24.08.2025
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Politics

La politica italiana si divide sul vertice di Anchorage. Salvini: «Passo avanti per la pace». Calenda: un disastro


Chi saluta il vertice come «un passo avanti verso la pace». E chi invece lo descrive come un fallimento, una scena «imbarazzante» di sottomissione a Putin. All’indomani del vertice tra Donald Trump e il leader del Cremlino ad Anchorage, politica italiana si divide sul risultato dell’incontro. E i giudizi non potrebbero essere più diversi. La maggioranza si allinea sulla posizione di Giorgia Meloni, che dopo la call con Trump e i leader europei vede il bicchiere mezzo pieno: «Si apre finalmente una spiraglio per discutere di pace in Ucraina», osserva la premier. Salvo ribadire che «solo l’Ucraina potrà trattare sulle condizioni e sui propri territori». 

Salvini bendice Trump

Tra i primi a commentare l’incontro c’è Matteo Salvini, sostenitore numero uno di Trump che da sempre spinge per la necessità di uno stop al conflitto. «Ogni passo in avanti verso la Pace, come quello di ieri, è una buona notizia», commenta di buon mattino via social il vicepremier. «Come chiesto da Papa Leone, che al posto delle armi torni a parlare la diplomazia, senza che nessuno la ostacoli». Del resto il leader leghista non aveva fatto mistero di aver fiducia nelle capcità negoziali del tycoon, mentre ben più scettico si era mostrato sull’Europa e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che «al massimo può portare da bere». 

E se Forza Italia parla di «spiragli di pace» e di un «percorso appena iniziato», opposto, invece, è il giudizio di Carlo Calenda. Già prima del faccia a faccia il leader di Azione non aveva nascosto lo scetticismo («non uscirà nulla di nuono per nessuno»). E dopo il colloquio in Alaska, non ha cambiato idea. «Le scene di sottomissione adorante di Trump a Putin non hanno precedenti nella storia delle relazioni internazionali Usa. Ciò a cui Trump e’ interessato e’ il business e lo show, ciò a cui Putin è interessato e’ ripristinare la sfera d’influenza sovietica. Così — osserva Calenda — non può esserci partita».

Il vertice, insomma, è stato «un disastro». Per gli Usa, che «i sono autoinflitti una umiliazione insensata, hanno riabilitato Putin ottenendo nulla» e «lo hanno accolto come un grande capo di Stato non come un criminale di guerra». Ma anche per Zelensky: «Sappiamo già cosa gli dirà Trump. Trump gli dirà: accetta i termini e le condizioni di Putin». E c’è anche una lezione da trarre per gli europei, secondo il fondatore di Azione: «Restare in attesa spasmodica e squallida di quello che concederà Trump porterà solo tanta delusione». 

Conte sferza la Ue

Dal Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte mette nel mirino l’Ue. «All’Europa del Riarmo — affonda l’ex premier — che non è stata costruttrice di canali di pace, soprattutto quando l’Ucraina era senza dubbio più forte ai tavoli, non resta che il ruolo da comprimario e augurarsi che lavorando duramente con pieno coordinamento diplomatico si imposti una pace giusta e ragionevole». Poi la sferzata non contro Trump o Putin, ma contro la premier. «È imbarazzante — attacca Conte — leggere nero su bianco l’esultanza di Meloni per «spiragli per discutere di pace» dopo la politica guerrafondaia e ostile a negoziati condotta da Chigi in questi anni». 

Anche per Elly Schlein, che si prende qualche ora in più prima di commentare l’incontro di Anchorage, «i toni trionfalistici del governo sono fuori posto». Ma soprattutto per la segretaria del Pd «non si può negoziare una pace giusta senza che a quel tavolo ci siano anche l’Ucraina e l’Unione europea, perché nessuno deve trattare sulle condizioni e i territori al posto del Paese che è stato ingiustamente invaso». L’Ue, dunque, deve ritorvare la propria voce, invece di «ammiccare con reverenza alla scorciatoia della trattativa bilaterale» tra Trump e Putin, che «in fondo pensano di sostituire la legge del più forte al diritto internazionale.”


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