La prima borsa Birkin mai realizzata da Hermès è stata battuta all’asta oggi da Sotheby’s a Parigi per un valore di 7 milioni di euro, più i diritti d’asta. Si tratta del prototipo creato appositamente per Jane Birkin e destinato a diventare una delle “it bag” più iconiche e desiderate al mondo. In vista della vendita, l’associazione animalista Peta lancia un appello alla proprietaria attuale, Catherine Benier, chiedendole di devolvere il ricavato a sostegno della fauna selvatica.
L’appello di Peta: «Una cifra assurda per anni di sofferenze»
Con un comunicato ufficiale, Peta ha rivolto un messaggio diretto a Catherine Benier, fondatrice della boutique vintage di lusso Les 3 Marches, esortandola a destinare i proventi dell’asta a organizzazioni impegnate nella tutela degli animali selvatici. L’associazione ha sottolineato come la produzione delle celebri borse Hermès abbia comportato un impatto devastante per la fauna: per realizzare una sola Birkin, servirebbero infatti tre coccodrilli.
Birkin, all’asta la prima borsa creata per Jane Birkin: il prototipo realizzato nel 1984 è in vendita (e il prezzo potrebbe essere il più alto di sempre)
Peta denuncia che milioni di animali — tra cui mucche, vitelli, capre, lucertole, alligatori, struzzi ed elefanti — siano stati uccisi nel corso dei decenni per alimentare la produzione di borse di lusso. «Uccidere milioni di animali in modo crudele solo per produrre borse costose è una pratica barbara che dovrebbe appartenere al passato,» ha dichiarato Mimi Bekhechi, vicepresidente di Peta per l’Europa, invitando la Benier a donare «l’assurda cifra che otterrà dalla Birkin» ad associazioni per la protezione degli animali «come riconoscimento delle sofferenze causate da Hermès per decenni».
Le accuse sulle condizioni degli allevamenti
Secondo l’organizzazione animalista, numerose indagini svolte sotto copertura hanno portato alla luce gravi maltrattamenti nei confronti degli animali utilizzati per la pelletteria.
In particolare, Peta riferisce di coccodrilli rinchiusi in recinti affollati, successivamente isolati in gabbie minuscole e sporche, per poi essere mutilati e uccisi con un cacciavite.
Tali crudeltà avrebbero spinto la stessa Jane Birkin, secondo quanto afferma Peta, a chiedere che il suo nome venisse dissociato dalla celebre borsa.
Un’asta da record per un oggetto unico
Il modello messo all’asta è un pezzo unico, contraddistinto da sette elementi di design esclusivi che lo rendono diverso da ogni altra Birkin realizzata successivamente. La casa d’aste Sotheby’s non ha reso nota la stima ufficiale, ma considerando il valore simbolico e storico dell’oggetto, è atteso un prezzo finale ben superiore rispetto a quello delle Birkin più rare già vendute. Nel 2021, una Birkin nera in pelle Togo appartenuta a Jane Birkin era stata venduta per 150.000 dollari, cinque volte la stima iniziale. Il record assoluto, però, appartiene al modello Himalaya con diamanti, battuto all’asta per 450.000 dollari nel 2022. «L’originale Birkin ha il potenziale per ridefinire i record», dichiara Morgane Halimi, responsabile globale della casa d’aste per le borse e la moda. Ad oggi, la borsa più costosa mai venduta all’asta è una Kelly Hermes in coccodrillo, con diamanti incastonati e impreziosita dall’oro bianco, che secondo Sotheby’s ha superato i 513.000 dollari (438.000 euro). Lo “storico prototipo fatto a mano” potrebbe però battere questo record. Con le iniziali incise J.B., si distingue per una serie di caratteristiche, tra cui le dimensioni, gli anelli metallici chiusi, la tracolla non rimovibile e il tagliaunghie integrato. Sulla pelle invecchiata sono visibili anche tracce di adesivi.
La storia della prima Birkin
L’idea della borsa nacque casualmente nel 1984 durante un volo Parigi-Londra, quando Jane Birkin incontrò Jean-Louis Dumas, all’epoca amministratore di Hermès. La cantante e attrice, mamma di una bambina piccola, si lamentò con il suo vicino di posto di non trovare una borsa elegante ma capiente adatta per le sue esigenze di giovane madre. Fu così che nel 1984 nacque una tote bag con uno spazio dedicato ai biberon, a cui fu dato il nome Birkin: schizzò così il modello ideale su un sacchetto per il mal d’aria, ispirandosi a un’altra creazione della maison, la Kelly, dedicata a Grace Kelly.
Da quella conversazione nacque il prototipo che domani guiderà la vendita della collezione «Fashion Icons» a Parigi, a un anno dalla scomparsa della musa britannica naturalizzata francese, morta il 16 luglio 2023 nella sua casa nella capitale. Prodotta in quantità molto ridotte, ha prezzi che possono variare da poche migliaia di euro a diverse centinaia di migliaia di euro per quelli più lussuosi.
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