17.05.2025
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Politics

la prudenza dell’Eliseo e la tela per la coalizione (ma senza Mélenchon)


Alle otto di ieri sera, davanti alle prime proiezioni in seggi, sono state le calcolatrici, più che le idee, le armi per analizzare il voto in Francia. Alcuni siti di informazione hanno addirittura approntato dei “simulatori” di maggioranza per capire quali coalizioni potrebbero avere i numeri per esprimere il prossimo governo della Francia. Si aspettava Bardella, è arrivato Mélenchon. All’Eliseo, Macron ha preso tempo, perché tempo ne servirà. Nessuna esultanza per lo scampato pericolo dell’estrema destra, ci vuole «prudenza», dicono nell’entourage del presidente, perché il rischio adesso è una situazione di instabilità perenne, di ingovernabilità. «Entriamo in un’era nuova» ha detto il premier Gabriel Attal.

NUOVA ERA

E la prima novità è proprio il suo discorso, fin dalle prime parole. «Questo scioglimento delle camere, non l’ho scelto, ma ho rifiutato di subirlo», dice. È una presa di distanza, chiara, netta, da Macron, il suo mentore. Annuncia che oggi presenterà — come da prassi — le dimissioni al presidente, anche se probabilmente resterà ancora in carica: la nuova Assemblea si riunirà il 18 luglio, otto giorni dopo cominceranno le Olimpiadi, a meno di una soluzione transitoria nuova, toccherà a lui traghettare la Francia. «So che alla luce dei risultati di questa sera molti francesi provano un sentimento di incertezza sul futuro perché non emerge nessuna maggioranza assoluta. Il nostro Paese attraversa una situazione politica senza precedenti e si prepara ad accogliere il mondo tra qualche settimana, Svolgerò naturalmente le mie funzioni, per tutto il tempo che il dovere lo esigerà». Ma il baricentro si sposta adesso in parlamento. È all’Assemblée Nationale che bisognerà inventare una coalizione nuova, guardare agli altri, alla Germania, all’Italia, al Belgio. Cercare un governo di coalizione, o un governo tecnico Attal potrebbe essere il miglior negoziatore per raggiungere l’obiettivo. La soluzione dell’equazione si trova al centro. Fin dall’inizio della campagna, il premier uscente ha parlato della necessità di “inventare” un funzionamento nuovo, una maggioranza “plurielle” per un governo di “ricostruzione”.

LE STRATEGIE

Data l’impossibilità di far coabitare France Insoumise e moderati di centro, l’obiettivo di Attal sarà di convincere i partiti della gauche più socialdemocratica (socialisti e verdi) a sostenere un governo con un programma che svolga gli affari fondamentali (primo fra tutti l’approvazione della finanziaria) ma anche che possa convergere su alcuni temi come la transizione ecologica, il sostegno all’Ucraina, la sicurezza, la riduzione dei costi dell’energia. Attal aveva già preparato parzialmente il campo decidendo di sospendere, all’inizio della campagna, la sua discussa legge di riforma dei sussidi di disoccupazione. Per ora né socialisti né verdi sembrano pronti a gettarsi in un’avventura di governo da cui potrebbero uscire fortemente ridimensionati rispetto all’alleato Mélenchon, lasciato fuori. La linea di apertura è quella di Glucksmann: l’eurodeputato potrebbe portarsi dietro un numero di socialisti sufficiente per creare una maggioranza con Ensemble e i Républicains. Molto dipenderà dal nome della persona che dovrebbe incarnare questo governo. Ieri a sinistra l’Insoumise Clémentine Autain ha dichiarato che quest’uomo — o donna — della provvidenza di gaiche, dovrebbe essere un punto di equilibrio tra Jean-Luc Mélenchon e Francois Hollande, (l’ex presidente è stato rieletto ed incarna ormai l’ala più socialdemocratica del blocco di sinistra). Altra ipotesi, quello di un governo tecnico, quindi con una serie di obiettivi ma non un vero programma. Il blocco centrale Ensemble, potrebbe sfiorare la maggioranza assoluta anche escludendo quasi tutto il Fronte Popolare, stringendo un patto con i neogollisti e il drappello di deputati di indipendenti di sinistra. Difficile però tenere fuori dal governo la prima forza politica del paese, un’esclusione che potrebbe gettare il paese, già con i nervi molto tesi, in una situazione di alta tensione sociale. Stéphane Séjourné, capo del partito Renaissance, maggiore forza della coalizione Ensemble, ha detto chiaro e tondo ieri che «la condizione preliminare a qualsiasi trattativa è che resti fuori dalla maggioranza Jean-Luc Mélenchon e un certo numero di suoi alleati». «Il blocco centrale è vivo e vegeto — ha dichiarato — Saremo intransigenti sulla difesa dei nostri principi repubblicani e in particolare sulla laicità, la lotta contro il razzismo e l’antisemitismo, nel sostegno netto alla costruzione europea e all’Ucraina contro la Russia».

Francesca Pierantozzi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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