IL CASO
ROMA Missione (quasi) compiuta. Il governo è pronto a salvare i circoli sportivi dalla ghigliottina della Bolkestein. Centinaia di centri sportivi dilettantistici arroccati sulle rive dei fiumi, riferimento e luogo di ritrovo dell’upper-class delle grandi città italiane, ma anche fucina di decine di atleti olimpici, possono tirare un sospiro di sollievo: le loro concessioni, a differenza dei balneari, non dovranno andare subito a gara come chiede l’Ue.
LA MEDIAZIONE
Alla fine Raffaele Fitto è riuscito nella “mission impossible” di esentare i circoli italiani — almeno novecento quelli interessati — dalle rigide regole dell’Antitrust europeo. E insieme a lui il ministro dello Sport Andrea Abodi, attivissimo nella missione di salvataggio tra Roma e Bruxelles, come anticipato dal Messaggero. Nelle prossime ore, ma potrebbe slittare alla prossima settimana, il governo calerà un emendamento al decreto salva-infrazioni all’esame della Camera. Che in sostanza sottrarrà alla normativa sulla concorrenza le attività «le quali perseguano esclusivamente o prevalentemente finalità sportive, sociali, ricreative e di promozione del benessere psicofisico, e comunque non economiche».
A Roma, per esempio, non dovranno temere nuove gare decine di storici circoli sportivi bagnati dalle acque del Tevere. Dall’Aniene al Canottieri Lazio fino al Canottieri Roma, il Tevere Remo, il circolo della Corte dei Conti. Fra i tavoli dell’area ristorante e i campi da tennis di questi centri si danno appuntamento politici, manager, imprenditori e giornalisti. Solo il “club dei circoli storici” conta a Roma circa venticinquemila soci. E sempre su quelle rive sono passati centinaia di atleti, nuotatori e canoisti olimpionici, da Josefa Idem a Federica Pellegrini. In tutto, stima il governo tra lavoratori, soci e indotto, il settore su cui interviene il decreto interessa quasi due milioni di persone.
Ma l’operazione di salvataggio dalle norme Ue non si ferma al Raccordo anulare. Sono centinaia, si diceva, i circoli interessati e alcuni di questi hanno una storia secolare alle spalle. Prendi la Lega navale italiana che da sola coordina almeno un centinaio di circoli velici in Italia e organizza ogni anno la Barcolana, tra le più famose regate al mondo. Per poche centinaia di metri di demanio occupato rischiava di finire all’asta, come un qualunque stabilimento in spiaggia. Si dirà: è il libero mercato. Ma queste associazioni, spiegano dal dicastero di Abodi (il ministro di FdI conosce bene questo mondo ed è socio onorario del Canottieri Lazio) che ha guidato la battaglia, «vivono delle quote associative, sono economie di sussistenza». Insomma a differenza dei veri centri sportivi che fanno profitto con gli iscritti — quelli sì dovranno andare a gara — i circoli dilettantistici sono associazioni no-profit. Sicché la decisione di indire le gare già presa da decine di comuni italiani, in applicazione della Bolkestein, «ha messo a rischio diverse di queste attività» annotano dal governo, «anche volendo, non hanno capitale per ricomprare l’attività al prezzo di mercato oggi».
LE ATTIVITÀ BENEFICHE
Guai a parlare di intervento «salva-circoli». Da FdI ci tengono a precisare che la crociata a difesa dei centri sportivi condotta con una lunga trattativa insieme ai tecnici di Ursula von der Leyen non è una missione in difesa delle sole élites. Il governo esenterà dalla Bolkestein anche centinaia di attività gestite «dagli enti del terzo settore» con scopi benefici e le associazioni di sport paralimpico.
Oltre a circoli storici e pluricentenari che rischiavano di finire sul mercato. Come la Compagnia della Vela che ha armato a suo tempo il Moro di Venezia, la barca che ha gareggiato nell’America’s Cup sul finire degli anni ‘80. E tornando a Roma il Canottieri Lazio, assai noto fra i cittadini della Capitale e non solo per lo sport. Ogni anno il 28 luglio, durante la “Festa de Noantri”, da quel molo sul Tevere parte la processione fluviale della “Madonna Fiumarola”, la statua scortata un po’ in barca, un po’ lungo i sanpietrini del centro, fino alla Basilica di Santa Maria in Trastevere. Chissà che ne sarebbe stato, se a Roma come a Bruxelles avesse prevalso la linea dura.
Francesco Bechis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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