Disegni di legge a data certa e addio all’obbligo di aspettare 24 ore per votare la fiducia. Ma non solo. Anche paletti per la presentazione di emendamenti governativi, question time doppi nel caso in cui salti il premier-time e nuove regole per la costituzione dei gruppi e i relativi contributi. Sono queste alcune delle novità contenute all’interno del testo base sulla terza fase di riforma del regolamento della Camera, depositato ieri, e visionato in anteprima dal Messaggero.
L’esito di un’attività istruttoria che, ha ribadito il presidente Lorenzo Fontana, alla guida anche della Giunta per il regolamento, è stata svolta sulla «base dei contributi provenienti da tutti i gruppi», mettendo insieme le diverse istanze «nell’interesse del primario del migliore funzionamento della Camera». Un punto di partenza e non di arrivo, in ogni caso, visto che sul testo depositato dai relatori — Angelo Rossi e Igor Iezzi per la maggioranza e Federico Fornaro per le opposizioni — i membri della Giunta avranno tempo per presentare proposte di modifica fino a venerdì 26 settembre. Ma passiamo ai contenuti. Tra le principali novità inserite all’interno, spunta l’eliminazione delle ventiquattro ore necessarie prima del voto di fiducia (che entrerà in vigore subito dopo l’approvazione della riforma), e l’introduzione (dalla prossima legislatura) di disegni di legge con una data certa, con l’obiettivo di ridurre il ricorso ai decreti-legge e, al contempo, evitare che i disegni di legge si arenino in commissione perché privi di una scadenza esatta. Due punti già introdotti in Senato dove, più spesso — sottolinea qualche deputato — vengono inviati i provvedimenti in prima lettura. Con il ritocco previsto dalla riforma, dunque, Montecitorio si riallineerebbe a Palazzo Madama, e quest’ultimo sarebbe meno “oberato”rispetto ai mesi passati. Se da un lato si tenta di snellire l’iter legislativo, dall’altro, però, si inseriscono specifiche garanzie per le opposizioni. A partire dalla previsione di una seduta ad hoc per trattare le proposte di legge di iniziativa della minoranza che, una volta iscritte in calendario, non potranno essere successivamente differite dalla Conferenza dei capogruppo, come capitato ad esempio, per le proposte di legge sul salario minimo.
PROPOSTE “FUORI SACCO”
Il testo della riforma mette al bando anche gli emendamenti fuori sacco, riformulazioni e proposte presentate all’ultimo momento da relatori e governo. Queste, al pari degli emendamenti parlamentari, d’ora in poi, dovranno rispettare specifiche scadenze e presentare a corredo una relazione illustrativa. Più stringente anche la disciplina sul premier question time che, sulla carta, dovrebbe essere svolto ogni tre mesi. Al posto della premier potranno presentarsi anche i vice: appuntamento da rispettare, pena la previsione — nella settimana a seguire — di due question time consecutivi con il doppio, quindi, di ministri da coinvolgere. L’esecutivo dovrà redigere semestralmente una relazione che dia pure conto dello «stato di attuazione delle mozioni e risoluzioni approvate dalla Camera».
STRETTA ANTI-TRASFORMISTA
Tra i “mali” da curare c’è anche quello del trasformismo. Chi cambi casacca in corso di legislatura, in base al testo base di riforma, perderà il posto eventualmente detenuto all’interno dell’ufficio di presidenza di Montecitorio (ad eccezione del presidente della Camera in carica). Ma ci saranno ricadute anche sul gruppo che lo accoglierà: nella distribuzione dei contributi per consistenza numerica, avrà diritto a una quota ridotta alla metà per la “new entry”. L’altra, infatti, resterà al gruppo di provenienza. Quanto allo stanziamento complessivo definito dalla Camera, verrà distribuito per una quota non superiore al 3,3% in misura uguale tra tutti i gruppi, e per la parte restante in misura proporzionale alla loro consistenza. Piccola grande novità anche per la costituzione dei gruppi: il numero minimo di componenti sarà di quattordici — e non più venti — con una deroga per quei gruppi che rappresentino partiti o movimenti politici che abbiano presentato, con lo stesso contrassegno, candidati o liste di candidati in almeno venti circoscrizioni nazionali: questi dovranno avere un numero di componenti almeno pari a sette. Depositata, infine, un’ipotesi di modifica del ruolo e delle competenze della Commissione Politiche dell’Unione europea. Anche questa, oltre alla riforma del regolamento della Camera, sarà sul tavolo della Giunta per il regolamento al ritorno dalle vacanze.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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