Quaranta settimane l’uno dentro l’altra. Non sei, non venti. E qui, già qualcosa fa tremare nel tracciare un sommario profilo della studentessa di Giurisprudenza modello della provincia di Parma, volontaria in parrocchia, l’amica di tutti, in grado di nascondere la gravidanza al compagno, agli amici, ai familiari. A se stessa, quando un banale calcetto nel ventre fa sussultare. Chiaro che in questa lunga e troppo “facile” gravidanza finita nel modo peggiore, qualcosa non torni. Minuta, magra, così ora viene descritta Chiara Petrolini, la 22enne di Vignale, frazione di Traversetolo (Parma). In grado di nascondere la pancetta, di partorire e seppellire nel cuore di agosto quel figlio che seppure non era voluto, era pura vita. Per poi partire per l’America, come nulla fosse, con la famiglia.
Studi regolari, impegni in parrocchia, nulla era cambiato nella sua vita. Nonostante, forse già in passato, abbia seppellito un altro figlio, un anno prima. In passato aveva fatto la volontaria nei campi estivi della parrocchia, accompagnando i bimbi in piscina, nei Grest. La giovane avrebbe nascosto la gravidanza anche al padre del piccolo, un suo coetaneo, il “moroso” che si dice all’oscuro di tutto, la mamma di lui però tuona: «Non può aver fatto tutto da sola» e ricorda «fino all’ultimo girava con la pancia scoperta».
Di fatto, per chi arriva al limite massimo della gravidanza sembra un’impresa impossibile. Soprattutto ci si chiede: perché? Perché non chiedere aiuto, perché non interrompere in tempo un “incidente” di percorso se così era stato. La ragazza che sorride senz’anima nelle poche immagini social non dà modo di capire. Il mistero di una giovane donna che porta avanti una o più gravidanze per poi uccidere al primo vagito, resta.
Studentessa “casa e chiesa”, piccoli lavori da baby sitter, nessun eccesso, un fidanzato storico dai tempi delle elementari, che non si è accorto di nulla. Quel che ora scuote la comunità: «I ragazzi di oggi si confidano più con gli amici o sui social», il parroco don Giancarlo Reverberi alza bandiera bianca. Come tutti.
BENESTANTE
La giovane, benestante, alle spalle una famiglia facoltosa, senza alcun problema economico — il padre prima piccolo imprenditore edile oggi dipendente di un’azienda, e la madre, impiegata in una società di Parma che si occupa di metallurgia — viveva in una elegante bifamiliare costruita dal nonno nella ricca frazione di Vignale. Ora viene chiamata la “villetta degli orrori”, eppure era frequentata da giovani di buona famiglia «bravi ragazzi, donatori di sangue, volontari della Croce Azzurra» ricorda il sindaco. Quanto a lei, con un bimbo in grembo e un altro seppellito ha continuato la sua vita di sempre tra gli aperitivi con gli amici e i suoi soliti vestiti aderenti. E La vacanza tanto attesa, a New York. Appena seppellito il figlio.
L’ha scoperto la nonna, quel corpicino sepolto nella terra, ma nessuno è tornato, men che meno la studentessa brillante, amica di tutti nel suo piccolo mondo, a cui non avrebbe rinunciato mai, meglio disfarsi di due bambini, meglio la forma che la sostanza vien da ipotizzare, specie in un piccolo borgo dove tutti sanno. I confini dell’orrore sono infiniti, anche per questo forse qualcosa non torna.
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