14.07.2025
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Sports

La rincorsa di Roma alle Olimpiadi (sognando un tesoretto come Parigi)


Sono bastate una frase del ministro dello Sport, Andrea Abodi («Il decennio che inizierà tra cinque anni ci metterà nella condizione, nelle edizioni 2036 e 2040, di avere una possibilità per Roma di ospitare i Giochi»), l’apertura del Campidoglio («Ce lo auguriamo», parola dell’assessore Onorato) e la chiosa a tale suggestione da parte del Presidente del Coni, Luciano Buonfiglio («Se c’è una proposta concreta del Comune con un sostegno di tutte le istituzioni, il Coni farà la sua parte col Cio, come sempre ha fatto»), per rilanciare il sogno di una candidatura olimpica della Capitale. Ma è possibile oggi allestire i Giochi senza sprecare denaro pubblico? La risposta è sì, e per trovare un termine di paragone basta risalire al fresco caso di Parigi 2024 e all’utile iscritto nel bilancio conclusivo del comitato locale: 26 milioni di euro. A tanto è ammontato l’attivo operativo dopo sette anni di lavoro per mettere in scena lo spettacolo sportivo all’ombra della Torre Eiffel. Lasciamo stare i casi di perdite vertiginose del passato e il modo di organizzare la rassegna in voga fino a un decennio fa. Adesso lo scenario è completamente mutato, grazie alle nuove regole del Cio che, da un lato consentono di allargare la mappa a cinque cerchi anche a territori limitrofi e di sfruttare impianti temporanei, evitando così la costruzione di cattedrali nel deserto, dall’altro consegnano nelle casse degli organizzatori un cospicuo assegno per coprire i costi operativi.

I NUMERI

Proprio sfruttando il contributo giunto da Losanna il conto economico di Parigi 2024 ha registrato un segno positivo di 26,8 milioni di euro, come differenza tra i 4.480,7 milioni di euro di ricavi e i 4.453,9 milioni di euro di costi. Cosa si nasconde dietro un giro d’affari di quasi 4 miliardi e mezzo? Gli organizzatori possono agire solo su due leve di ricavo, la biglietteria e gli sponsor nazionali, mentre al Cio competono i diritti televisivi e le sponsorizzazioni globali. Ebbene i francesi sono stati bravi a vendere 12,1 milioni di tagliandi, racimolando da biglietteria e hospitality 1.489 milioni di euro, 348 milioni in più di quanto fissato al momento della candidatura. Anche sul fronte dei partner nazionali, i transalpini hanno superato il budget iniziale di 150 milioni, raccogliendo nel complesso 1.238 milioni di euro. A completare il quadro dei ricavi sono stati 1,2 miliardi corrisposti dal Cio e 500 milioni di contributi pubblici, questi ultimi interamente destinati al capitolo paralimpico. Sul fronte dei costi sono considerati nei quasi 4,5 miliardi solo le spese gestionali, senza considerare gli investimenti infrastrutturali, che non rientrano nel bilancio degli organizzatori essendo di pertinenza statale. La cerimonia d’apertura lungo la Senna ha permesso di firmare l’accordo con l’ultimo Premium Partner e di accrescere l’entusiasmo: il giorno dopo l’inaugurazione la vendita dei biglietti per le Olimpiadi è aumentata del 26% e quella per le Paralimpiadi dell’83%. Iniziative come il Club Paris 2024, le piazze dei tifosi, il Parc des Champions, il marchio Terre de Jeux e l’apertura della maratona alla folla si sono rivelati decisivi per aumentare gli spettatori. Alla fine gli organizzatori non hanno toccato le garanzie pubbliche (25 milioni) né richiesto i sussidi che Città (7,5), Regione (5) e Area Metropolitana (5) si erano impegnate a elargire in caso di squilibrio dei conti. In sintesi, la ricetta parigina ha avuto successo perché ha attratto aziende nazionali e spettatori stranieri. Un mix tra locale e globale per far sì che organizzare i Giochi convenga.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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