Tolleranza zero, con un pacchetto di misure stringenti, da parte del governo contro il caporalato. Anche per onorare la memoria di Satnam Singh, il 31enne bracciante in nero morto giovedì scorso, dopo aver perso un braccio tranciato da un macchinario avvolgiplastica in un’azienda di Latina. I ministri Marina Calderone (Lavoro) e Francesco Lollobrigida (Agricoltura) ieri hanno convocato sindacati e associazioni del settore per lanciare una strategia comune ed evitare nuovi casi come quelli di Singh: abbandonato e non assistito dal suo datore, che invece di accompagnarlo in ospedale, l’ha riportato a casa.
COMPARTO DA TUTELARE
«Lo scopo di tutti — ha spiegato Calderone — è dichiarare guerra al caporalato e soprattutto intensificare tutte quelle che sono le azioni a contrasto di un sistema che mortifica il lavoro, che mette a repentaglio le vite umane e che soprattutto non fa crescere certamente la qualità del lavoro e quella del lavoro in un comparto strategico importantissimo come quello dell’agricoltura». Ha aggiunto Lollobrigida: «Le imprese non vanno criminalizzate, perché le morti, come quella di Satnam Singh, dipendono dai criminali, non dagli imprenditori agricoli». Per aggiungere che serve un freno alla concorrenza sleale di chi non rispetta le regole, «di Paesi che non riconoscono come valore il diritto dei lavoratori».
Nel decreto Agricoltura, ora in conversione in Senato, saranno introdotti emendamenti con una serie di correttivi allo studio dei dicasteri di Calderone e Lollobrigida. Grazie all’ufficio del commissario contro il caporalato saranno raddoppiati i controlli nella campagne: con più uomini in servizio e sfruttando appieno l’apporto delle tecnologie esistenti. Indipendentemente che siano i droni delle forze dell’ordine o gli algoritmi per incrociare i dati delle diverse banche dati (Inps, Inail, Ispettorato del lavoro o Agea). Eppoi, per quanto “consigliato” e non obbligatorio, sarà introdotto il “pezzo minimo alla produzione”, per garantire alle imprese e alle cooperative agricole sane di recuperare quanto investito (anche in termini occupazionali) ed evitare la concorrenza sleale di chi abbassa le sue quotazioni ricorrendo al lavoro nero.
Pene più severe per i “caporali” e requisiti più stringenti per le finte cooperative. Non ultima poi la volontà di rivedere le leggi sull’immigrazione, in primis il decreto flussi. Non sarà una sanatoria, ma non ci si muoverà neppure in chiave restrittiva. “Tracciamento” per controllare che ai lavoratori stranieri una volta arrivati in Italia siano garantite formazione, casa, retribuzione congrua e soprattutto di non entrare in contatto con criminalità o con datori spregiudicati. Proprio come avvenuto a Satnam Singh: negli anni scorsi era entrato in Italia con un permesso stagionale e non aveva potuto essere regolarizzato proprio per motivi burocratici: alla scadenza del contratto stagionale un lavoratore dovrebbe rientrare nel suo Paese d’origine e solo allora rientrare in Italia. Procedura che ha finito per aumentare il numero di addetti (200mila) che operano in nero.
MANIFESTAZIONI
Sul fronte sindacale, soddisfatti Cisl e Uil. Da via Po ha dichiarato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra«Abbiamo quasi 400mila italiani ai quali vengono negati i più elementari diritti contrattuali». Enrica Mammuccari, segretaria generale della Uil-Uila, sottolinea la necessità di affidarsi agli «enti bilaterali, come avviene già in alcune realtà, per evitare la creazione dei ghetti». Critica la Cgil che oggi organizzerà uno sciopero-manifestazione a Latina al quale parteciperanno la segretaria pd Elly Schlein e delegazioni di M5S, Avs e Azione. Per la cronaca Cisl e Uil hanno organizzato un loro presidio martedì prossimo sempre nel capoluogo pontino. «Preferiamo manifestare con i lavoratori, non con i partiti», ha detto Onofrio Rota (Cisl). Da Coldiretti, Ettore Prandini, chiede «controlli più stringenti». La Cia propone «black list di datori che fanno richiesta di lavoratori con dl flussi e che poi non li assumono».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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