28.10.2025
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Science

L’Amazzonia può diventare «una savana». Clima, l’allarme (incredibile) di Guterres alla vigilia della Cop30


In un’intervista esclusiva concessa al Guardian e alla testata amazzonica Sumaúma, António Guterres ha lanciato uno dei suoi moniti più duri alla vigilia della Cop30, il vertice mondiale sul clima che si aprirà a novembre a Belém, in Brasile. «Dobbiamo riconoscere il nostro fallimento», ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite. «È ormai inevitabile che si superi la soglia di 1,5 gradi nei prossimi anni. E l’innalzamento oltre questa soglia avrà conseguenze devastanti».

Secondo Guterres, l’umanità ha «fallito nell’evitare il superamento» dell’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi e si trova ora di fronte alla necessità di «cambiare rotta immediatamente» per evitare di innescare punti di non ritorno — i cosiddetti tipping points — nella foresta amazzonica, in Groenlandia, in Antartide e nelle barriere coralline.

L’urgenza di “cambiare rotta”

«È indispensabile cambiare direzione», ha insistito Guterres. «Bisogna fare in modo che il superamento dei 1,5 °C sia il più breve e il meno intenso possibile, per evitare che l’Amazzonia si trasformi in una savana».
Il pianeta ha vissuto il decennio più caldo della storia, ma i governi continuano a mancare gli obiettivi fissati. Solo 62 Paesi sui 197 firmatari dell’Accordo di Parigi hanno presentato in tempo i propri piani nazionali aggiornati (NDC, Nationally Determined Contributions).

Secondo il segretario generale, gli impegni attuali porterebbero a una riduzione delle emissioni globali del 10%, mentre sarebbe necessario tagliarle del 60% entro il 2035 per restare entro la soglia di sicurezza climatica.

I numeri dell’Onu: “Taglio del 10%, lontano dal necessario”

Un rapporto diffuso oggi dalle Nazioni Unite conferma le parole del segretario generale. L’Onu stima che, in base ai piani nazionali presentati, le emissioni globali di gas serra diminuiranno solo del 10% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019.

Un dato «molto lontano dal necessario», sottolinea il comunicato, ricordando che la soglia dei 1,5 °C richiederebbe un taglio del 60%.

Simon Stiell, capo del clima delle Nazioni Unite, ha aggiunto che «l’umanità sta finalmente piegando la curva delle emissioni verso il basso, ma ancora troppo lentamente». Ogni frazione di grado, ha ricordato, «è vitale per garantire un pianeta vivibile».

Fossili, lobby e transizione

Nel colloquio con il Guardian, Guterres ha anche criticato duramente il peso delle lobby industriali: «Sappiamo tutti cosa vogliono: aumentare i profitti, facendo pagare all’umanità il prezzo della distruzione».
Ha invitato i governi a riequilibrare la rappresentanza ai vertici climatici, garantendo più spazio alla società civile e alle comunità indigene, che considera «i migliori guardiani della natura».

«L’era dei combustibili fossili sta finendo», ha detto. «La rivoluzione delle rinnovabili è già iniziata e accelererà: non ci sarà modo per l’umanità di usare tutto il petrolio e il gas già scoperti».

Amazzonia, popoli indigeni e nuove proposte

La Cop30, che si terrà nel cuore dell’Amazzonia, avrà tra le sue iniziative chiave il programma Tropical Forests Forever Facility, destinato a raccogliere 125 miliardi di dollari per la tutela delle foreste tropicali. Un quinto dei fondi andrà direttamente alle comunità indigene.
Per Guterres, è fondamentale che «i leader mondiali imparino dalle popolazioni indigene come ristabilire un equilibrio con la natura».

“Non mi arrendo”: l’ultimo anno di Guterres all’Onu

Il 2026 sarà l’ultimo anno di António Guterres come segretario generale. Ripercorrendo i suoi nove anni al vertice delle Nazioni Unite, ha ammesso di aver «dato priorità al clima troppo tardi», ma ha promesso di non smettere di lottare: «Non rinuncerò mai al mio impegno per l’azione climatica e la protezione della natura. È il nostro bene più prezioso: Madre Terra».


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