«Pronti a raccogliere le firme per il referendum». Chissà se ce la faranno, i leader del centrosinistra, a battere sul tempo i maggiorenti della maggioranza (che ieri pomeriggio già annunciavano di aver avviato le procedure per richiedere la consultazione). Chiunque la spunti, è quello il fronte su cui di qui ai prossimi mesi si concentrerà la battaglia. Una sfida all’ultimo voto, senza quorum, coi sondaggi che parlano di un leggero vantaggio per il “Sì” – ma la discussione deve ancora cominciare – per la quale Elly Schlein è decisa a farsi trovare pronta. Annuncia una «campagna di grande impegno», la segretaria del Pd in conferenza stampa dopo il voto a Palazzo Madama, «per spiegare che questa riforma non serve a migliorare la giustizia, né serve agli italiani». No, insiste Schlein: «La riforma serve a questo governo e a Giorgia Meloni per avere le mani libere e porsi al di sopra delle leggi e della Costituzione. Ed è stata la stessa premier a chiarirlo, con le sue dichiarazioni sulla Corte dei Conti». Ossia con il post sui social con cui la presidente del Consiglio rivendicava l’urgenza di riformare le toghe dopo lo stop della magistratura contabile al Ponte sullo stretto.
Eccolo, il doppio tasto su cui batteranno i dem in vista delle urne. Il governo che vuole «indebolire l’indipendenza dei giudici» e il testo targato Nordio che non rimedia a nessuna delle storture della giustizia. «Non accorcia la durata dei processi, non interviene sulla carenza di organico – fa l’elenco Schlein – e non separa le carriere che sono già separate, visto che parliamo di 20 passaggi all’anno su 9mila magistrati». Questioni di merito ma anche di metodo, con il muro opposto dalla maggioranza «anche sulla nostra proposta di tenere conto della parità di genere nel sorteggio. Invece anche quell’emendamento è stato bocciato».
LE SCINTILLE
L’obiettivo è un altro, per Schlein: «Controllare i controllori» e prendersi «i pieni poteri», come recita lo slogan sui cartelli sventolati a Palazzo Madama.E come testimoniano, per il centrosinistra, anche il ddl sul premierato e quello che punta a riformare la Corte dei conti. È lo stesso spartito suonato da Giuseppe Conte. Che denuncia il «disegno» della destra per «scardinare» la Costituzione e «tagliare le unghie» alla magistratura: «Vogliono pieni poteri e noi li contrasteremo in ogni modo – tuona l’avvocato del M5S – Non è uno scontro tra destra e sinistra ma tra chi vuole difendere i pilastri della Carta e chi un governo sopra la legge».
Uniti sullo stesso fronte, Pd e M5S, anche se nelle ore dopo il sì finale alla riforma i progressisti non mettono in campo un’iniziativa comune. Il motivo? Un «cortocircuito organizzativo». Spiega lo stellato Stefano Patuanelli: «Mercoledì stavamo preparando un comunicato congiunto, quando abbiamo saputo che il Pd organizzava la sua conferenza stampa» (per la verità già decisa da giorni). E così la nota immaginata come congiunta «alle 18,40 è diventata quella del M5S». Scintille che raccontano le difficoltà di mettere in piedi una regia nel campo largo, anche se tutti assicurano che sul no alla riforma si marcerà compatti.
Una battaglia, quella referendaria, di cui dovrebbe essere protagonista anche Matteo Renzi, nonostante sul ddl Nordio l’ex premier e i suoi optino per l’astensione. Il motivo? La riforma, per Renzi, è una «riformicchia», una «banderina» che «non cambia nulla per i cittadini, né per casi come Garlasco o Bibbiano. Non un golpe – osserva il leader di Italia viva, accompagnato in Senato dalla figlia Ester, 19 anni, studentessa di giurisprudenza – ma neanche una svolta epocale».
Di certo non farà campagna per il no con le altre opposizioni Carlo Calenda, che vota sì al testo (mentre il suo collega di partito Marco Lombardo si astiene). «Liberare il Csm dalle correnti e garantire la terzietà del giudice sono obiettivi che tanti cittadini condividono, la guerra alla magistratura no», chiarisce il leader di Azione. Che intanto ammonisce il centrodestra: «Se volete affossare la riforma della giustizia, vi basta continuare a politicizzarla».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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