01.06.2025
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Economy

La piccola azienda di vini newyorkesi che può far saltare i piani del Tycoon


Un sassolino, tanto è bastato per scatenare la valanga che per poche ore ha travolto i dazi di Donald Trump. «Questa è una vittoria per la mia piccola impresa e per tutte le altre, qui in America e nel mondo». Victor Schwartz, titolare della V.O.S. Selections, azienda vinicola di New York, affidava a un comunicato tutta la sua soddisfazione per la decisione della Corte del Commercio Internazionale di bloccare le tariffe doganali reciproche, ritenute «illegali» in quanto gli ordini esecutivi «vanno oltre i poteri del presidente». Questo prima che una corte d’appello federale sospendesse lo stop.

LE CAUSE
I giudici della Corte Commerciale si erano espressi a favore di due cause intentate separatamente da una coalizione di 12 Stati e dal Liberty Justice Center, a nome di cinque piccole compagnie che hanno scelto di attivarsi per arginare i danni “devastanti” dei dazi ai loro affari.

V.O.S. Selections, Inc. v. Trump: il ricorso porta il nome dell’azienda di New York, che ha avuto un ruolo cruciale. Le tariffe annunciate da Trump il 2 aprile, nel “Giorno della Liberazione”, minacciavano di compromettere seriamente il business e tutto ciò che era stato costruito in una generazione.

«Non importiamo solo bottiglie, ma cultura e secoli di maestria artigianale. I dazi colpiscono il cuore della nostra missione», ha spiegato Schwartz, che ha fondato la ditta familiare trentanove anni fa. Donald Trump probabilmente non avrebbe mai immaginato che a tentare di fermare i suoi dazi sarebbe stata una piccola azienda di vini con appena diciannove dipendenti. E invece il coraggio di Victor Schwartz sta andando vicino a cambiare le sorti del commercio mondiale.

Non era certo nei suoi piani arrivare in tribunale. Ma dopo aver calcolato con il suo team i danni che le tariffe avrebbero causato, a causa dei prezzi in aumento e alle politiche commerciali instabili, ha deciso di difendersi per non morire. Senza la liquidità delle grandi compagnie, per lui i margini di intervento erano molto più limitati. V.O.S. Selections è un’attività artigianale, specializzata in vini e liquori prodotti nei luoghi d’origine, come il Chianti in Toscana. Prodotti con “terroir” che non hanno replicabilità negli Usa. «Noi non possiamo resistere alla tempesta», ha commentato alla Cnn. La guerra commerciale di Trump è stata «come gettare una chiave inglese nei meccanismi del business».

Per questo, dopo aver riflettuto insieme alla sua famiglia sui pro e i contro, ha deciso di rivolgersi agli avvocati del Liberty Justice Center. «Si tratta di una causa molto importante non solo per l’impatto economico, ma perché affronta l’enorme concentrazione di potere che l’amministrazione sta cercando di attribuirsi», ha spiegato alla rete televisiva il legale Jeffrey Schwab, che ha rappresentato le cinque aziende.

GLI STRUMENTI
Tra le altre coinvolte c’è la MicroKits di David Levi, con sede a Charlottesville, Virginia. L’imprenditore aveva fatto parlare di sé per aver paragonato i dazi di Trump a una «sentenza di morte». I suoi laboratori sviluppano kit elettronici interattivi pensati per avvicinare i bambini al mondo della tecnologia e dell’ingegneria. Con questi strumenti, i più piccoli imparano a costruire dispositivi e gadget.

La Terry Precision Cycling è guidata da Nik Holm e da quarant’anni a Burlington si occupa di ciclismo femminile. Nello stato di Washington ha sede Genova Pipe. La ditta produce tubi e basa la lavorazione su resina importata da Corea del Sud e Taiwan. Da questa regione arriva il 75% delle materie prime. Ecco perché il titolare, Andrew Reese, punta il dito contro l’aumento dei costi e la perdita di business. La fabbrica, con sei stabilimenti in tutta America, esporta la maggior parte dei suoi prodotti in Canada.

Sul lago Erie, in Pennsylvania, ha sede FishUsa, compagnia specializzata in attrezzature e abbigliamento da pesca. Il rivenditore ha evidenziato che le tariffe sui paesi asiatici, da cui proviene gran parte del suo assortimento, hanno avuto un impatto particolarmente pesante sull’attività.

Per loro, come per tutte le aziende interessate, l’instabilità causata dai dazi, che rende difficile programmare investimenti, fissare i prezzi e competere a livello internazionale, stava diventando «una minaccia esistenziale».

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