I salari previsti dai contratti collettivi sottoscritti da associazioni di imprese e sindacati più significativi, quindi applicati al maggior numero di aziende e lavoratori, dovranno rappresentare la bussola per tutti gli altri. Quali siano, per ciascuna categoria di lavoratori, questi contratti spetterà al governo, che dovrà decidere muovendosi nel solco dell’articolo 36 della Costituzione che sancisce il diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto.
L’ARGINE
La misura è considerata un argine al fenomeno dei cosiddetti «contratti pirata», intese raggiunte da sigle meno rappresentative e che, in molti casi, contengono condizioni retributive e normative inferiori rispetto agli accordi raggiunti dai sindacati confederali. «Definire i contratti collettivi nazionali di lavoro maggiormente applicati» è uno dei principi sanciti dal disegno di legge che delega il governo a riformare il sistema della contrattazione, per favorire i rinnovi nei tempi previsti e aumentare gli stipendi.
Gli ultimi dati dell’Istat dicono che attualmente sono 5,7 milioni i lavoratori in attesa che il loro contratto nazionale sia rinnovato. I ritardi si aggirano in media attorno a 24 mesi, con conseguenze, prima di tutto, sul potere d’acquisto dei salari rispetto all’inflazione.
La commissione Lavoro del Senato ha concluso l’esame della delega e conferito mandato a riferire in Aula ai due relatori, la senatrice Tilde Minasi e il presidente della commissione stessa, Francesco Zaffini.
Nel passaggio a Palazzo Madama, il testo non ha subito modifiche rispetto a Montecitorio, dove la delega aveva sostituito un disegno di legge delle opposizioni per introdurre il salario minimo. Quest’ultimo non è considerato dal governo la soluzione ai problemi salariali in Italia: per la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, «ingessa la dinamica contrattuale». Meglio quindi accelerare sui rinnovi. Dopo il voto dell’Aula, salvo interventi per ora improbabili, la delega diventerà legge. A questo punto il governo avrà sei mesi di tempo per vare i decreti attuativi. I contenuti delle delega non riguardano soltanto la lotta contro il «dumping contrattuale» degli accordi pirata.
LE AGEVOLAZIONI
I decreti attuativi dovranno infatti prevedere forme di sostegno per velocizzare la firma delle nuove intese: si parla, ad esempio, di incentivi per bilanciare e compensare la riduzione del potere d’acquisto subita dai lavoratori. L’idea non è nuova. In estate la Lega ha iniziato a lavorare su alcune soluzioni, come uno sconto del 50% sulle tasse applicate agli aumenti o una flat tax al 5%.
Sempre nel quadro della delega, il ministero del Lavoro potrà intervenire in modo diretto in caso di contratto scaduto e non rinnovato nei tempi, con misure che potranno toccare «esclusivamente i trattamenti economici minimi complessivi», ossia le retribuzioni minime garantite dagli accordi. Il governo dovrà inoltre disciplinare «modelli di partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili dell’azienda» ed «estendere i trattamenti economici minimi» dei contratti individuati a gruppi di lavoratori non coperti dalla contrattazione.
In vista della manovra, intanto, Calderone ha indicato due obiettivi «da tenere insieme»: la possibilità di forme di anticipo pensionistico per il lavori usuranti e sostenere la previdenza complementare fin da giovani.
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