11.05.2025
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Economy

La Fed lascia i tassi invariati. Giù l’inflazione


Tassi invariati negli Stati Uniti. Anche se i dati arrivati ieri sull’inflazione di maggio, scesa al 3,3%, sono un segnale importante per la Federal reserve che da quasi due anni lotta contro un carovita fuori controllo. Al termine della due giorni di incontri il Federal Open Market Committee (Fomc), il braccio operativo della Fed, come ci si attendeva, ha lasciato invariato il costo del denaro ai massimi degli ultimi 20 anni, nell’intervallo compreso tra 5,25% e 5,50%. I progressi per un rallentamento della crescita dei prezzi verso l’obiettivo del 2% sono stati poi definiti «moderati» dalla Fed che per questo prevede di tagliare i tassi una sola volta nel 2024. Gli investitori guardano queste due notizie in modo positivo, tanto che ieri a Wall Street l’S&P500 ha guadagnato lo 0,84% e il Nasdaq l’1,5%. Anche le borse europee hanno chiuso in rialzo spinte dal calo del carovita negli Usa.

I DATI

Il taglio secondo le ultime previsioni arriverebbe in autunno: l’ex ufficiale della Fed, James Bullard, ha detto che se i dati sull’inflazione continueranno così si potrebbe scommettere su settembre. Sarebbe il primo cambio di direzione dopo un anno di rialzi — i tassi sono fermi dal luglio del 2023 e sono stati alzati da livelli vicini allo zero nel luglio del 2022 — per fermare un’inflazione che nel luglio del 2022 aveva superato il 9% a causa della pandemia e delle incertezze globali. Sempre ieri la Fed ha pubblicato il «dot plot», il grafico che ogni tre mesi diffonde le previsioni dei banchieri della Fed. Le proiezioni mostrano una inflazione ancora persistente nel 2024 e un aumento molto leggero del tasso di disoccupazione nel 2025.

Per quanto riguarda i tagli, la Fed prevede di aumentarli nel 2025 e di arrivare al 3,1% entro al fine del 2026. La riunione di ieri però mostra anche una Fed molto divisa: otto membri si attendono due tagli entro la fine dell’anno, sette ne prevedono solo uno, mentre quattro non si aspettano alcun ribasso. «La nostra economia ha compiuto notevoli progressi verso entrambi gli obiettivi negli ultimi anni. Il mercato del lavoro è arrivato a un migliore equilibrio, con continui aumenti di posti di lavoro e un tasso di disoccupazione basso. L’inflazione è scesa sostanzialmente dal 7% al 2,7%. Ma è ancora troppo alta», ha detto il presidente della Fed, Jerome Powell.

I tagli non sono attesi soltanto dal mercato ma anche dai cittadini americani che fanno fatica ad accedere ai mutui sulle case, visti i tassi di interesse sopra il 7%, e i prestiti per finanziare l’acquisto di auto e di altri beni di consumo. A questo si collega la questione politica: l’amministrazione Biden vede un minor costo dei prodotti in modo molto positivo mentre i democratici al Congresso hanno chiesto alla Fed di iniziare il programma di ribassi. Più volte nel corso della campagna elettorale Joe Biden è stato attaccato dai repubblicani e da Donald Trump per «non avere fatto nulla» per fermarla e anzi di aver peggiorato la situazione, anche se i dati smentiscono queste affermazioni visto che l’economia cresce, la disoccupazione è ai minimi storici e l’inflazione non può essere governata direttamente dalla Casa Bianca. Inoltre, diversi sondaggi mostrano come gli elettori guardino proprio all’aumento dell’inflazione per decidere se rinnovare il sostegno a Biden.

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