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«La città potrà di nuovo risplendere di luce propria»


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La quattro giorni di alta moda a luglio di Dolce&Gabbana nella Capitale rende assai ottimisti e speranzosi anche coloro che da sempre lavorano nel comparto del fashion romano, perché rimettono al centro proprio quei luoghi che sono da loro scelti come sede costante del loro lavoro e della loro promozione dell’estetica. Tra questi c’è Stefano Dominella, presidente di Gattinoni e della Sezione Tessile, Abbigliamento, Moda e Accessori di Unindustria.

Come ha accolto la notizia di un appuntamento di moda internazionale che, dopo il recente annuncio di Dior e dopo quelli svoltisi negli anni passati, metterà al centro Roma?

«Ne sono felicissimo ed entusiasta. La nostra città non poteva mancare nel viaggio dei due stilisti tra le bellezze italiane e sono contento che dopo altri splendidi luoghi come la Sicilia o Venezia e Milano venga celebrata in tutta la sua importanza e fascino e che la sua ricchezza venga mostrata a livello internazionale».

Ma qual è, secondo lei, la situazione della Capitale all’interno del sistema moda al momento?

«Purtroppo, attualmente, mi sembra, e lo dico davvero con rammarico, che la città al momento sia piuttosto carente in merito e non brilli di luce propria come potrebbe e dovrebbe».

Ma si può migliorare?

«Certamente. Auspico che i momenti d’oro del prossimo anno risveglino nelle istituzioni il desiderio e il bisogno di dare a Roma una sua identità, che non può essere solo ospitare un grande evento per un breve periodo, affittando per così dire location esclusive e poi dimenticare tutto nel giro di una fine settimana».

Esistono già calendari collaudati per le fashion week in altre città. Dove e come dovrebbe collocarsi la Capitale in questo Risiko non semplicissimo? In passato sono state tentate più strade, ma non hanno portato i risultati sperati…

«Secondo me, sarebbe bello e auspicabile che ci fosse una progettaulità a lungo termine e che si puntasse su manifestazioni che coniughino artigianalità e lusso, tra giovani e tutor dell’ alta moda. Insomma, un mix di quel che è stato tentato in passato. Mi auguro davvero che quella luce che si accenderà nei prossimi mesi non si spenda una volta smontate le passerelle».

C’è un altro desiderio che le piacerebbe veder realizzato?

«La nostra città viene scelta indubbiamente anche per i suoi luoghi intrisi di storia e cultura e, quindi, questa potrebbe anche essere l’occasione per promuovere un museo della moda che abbia il suo focus sul saper fare e dal quale da tanto si parla, ma che ancora non si è concretizzato».

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