16.05.2025
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la decisione del Papa per rimpinguare le casse


A partire dal Primo gennaio, se tutto andrà come previsto, il Vaticano affiderà la gestione dell’Annona a un’azienda italiana della grande distribuzione. Si tratta di un enorme cambiamento (non solo simbolico) che segna per il piccolo Stato pontificio un ulteriore passaggio nel cammino di riforme intrapreso sotto il pontificato di Francesco. In pratica il “mitico” spaccio interno — collocato poco dopo le Poste vaticane, il palazzo della tipografia e la farmacia, e dove è possibile comprare vini e liquori esenti dall’Iva — non verrà più gestito direttamente come è stato fatto finora e con personale assunto dal Governatorato. Ma sarà affidato, con regolare contratto, a una nota catena di supermercati.

La scelta sarà fatta a breve e in base alla migliore offerta economica. Il tam tam curiale indica che potrebbe essere la Pewex, la catena romana dei fratelli Cetorelli, ad aggiudicarsi la gara d’appalto. Anche se per ora nulla è stato deciso: alcuni nodi sono sul tavolo da sciogliere e non sono indifferenti. Per esempio, ci sono da stabilire il tetto dei prodotti acquistabili esenti dall’Iva e l’inquadramento per i 29 dipendenti impiegati all’Annona i cui stipendi, pagati in uno Stato estero e privi di contributi, risultano maggiori (circa il 40%) rispetto a quelli italiani.

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DENARO

In autunno si saprà chi prenderà in mano le redini del supermercato dei Pontefici, attivo da oltre un secolo. All’origine di questo mutamento strategico c’è la preoccupazione del Papa per la sostenibilità futura del sistema finanziario d’Oltretevere. Che il Vaticano sia da tempo in affanno non è una novità: le entrate si assottigliano di anno in anno per vari fattori e diverse concause. Sono tempi di vacche magre. Basti solo pensare che persino per le casse di una delle diocesi più ricche e munifiche al mondo — quella di Monaco di Baviera — quest’anno si aspettano pesanti perdite. Infatti dovrà arrangiarsi con meno soldi.

È di fronte a questi chiari di luna che Bergoglio ha acconsentito a percorrere la via della gestione quinquennale, che sarà rinnovabile per altri cinque anni, da affidare a un esterno. Per adesso si parla solo dell’Annona anche se nel prossimo futuro la possibilità di studiare simili gerenze extra-vaticane potrebbe estendersi al settore immobiliare e al fondo pensioni vaticane.

Dietro questa la parola latina Annona — che nell’antica Roma significava il raccolto dell’anno – si configura l’attività dello spaccio delle derrate alimentari. Venne strutturato negli anni Trenta con il compito di distribuire e vendere derrate e prodotti delle Ville pontificie a chi lavora in curia, agli ordini religiosi, alle comunità, ai monasteri, alle ambasciate accreditate e ai dipendenti curiali.

Sotto Paolo VI è diventato un supermercato moderno in cui è possibile acquistare un po’ di tutto, dalle stoviglie agli champagne millesimati fino ai prodotti a chilometro zero. Alle casse, dove ormai si paga con carte di credito, ci sono dispositivi per il controllo delle banconote direttamente collegati con lo Ior, la banca vaticana, che in linea d’aria dista un centinaio di metri.

DIPENDENTI

Sei anni fa scoppiò il caso di una trentina di lavoratori licenziati dalla società che all’epoca riforniva carni al Vaticano. Il problema nacque perché alla “Roma Carni 2000 srl” non era stato rinnovato il contratto alla scadenza della concessione sulla vendita della carne all’Annona. A questa azienda ne era stata scelta un’altra dal Governatorato perché più concorrenziale. Stavolta questo scenario non dovrebbe ripetersi, Sebbene ci sia da sciogliere il nodo non indifferente degli stipendi che in Vaticano sono risultati ben più alti di quelli italiani. Nel contratto di cessione impostato e da sottoporre ai vincitori della gara, infatti, si chiedono di tutelare il destino occupazionale degli attuali addetti per cinque anni.

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