15.05.2025
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Lazio, Baroni: «Non vedo l’ora di cominciare, la mia squadra dovrà emozionare». Lotito: «Scelta di qualità»


Ecco il giorno zero della Lazio di Marco Baroni. Il tecnico fiorentino si è presentato in conferenza stampa direttamente dal centro sportivo di Formello nel primo giorno di raduno con visite mediche e test. Ad introdurlo ci ha pensato il presidente Lotito.

Le parole del presidente Lotito: «Questa è l’occasione per fugare considerazioni che non corrispondono alla realtà. La Lazio in questo momento non sta facendo un ridimensionamento, ma una riorganizzazione privilegiando il merito e la professionalità, entrambe cose forse messe in disparte». Su Baroni: «È stato una scelta pensata, voluta e basata sulla valutazione tecnica della qualità della persona e in merito al progetto che vogliamo intraprendere con una squadra basata sulla fisicità e la corsa, e meno sulle bandiere, che come vedete oggi sono sempre più rare». E ancora: «Io ci ho provato, ma alcune scelte fatte dagli stessi calciatori sono state funzionali agli interessi economici che prescindono dall’attaccamento ai colori della maglia biancoceleste. Noi vogliamo ripartire da un allenatore che corresse dietro alle teorie non la pratica, con cui chi merita gioca. Lo scorso anno la mancata applicazione di questo principio ha portato alle dimissioni di due tecnici. In questa società sono i giocatori che devono mettersi al servizio».

Sulla squadra: «Noi ora vogliamo una squadra propositiva che faccia spettacolo, con giocatori che dimostrino il proprio impegno. E poi volevo dire anche che la Lazio non ha fallito quest’anno, d’altronde siamo in Europa League, ma abbiamo sbagliato perdendo con le squadre meno attrezzate manifestando problematiche che hanno portato alle dimissioni di Sarri e Tudor, tra l’altro per quest’ultimo dopo che è stato esposto uno striscione che non fa onore a chi l’ha suggerito». Altro avvertimento: «Il tema è portare la Lazio al centro di tutto. Non mi interessa più la connessione tra giocatori, tifosi e stampa: se uno è bravo lo dimostra sul campo, altrimenti sta fuori. Nel campionato italiano oggi servono i presidenti che ci mettano la faccia».

Ancora su Baroni: «Avrebbe dovuto vincere la Panchina d’Oro dopo le esperienze con Lecce e Verona. Oggi ha la possibilità con una realtà importante e sono sicuro che farà bene. La Lazio finora ha speso già 40 milioni con iva e commissioni e faremo di tutto per renderla competitiva. Lo scorso anno, ripeto, è stato un problema mentale e lo ha dimostrato il fatto che alcuni soggetti hanno deciso, anche in modo palese, di abbandonare la nave (Luis Alberto, ndr). Mi è dispiaciuto giusto per Felipe Anderson che ha fatto una scelta di vita nonostante un’offerta importante. Ora sono sicuro che mister Baroni trasformerà le potenzialità della rosa in risultati». Infine sull’obiettivo: «Migliorare la posizione della passata stagione», e sul mercato: «Io punto la qualità, non i nomi».

Dopodiché si è passato alla conferenza stampa del tecnico, Marco Baroni.

Che Lazio vorrà in campo?

«Noi da subito, anzi da ieri, dobbiamo iniziare a lavorare duramente. So che sto ereditando una squadra con cultura del lavoro e dovremo solo intensificare l’aspetto dei valori, fondamentale per me perché fa la differenza nelle piccole cose e quindi anche delle grandi. Questo spirito, molto legato alla storia laziale, sarà importante. Dovremo lavorare nella dedizione, nella passione, nell’attaccamento al lavoro perché quando una squadra dimostra queste componenti a chi la vede poi è chiaro che il pezzo principale è stato fatto».

Cos’ha pensato quando l’ha chiamata la Lazio? E sullo spogliatoio…

«Lo spogliatoio devo ancora vederlo. La chiamata? Chiaro che sono felice per quello che è il momento più alto della mia carriera. Credetemi c’è tanta voglia da parte mia e dello staff. Poi io amo le sfide e questo voglio trasferirlo alla squadra. Voglio che senta la sfida perché è lì che c’è l’essenza del sacrificio e del lavoro. La squadra deve giocare per i tifosi, non per se stessa. È uno scambio che deve avvenire sul campo».

Lei ha fatto un miracolo a Verona… Cosa ha imparato da quell’esperienza?

«Il percorso della mia vita è basato sul “se non vinco, imparo”. L’esperienza è stata bellissima perché la difficoltà lì è diventata un’opportunità. Tutti noi ci portiamo dietro un vissuto importante, ma sappiamo che qui è diverso. Sono pronto a fare un calcio differente, con più qualità. È vero che sono andati via giocatori che qui hanno fatto la storia, ma i giovani arrivati dovranno partire proprio da ciò che gli altri hanno lasciato. Voglio che la mia squadra trasmetta emozioni».

È soddisfatto del mercato? E cosa manca per completare la rosa?

«Io non guardo mai cosa manca, ma quello che ho. Sono arrivati dei calciatori giovani in un processo di ringiovanimento che si lega al calcio che vogliamo proporre. Io metto sempre il giocatore al centro del progetto: noi prenderemo l’atleta e cercheremo di portarlo ad ottimizzare le sue prestazioni. Il collettivo sarà la cosa principale».

Che obiettivi vi siete fissati? Lei da che modulo partirà?

«Modulo? Sicuramente l’impianto sarà di una difesa a quattro con doppio esterno (4-2-3-1, ndc). Poi all’interno di ciò ci saranno piccole variabili (4-3-3, ndc), ma da lì non ci sposteremo. Questo è l’impianto, poi c’è la parte importante che ho detto prima: la compattezza, l’equilibrio, la ferocia di andare a prendere gli avversari. Obiettivi? Per crearne devo partire dalla squadra. L’obiettivo primario è fare bene, sfruttare tutto l’organico e che ogni calciatore giochi ogni minuto al proprio massimo».

Cosa possono dare i senatori ancora a questa squadra?

«Possono dare tantissimo, ma non utilizziamo il termine “senatori”. Prima ho parlato di cultura e qui ce n’è eccome. Qui sono rimasti giocatori importanti che ho salutato adesso, ho visto gente vogliosa e desiderosa e questo è ciò che mi interessa. Voglio portare un clima di gioia e di fiducia nel lavoro perché la domenica si gioca come ci si allena».

Ha percepito un cambiamento? E poi su Dele-Bashiru…

«Le parole di Gasperini mi hanno fatto piacere perché c’è stima reciproca, ma il senso era che la figura di un allenatore non dipende solo dai trofei vinti. Si vince anche quando ci si salva, ma non penso che il suo pensiero fosse riferito solo a me. Dele-Bashiru? Ora non vorrei parlare troppo dei singoli. Abbiamo scelto alcuni giocatori per delle qualità e col mio staff dovremo farli integrare velocemente».

Cos’è cambiato rispetto agli inizi?

«Se ci si ferma a guardare quanto fatto si va oltre. La mia attenzione è rivolta ad ora e quindi alla Lazio. Poi è normale che ci si porta dietro un bagaglio esperienziale, ma noi siamo pronti per fare bene qui».

Sui sentimenti dal suo arrivo…

«Il sentimento è uno degli aspetti valoriali a cui io resto legato. Io dico sempre che non esiste squadra senza i tifosi, ma il primo passo deve farlo proprio la squadra. Quando ci si spreme al massimo e si lotta senza timore, allora il tifoso è contento. Ecco perché la mia attenzione è rivolta a questo».

Le dimissioni di Sarri e Tudor l’hanno fatta riflettere?

«No. Io ho grande rispetto per chi ha lavorato qui, principalmente personale, ma sono stati momenti diversi e storie diverse. Io parto con grande convinzione e così farò. Poi di questi problemi non ne ho mai avuti e non ne avrò nemmeno quest’anno».

Crede che sia opportuno un’ulteriore figura che gestisca il rapporto tra lei, la squadra e la società?

«No. Io non vedo queste problematiche. Qui c’è un gruppo di ragazzi che ha voglia e ai quali ricorderò la fortuna che abbiamo nel poterci allenare sul campo. Questo aspetto non mi mette assolutamente timore».

Pensa che alcuni calciatori siano incedibili? Ancora sul mercato…

«Il coinvolgimento sul mercato è stato totale da parte del presidente e del direttore, perciò sono solo contento. Noi non mandiamo via nessuno, ma serve quello che ho elencato prima. Dobbiamo avere giocatori che hanno il sentimento per affrontare un’annata importante. Io parto con una rosa con tutte coppie in ogni ruolo, quindi non vedo l’ora di essere sul campo a lavorare con i ragazzi».

Sullo staff e su Greenwood…

«Greenwood alzerebbe assolutamente l’asticella, può ricoprire più ruoli, ma non ne voglio parlare ora. Staff? Ho portato il mio secondo Fabrizio Del Rosso. Poi un preparatore atletico, Petruolo, che lavorerà insieme a Di Dio. Abbiamo trovato qua Viotti e Lamberti, sono preparatori giovani con cui ho parlato e gli ho trasmesso energia. Noi siamo uno staff a porte aperte, chi lavorà bene sta con noi. Chi non ha voglia… Ma non è questo il caso (ride, ndr)».

Sarri ha parlato benissimo di lei… C’è stato un contatto dopo la firma?

«Sì. È stata una telefonata di saluti dopo che ho firmato con la Lazio. Con Maurizio c’è stima. Ci siamo incrociati nei campionati di C2, c’è stima professionale per quello che ha fatto anche qui e un buon rapporto umano».

La Lazio è mai stata nel suo destino? E sui predecessori…

«A me non piace molto attendere, quindi ho studiato quello che hanno fatto i miei predecessori. In questo momento io ho chiaro il calcio che voglio fare e credo di poterlo portare avanti».

Esclude a priori la doppia punta? E sull’inizio di campionato…

«A me piace giocare con i due esterni e la difesa a quattro. Poi ci possono essere delle variabili a seconda della partita. Se vi ricordate la partita giocata col Verona contro la Lazio siamo partiti a quattro e poi siamo passati a tre migliorando parecchio. Io cambio in funzione della partita e dell’avversario, non creo un modello fisso, ma tendenzialmente l’impianto è quello che ho detto».

Che emozioni sta provando in questo momento? E poi sul derby…

«In questo momento l’emozione c’è. Così come la consapevolezza e le pressioni, d’altronde è il nostro cibo. Ora c’è una grande lucidità su quello che è il lavoro. Qualsiasi timore che puoi avere ti riporta dentro il lavoro. Derby? Chiaro che è una partita straordinaria, bellissima. Ci sarà tempo per prepararla, ma ci arriveremo senza sbagliarla, questo è certo».

Ha già idea su chi schierare trequartista? La Lazio è completa su quel fronte?

«Ho le idee molto chiare, ma andremo a lavorare sul campo senza parlare troppo dei singoli. Le mie idee d’altronde dovranno avere un riscontro sul campo».

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