrontare i nodi chiave su commercio, migrazione e difesa: “Avrebbe dovuto dimettersi già oggi durante il suo discorso”, ha detto.

IL DISCORSO SULLO STATO DELL’UNIONE DI VON DER LEYEN

Nel suo intervento, von der Leyen ha difeso la trattativa con Trump sui dazi, che a suo dire garantirebbe stabilità nei rapporti con Washington in un momento di grande insicurezza globale.
Sul fronte della politica interna, la leader tedesca ha insistito sulla necessità per l’Europa di rafforzare la propria autonomia in materia di difesa: “L’economia di guerra di Putin non si fermerà, e ciò significa che dobbiamo assumerci la responsabilità della nostra sicurezza. La Nato resterà essenziale, ma serve una difesa europea forte e credibile”. Ha invocato investimenti nella sorveglianza e un “muro di droni” sul modello richiesto dai Paesi baltici.
Ha ribadito il sostegno a Kiev: “Dobbiamo lavorare con urgenza a una nuova soluzione per finanziare lo sforzo bellico dell’Ucraina sulla base dei beni russi immobilizzati. Con i saldi di cassa legati a quei beni possiamo garantire un prestito di riparazione, che l’Ucraina rimborserà solo dopo che la Russia avrà pagato i risarcimenti”. E ha annunciato che l’Europa anticiperà 6 miliardi di euro dal prestito G7 a Kiev. Sulla crisi in Medio Oriente ha definito “inaccettabile” quanto accade a Gaza e anticipato la proposta di sospendere l’intesa con Tel Aviv e  “Proporremo sanzioni contro i ministri estremisti e contro i coloni violenti.

Proporremo anche una sospensione parziale dell’Accordo di Associazione sulle questioni commerciali.


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