Il tempo vince sempre, tranne quando deve fare i conti con la “nonna” volante. Oksana Chusovitina ha compiuto 50 anni giovedì e li ha festeggiati il giorno dopo con un incredibile secondo posto al volteggio nella World Challenge Cup dietro la 18enne bulgara Valentina Georgieva, che ha quasi un terzo dei suoi anni. È accaduto a Tashkent, dunque nel suo Uzbekistan, dove ormai è l’eroina di un popolo che ha già brindato per la prima, storica, qualificazione di Shomurodov e compagni al Mondiale di calcio della prossima estate. Ma niente a che vedere con questa leggenda vivente della ginnastica artistica che ovunque vada è omaggiata dal pubblico, e non solo perché ha gareggiato sotto quattro bandiere diverse, uno dei suoi innumerevoli record.
EX SOVIETICA
Il suo legame con l’universo della Polvere di Magnesio inizia nel lontano 1988, quando inizia a vincere i suoi primi titoli nazionali dell’Unione Sovietica. Da allora la Chusovitina non ha smesso di decollare. Come un vorrei, ma non posso… smettere. Nel senso che la passione per la ginnastica le impedisce di dire basta. «Perché dovrei lasciare questo sport se mi dà gioia?», s’interroga. È un amore così grande al punto che non può farne a meno. Quando prova a dare una spiegazione di questa sua longevità, risponde: «Non so come sia possibile. Mi piace lo sport, mi piace farlo. Sì, mi chiamano la nonna, ma in gara siamo tutti uguali, non importa se hai 17 anni o 50». È proprio così: a marzo le “sue” nipoti si sono inchinate in Coppa del Mondo quando Oksana ha vinto la gara di volteggio a Baku. Altro che ritiro. «Avrei potuto smettere a 25 o 30 anni, ma non l’ho fatto. Mi sono resa conto che con l’età non peggioravo, ma miglioravo, come un vino pregiato».
NIENTE PARIGI
Sembrava arrivato il capolinea per lei dopo il mancato pass olimpico. Chusovitina avrebbe dovuto prendere parte ai Giochi di Parigi, ma un infortunio le ha impedito di partecipare a quella che sarebbe stata la sua nona Olimpiade (è già l’unica ginnasta a 8, ça va sans dire). Allora, ha pensato, sapete che c’è? Proverò a qualificarmi per Los Angeles 2028. Dove, tra l’altro, avrà 53 anni. «Il mio obiettivo numero uno è andare a Los Angeles», ha dichiarato prima della gara di questa settimana. «Ma c’è molto tempo prima di allora, quindi non penso così lontano. Vado passo dopo passo, da una gara all’altra. Se succede, succede. Altrimenti, no. Ma ci proverò e darò il massimo».
La lunga carriera di Chusovitina è ancora più sorprendente nella ginnastica, sport in cui i medagliati sono spesso adolescenti e le carriere a livello elitario raramente durano a lungo. Eppure lei riesce a gareggiare con ginnaste di un terzo della sua età e che non erano neanche nate quando Oksana ha vinto l’oro olimpico nel 1992 quando la Russia era ancora CSI, e arrivato un anno dopo gli ori mondiali con l’Unione Sovietica all’età di 16 anni. Successivamente, c’è anche un argento nel volteggio ai Giochi di Pechino del 2008 in rappresentanza della Germania. Dove si era trasferita per permettere a suo figlio Alisher di ricevere le cure per la leucemia e che nel suo Paese non avrebbe potuto guarire. Per riconoscenza, ha ottenuto dall’Uzbekistan la possibilità di cambiare nazionalità e vestire i colori tedeschi. «Sono ancora molto grata alla Germania e al mondo intero e a tutti quelli che mi hanno aiutato. Mio figlio è vivo e sano e questa è la mia più grande felicità». Ma Oksana non ha mai dimenticato le sue origini. Dopo i Giochi del 2012, è tornata in Uzbekistan per Rio 2016 e si è qualificata pure per Tokyo del 2021. Ha aiutato il suo Paese a costruire palestre dove praticare la ginnastica con l’obiettivo di ispirare sempre più giovani. La sua passione è insomma infinita. Oksana forse non si ritirerà mai.
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