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«La Turchia cresce e ci sono ottime opportunità per le imprese italiane»


«Ci sono ottime opportunità in Turchia per le aziende italiane che intendono investire. E sono già 1.600 quelle che lo hanno fatto». Il messaggio è stato rilanciato, nei giorni scorsi, da una delegazione dell’Investment and Finance Office of the Presidency of the Republic of Türkiye che ha incontrato gli imprenditori italiani. A parlare con il Messaggero delle prospettive di collaborazione tra Italia e Turchia è il presidente, Ahmet Burak Dağlıoğlu.

In che settori la Turchia può attrarre gli investimenti delle imprese italiane?

«La partnership economica tra Italia e Turchia è in forte crescita: nel 2024 il commercio bilaterale ha raggiunto quasi 32,2 miliardi di dollari e la Turchia ospita oltre 1.600 aziende italiane. Il Paese, 12ª economia mondiale per PPP (Parità di Potere d’Acquisto), offre opportunità di crescita sostenibile e sinergie settoriali. Settori chiave includono l’automotive, con 13 OEM integrati nelle catene globali del valore, l’aerospaziale e la difesa con collaborazioni consolidate (Leonardo, Piaggio Aerospace), l’energia rinnovabile con 73 GW installati e investimenti green di 1,85 miliardi di dollari nel 2024. L’innovazione e la tecnologia crescono rapidamente, con sei unicorni e 5 miliardi di dollari in finanziamenti early-stage. Infine, agroindustria e alimentare mostrano forte attrattività, con un allineamento naturale con le aziende italiane e ampie opportunità di produzione».

In che modo l’economia turca può essere favorevole alle prospettive di investimento degli imprenditori italiani?

«Oltre 1.600 aziende italiane operano in Turchia, con IDE superiori ai 5 miliardi di dollari negli ultimi anni, dimostrando attrattività e redditività. La Turchia ha una crescita solida: PIL 12º al mondo per PPP, media annua del 5,3% tra 2002 e 2024, mercato dinamico e clima favorevole agli investimenti. La posizione strategica tra Europa, Asia e Africa consente accesso a 1,3 miliardi di persone in quattro ore di volo, con fusi orari sovrapponibili a 16 aree globali. Esportazioni di beni e servizi in forte aumento e accesso a oltre 1 miliardo di consumatori grazie a accordi commerciali. Il Paese offre burocrazia snellita, incentivi fiscali e forza lavoro giovane e qualificata, con quasi un milione di laureati ogni anno, creando un contesto favorevole per gli investimenti italiani».

La Turchia ha una popolazione mediamente giovane, questo può essere un elemento di forza nell’attrarre investimenti?

«La metà della popolazione ha meno di 34 anni, con quasi 20 milioni tra i 15 e i 30, offrendo un vantaggio competitivo rispetto all’UE. Ogni anno entrano nel mercato quasi 1 milione di laureati e 335.000 diplomati, creando un bacino di talenti qualificati per settori moderni come ingegneria, tecnologia, sanità e manifattura avanzata. I giovani guidano innovazione e imprenditorialità, sviluppando comparti emergenti come fintech, IA, gaming ed e-commerce. Sono anche protagonisti della transizione verde, dalle energie rinnovabili all’e-mobility. Infine, la crescente classe media giovanile alimenta il mercato dei consumi, creando opportunità per investitori locali e internazionali».

C’è anche attenzione a investimenti su un’economia sostenibile?

«Gli investimenti sostenibili sono centrali nella Strategia IDE 2024–2028, con progetti che contribuiscono a sostenibilità, resilienza ambientale e decarbonizzazione. Nel 2024 sono stati annunciati 383 progetti greenfield, generando oltre 51.000 posti di lavoro diretti. La Turchia offre opportunità in energie rinnovabili, stoccaggio energetico, agricoltura sostenibile e tecnologie verdi. Con Net Zero 2053 e una legge sul clima allineata agli standard UE, il Paese fornisce un quadro regolatorio stabile. Programmi come HIT-30, con 30 miliardi di dollari di sovvenzioni a progetti innovativi, e Zero Waste consolidano leadership e attrattività internazionale, creando un hub regionale per finanza verde e investimenti climatici».


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