Gente che esce dagli hotel barricandosi dietro gli ombrelli (Cardi B), vip che a stento si possono muovere e non fateci nemmeno pensare a come siano entrati in macchina (ciao Demi Moore), ingombranti accessori legati dietro la schiena (Andre 3000 con il suo pianoforte) e, come al solito, chi ha scelto più o meno consapevolmente di ignorare il tema. Il red carpet più pazzo dell’anno, quello del Met Gala, è appena finito ma noi abbiamo appena cominciato a parlarne. Malgrado il fatto che, a raccogliere commenti in giro, sia stata un’edizione abbastanza moscia e con poche sorprese leggi nulla di paragonabile alle gloriose annate ricche di corone di spine, veli e piume. Sottotono anche perché, lamentano i social, malgrado il tema, «Tailored for you» celebrasse la comunità nera, nessuna voce si è levata contro le attuali politiche governative statunitensi (si vocifera che Hollywood preferisca restare in silenzio per quieto vivere). Ma anche perché se tra dieci anni penseremo agli outfit del 2025 probabilmente — diciamocelo — ne ricorderemo ben pochi. Ad ogni modo per seguire il mood «basta che se ne parli» ne parleremo anche noi, nella fattispecie con qualche curiosità e tendenza che potrebbe finora esservi sfuggita.
Total white
Sembra strano nell’edizione dedicata ai Black Dandy, per i quali la moda era non solo affermazione personale ma contro un sistema che spesso li voleva ancora ai margini, ma a spopolare è stato l’outfit bianco dalla testa ai piedi.
Sonoro sì per Laura Harrier, probabilmente il look che ha messo tutti d’accordo è stato il suo completo con gilet, pantaloni palazzo e maninche ampie custom Gap Studio. Potremmo indossarlo anche al lavoro in una giornata in cui ci sentiamo più eleganti del solito, ma questa è un’altra storia.
L’incidente di stile
Promossa, come era ovvio che fosse, anche Zendaya, che però è stata protagonista del più classico degli incidenti diplomatici, quello che se capita a noi a un matrimonio è già spiacevole, figuriamoci sul tappeto rosso del Met: il suo completo con cravatta e cappello a falda larga firmato Louis Vuitton era sostanzialmente uguale a quello, firmato, Christian Dior, di Anna Sawai. Per fortuna che hanno avuto cura di non mettersi mai vicine.
L’ (inutile) bufera social
«Non ha capito nulla del tema, voleva solo essere bona», è insorto il popolo del web, scagliandosi contro il — favoloso — abito custom Miu Miu della bella top model (bella e pure innamorata, visto che lei e Bradley Cooper hanno da poco fatto coming out sulla loro relazione). L’ennesima polemica inutile, visto che con il suo outfit Gigi stava omaggiando un look molto simile di Josephine Baker, la cantante e ballerina nata in Missouri nel 1906 che fu la prima attrice di origine afroamericana a diventare protagonista di un film importante. Quell’abito, Josephine lo indossò settant’anni fa per uno shooting.
Chi non ha capito il tema
Ma non preoccupatevi, come tutti gli anni c’è chi il tema lo ha proprio ignorato. Una su tutte Shakira con un abito Prabal Gurung rosa confetto e tanto di strascico lungo metri e metri: più Barbie che dandismo nero, l’unica cosa che il look aveva a che vedere con il tema era il fatto di essere custom (ossia «tailored for you», letteralmente «cucito per te»). Ma anche l’acclamatissima Sydney Sweeney, star di Euphoria e non solo, in custom Miu Miu, con scollatura profonda e paillettes, la quale ha sostenuto di omaggiare Kim Novak nel film del 1967 «Quando muore una stella», tutto ciò perché a breve la interpreterà in un nuovo ruolo. E quindi?
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