Nel frammentato panorama del centrosinistra, dove schieramenti e alleanze sono ancora in fase di definizione, è emerso in questi giorni un sorprendente fattore di coesione, fornito, questa volta, direttamente dal governo: l’espediente è l’affaire che vede coinvolti il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e l’imprenditrice 41enne Maria Rosaria Boccia. Le critiche della sinistra, già dure e compatte, non sono tardate ad arrivare ieri con le dimissioni di Sangiuliano dall’incarico di ministro, a due settimane esatte dal primo post pubblicato dalla consigliera “fantasma” per i Grandi Eventi.
«Arrivano tardive, ma sono comunque l’atto più opportuno da quando è ministro» tira una frecciata dal palco della Festa dell’Unità di Treviso la segretaria del Pd Elly Schlein, impegnata nel tour tradizionale delle Feste di partito. Per la dem la vicenda Boccia-Sangiuliano non sarebbe altro che «lo specchio della classe dirigente di Giorgia Meloni, una classe dirigente arrogante, inebriata di potere che ha passato il tempo ad occupare posizioni». E attacca, ancora: «Anziché occuparsi dei costi dell’energia, dei salari bassi degli italiani delle liste d’attesa il presidente del consiglio ha dovuto perdere tempo a guardare degli scontrini. Non è un governo serio».
Della stessa idea il leader di Alleanza verdi e sinistra, Nicola Fratoianni, che rimprovera prontamente il governo: «Dopo i titoli di coda di questa commedia grottesca, mi auguro che il dibattito politico e l’attenzione dell’informazione tornino a concentrarsi sui problemi reali degli italiani». Proprio per richiedere una maggior chiarezza sulla vicenda Boccia, il collega di partito, Angelo Bonelli, ha consegnato giovedì l’esposto indirizzato alla Procura della Repubblica contro il ministro.
C’è chi, ironicamente, ha proposto una curiosa metafora: «Alla fine vedrete che Sangiuliano sarà per l’influencer Meloni ciò che il pandoro Balocco è stato per l’influencer Ferragni» scrive sul profilo X il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Per il politico fiorentino le dimissioni del ministro «sono la soluzione più giusta e più ovvia» anche se resta «un mistero perché la premier Giorgia Meloni abbia scelto di respingere le sue dimissioni tre giorni fa e lo abbia costretto alle scene indecorose di questi giorni».
Tra i leader del centrosinistra, segnali di distensione e solidarietà sono giunti solo dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che, a pochi minuti dalle dimissioni di Sangiuliano, lo ha contattato personalmente per esprimere il suo sostegno: «Ho sentito un impulso immediato a manifestare solidarietà umana e personale, al di fuori delle logiche politiche — ha dichiarato Conte dalla festa nazionale de l’Unità a Reggio Emilia, dove ieri era ospite. «Sono rimasto sconcertato — aggiunge — c’è un ministro che avverte l’esigenza di dimettersi quando una premier gli dice di restare lì». Ma l’offensiva del pentastellato si sposta sulla premier, che accusa di “familismo”: «Perché Giorgia Meloni difende Sangiuliano e gli dice resta al tuo posto? Perché sono abituati a mettere amici e parenti. Avete mai visto un premier che mette la sorella a capo del partito?».
«UN VELO PIETOSO»
Le dimissioni a Sangiuliano «andavano chieste per come ha fatto il ministro della Cultura — ha dichiarato il leader di Azione Carlo Calenda — È inadatto, ogni giorno lancia sbruffonate». Poi conclude, lapidario, riassumendo il sentire comune: «Liberiamoci della signora di Pompei» e «che su tutta questa triste vicenda scenda presto un velo pietoso. Per carità di Patria».
© RIPRODUZIONE RISERVATA