“Oggi tutti parlano di Dr. Quinn – Medicine Woman (La signora del West) come se fosse un vecchio classico,” dice sorridendo. “Ma l’abbiamo cominciato 34 anni fa, raccontando fatti accaduti nel 1876. E la cosa incredibile – o forse triste – è che quei temi sono ancora attuali oggi.” La serie, che ha reso Seymour un simbolo della televisione internazionale, parlava di discriminazione, alterità, razzismo, immigrazione. “Allora si avvelenavano i nativi americani con virus per annientarli. Oggi, cambiano i mezzi, ma la logica è la stessa. È un programma che parla di adesso, mascherandosi da passato.” La riflessione si fa ancora più potente quando Jane affronta il tema delle donne e dell’età. “Quando ho interpretato Michaela Quinn avevo 40 anni. All’epoca, per un’attrice, era considerata una fine, non un inizio. Ma ho rotto le barriere, e continuo a farlo.” Oggi, a 74 anni, è la protagonista della serie Harry Wilde, trasmessa anche in Italia, diventata un successo clamoroso. “L’ho cominciata a 70 anni. Oggi hanno appena annunciato la quinta stagione. Vuol dire che il pubblico c’è. E ha fame di personaggi così.” Jane elenca con naturalezza le poche colleghe che condividono questa strada coraggiosa: “C’è Kathy Bates con Matlock, Jean Smart con Hacks, Jane Fonda con le sue serie… Ma non siamo molte. Eppure esistiamo. E siamo amate.” Harry Wilde, per lei, non è solo una serie. È una missione. “Il personaggio che interpreto è una donna dimenticata, una donna invisibile. Dopo i 50 anni, troppe si arrendono. Dopo la menopausa, si nascondono. E anche i medici smettono di ascoltarle: ‘È solo l’età’, ti dicono. Ma non è vero.” Il suo personaggio è l’eroina che non ti aspetti: va al pub, si innamora, beve vino rosso, risolve crimini, riprende in mano la vita. “Spero che incoraggi le donne a dire: posso ancora essere viva. Posso ancora cominciare. Posso ancora amare.” Attrice, produttrice, attivista, icona: Jane Seymour dimostra che la vera bellezza sta nella capacità di trasformare ogni decade in un nuovo debutto. “Sono felice, oggi. Ma soprattutto, non ho mai smesso di essere rilevante. E non ho nessuna intenzione di farlo.” (Servizio a cura di Eva Carducci)
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