Basta con l’Anci «dépendance» del Pd. Non ci sta, il centrodestra, ad assistere da spettatore alla partita in corso tra Nazareno e sindaci dem per individuare il successore di Antonio Decaro alla guida dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, come raccontato dal Messaggero. Tanto che, per la prima volta in trent’anni, non è affatto escluso che al congresso del prossimo novembre i primi cittadini dei partiti di maggioranza decidano di tentare il blitz. Andare alla conta, provando a far eleggere un loro candidato. E strappare così ai dem il «fortino» della tolda di comando dei Comuni, troppo spesso utilizzato – secondo il centrodestra – come grancassa del Nazareno per dare battaglia al governo di Giorgia Meloni.
Manovra difficile, visti i rapporti di forza nelle città italiane in gran parte a guida centrosinistra. Ma non impossibile, confidano i meloniani, perché di centri soprattutto medi e piccoli il centrodestra negli ultimi anni ne ha conquistati molti, lungo tutto lo Stivale. E ora intende farli pesare nella sfida per la poltrona di “sindaco dei sindaci”, per la quale al momento i candidati in pista sono tre, e tutti del Pd: il primo cittadino di Napoli Gaetano Manfredi, in testa, e i sindaci di Torino e Milano Stefano Lo Russo e Beppe Sala.
«Finora non è mai successo che per eleggere il nuovo presidente si andasse alla conta in assemblea nazionale», avverte Pierluigi Biondi, primo cittadino dell’Aquila e meloniano doc, alla guida del fronte della “rivolta” interno all’Anci. E’ lui, da responsabile nazionale del coordinamento autonomie locali di Fdi, l’uomo a capo della delegazione che tratta per il centrodestra. Spiega Biondi: «Noi siamo disponibili a ragionare su una soluzione condivisa. Ma se il Pd non cambierà metodo, sedendosi a un tavolo e siglando un patto di responsabilità con gli altri partiti, il sì del centrodestra questa volta non ci sarà». Tradotto: basta sfruttare il pulpito dell’Associazione dei comuni per fare da «contraltare» al governo. «L’Anci deve tornare a essere un organo di rappresentanza di tutti i sindaci», prosegue il sindaco dell’Aquila. Al quale non sono andate giù alcune reprimende dell’ex presidente Decaro all’esecutivo giudicate a senso unico. «Alla spending review del governo Conte II di centrosinistra – affonda – abbiamo dato parere positivo, mentre ci siamo scagliati contro i tagli molto più esigui del governo Meloni». E ancora, sull’alluvione in Romagna: «Non si può gridare allo scandalo per la nomina di Figliuolo come commissario straordinario invece del presidente della Regione, quando il centrosinistra come commissario alla ricostruzione dopo il terremoto del 2016 indicò Vasco Errani».
Insomma: o l’Anci «torna a essere super partes» o il centrodestra, all’assemblea nazionale di Torino al via il 20 novembre, si terrà le mani libere. Magari puntando su un proprio cavallo. «Di profili autorevoli ne abbiamo», assicura Biondi. Che pensa al presidente ad interim attuale, Roberto Pella (di Forza Italia), «ma anche molti altri». Per riuscire però bisogna trovare i voti dei grandi elettori, i delegati delle Anci regionali che stanno andando a congresso in questi giorni. «Non è mai successo che si andasse alla conta», ripete chi segue la partita per il centrodestra. «Se stavolta accadesse, può succedere di tutto: ci sono molti primi cittadini civici stanchi di questa gestione del Pd… E poi, il voto è segreto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this