Un’annata da record da vera arma spacca-partite, Pedro ha vissuto a Roma – sponda biancoceleste – una nuova giovinezza. Il calciatore più vincente della nostra Serie A si è raccontato al quotidiano El Dia, partendo dal rinnovo con la Lazio, notizia della scorsa settimana.
Le dichiarazioni di Pedro
«Ho prolungato per un anno e la verità è che sono contento, perché a Roma sto bene e la Lazio mi ha fatto sentire ancora un giocatore, mi ha restituito la gioia. Mi sento a mio agio, nonostante l’età sia un handicap. Non mi rimane molto tempo, ma ora custodisco ogni momento con saggezza, perché un giorno dovrò dedicarmi ad altro», ha esordito il campione spagnolo. A fine luglio spegnerà 38 candeline e nella stagione appena conclusa è stato il bomber più anziano d’Europa. «L’età è un fattore determinante, ormai il telefono non squilla più come una volta (ride, ndr). Ora mi godo il calcio in un altro modo, la preparazione alla gara e alla seduta di allenamento è diversa. Ma la più grande differenza è che adesso i miei figli possono vedermi, si godono con me questi ultimi momenti. Mi alleno spesso con il mio primogenito. Sto sperimentando un altro modo di vivere la professione, sono sempre molto esigente con me stesso. Restare nell’élite per così tanti anni non è semplice, io e Sergio Ramos siamo rimasti tra gli indistruttibili».
A Barcellona Pep Guardiola gli ha cambiato la vita. «Ho vissuto momenti difficili, venivo da un contesto piccolo e avevo 16 anni. Ho rinunciato a tante cose per coltivare il sogno di diventare calciatore. Alla Masía (vivaio del Barcellona, dr) la disciplina era molto rigida. dalle ore di sonno al peso di ogni pasto, tutto era calcolato nei minimi dettagli. Da fuori sembra tutto bello, ma senza il sostegno di famiglia e amici non avrei resistito. La testa conta moltissimo», ha ammesso il numero 9 biancoceleste. «Eravamo in tanti ad avere le stesse ambizioni, tutti giocatori forti: da Giovani dos Santos a Bojan, poi alcuni restano indietro. Quando Guardiola mi chiamò nel suo ufficio e mi preannunciò la convocazione con i grandi, la mia famiglia organizzò una festa. Non pensavo di debuttare, invece entrai al posto di Samuel Eto’o, impressionante. Ho imparato dai migliori: da Messi a Ronaldinho, da Giuly a Henry», ha ricordato, ammettendo di tifare per l’amico Pedri nella corsa al Pallone d’Oro.
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Bilancio e futuro
Tempo di bilanci, per Pedrito, che sul campionato più emozionante non ha alcuna esitazione. «La Premier League è la lega più competitiva che ci sia; lì c’è un gioco con molte transizioni, è il posto ideale per un attaccante: è il campionato in cui ti diverti di più, perché è quello in cui ci sono più spazi», ha rivelato. «I tifosi hanno grande rispetto, si vive in maniera tranquilla. In Italia è tutto il contrario: tutto è estremamente passionale, i tifosi vivono ogni giorno con grande intensità, in maniera radicale. Forse è la lega più forte sia a livello fisico che a livello difensivo». Prima di appendere gli scarpini al chiodo, c’è un sogno da realizzare. «So che è difficile, ma vorrei cominciare al meglio la stagione e andar via con un altro titolo, che in Italia mi manca. Vorrei ritirarmi felice, ma prima devo godermi questo anno con la Lazio. La mia idea è di continuare con il calcio. Dopo tutto questo tempo, non vorrei perdere questo legame», ha concluso il classe 1987. Prima dell’addio, vivrà la terza parentesi della carriera con Maurizio Sarri, con cui al Chelsea alzò l’Europa League contro i rivali cittadini dell’Arsenal.
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