17.05.2025
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La nave Libra si muove verso l’Albania con 8 migranti a bordo: cosa succede adesso


Ieri la nave Libra della Marina Militare è di nuovo partita alla volta dell’Albania. Lo ha reso noto il Viminale. A bordo, otto migranti, che ora verranno trasportati negli hotspot allestiti dal governo italiano a Shengjin e Gjader. L’annuncio di un secondo viaggio era stato già dato martedì scorso, ma ancora non erano chiari i tempi. L’arrivo in territorio albanese, probabilmente, aprirà adesso un nuovo braccio di ferro tra esecutivo e magistratura, come era accaduto per il primo viaggio della Libra. I giudici, insomma, potrebbero tornare a non convalidare il trattenimento dei migranti negli hotspot. 

La seconda missione

La nave Libra, capienza 200 posti, anche stavolta sembra piuttosto vuota. A bordo ci sono meno migranti di quelli trasportati nella prima missione: la metà, appena otto, sempre bengalesi ed egiziani. Una nona persona, un cittadino del Bangladesh, sembrava pronto per la partenza ma, su insistenza degli operatori dell’Unhcr, è stato sbarcato a Lampedusa perché anziano e malato. I criteri per il trasferimento, d’altronde, sono piuttosto rigidi: solo uomini maggiorenni, soli, ritenuti non vulnerabili e provenienti da «paesi sicuri». Ed è proprio su quest’ultimo punto che sorgono le frizioni maggiori. 

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Rimane infatti lo scoglio di una sentenza europea difficilmente aggirabile da una norma italiana. Poco importa che il governo, tramite decreto, abbia elevato a legge la propria lista di paesi sicuri: i Tribunali continuano a disapplicarla e a fare fede, appunto, alla sentenza della Corte di giustizia dell’Ue del 4 ottobre, che considera «sicuri» solo gli stati che lo sono in tutto il territorio e che rispettano ogni minoranza.

E oggi, dopo Roma, Bologna e Catania, anche il Tribunale di Palermo è intervenuto sulla questione Paesi «sicuri». I giudici hanno sospeso il giudizio sul trattenimento di due migranti, rimettendoli in libertà e rinviando la questione alla Corte di Giustizia dell’Ue.

 

Cosa succederà ora?

Cosa succederà adesso? Una volta arrivati a Shengjin, per gli 8 migranti scatterà la trafila già sperimentata lo scorso 16 ottobre: screening sanitario e procedure per l’identificazione nell’hotspot. Poi il trasferimento a Gjader, dove saranno trattenuti in attesa dell’esito della domanda di asilo. Come noto, però, il trattenimento disposto dal questore di Roma dovrà essere convalidato dai magistrati della sezione immigrazione del tribunale della Capitale, la cui decisione è prevista per domenica.

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Quanto accaduto il 18 ottobre dovrebbe suggerire in modo piuttosto puntuale come andranno le cose anche per questo secondo viaggio. I giudici, in quell’occasione, avevano liberato i 12 richiedenti per «l’impossibilità di riconoscere come Paesi sicuri gli Stati di provenienza delle persone trattenute».

Il Viminale, da parte sua, ha fatto ricorso in Cassazione contro le decisioni del tribunale di Roma sui primi 12 migranti portati in Albania. Forse lo farà anche per questi casi successivi, ma stavolta si rivolgerà alla Corte d’appello, come previsto dal dl sui Paesi sicuri. In ogni caso, la data da segnare in rosso sul calendario è quella del 4 dicembre, quando la Cassazione potrebbe sciogliere il nodo.

 

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