19.05.2025
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Economy

La Bce rivede al rialzo la crescita del Pil 2024


Stime invariate della Bce sul costo della vita. L’ufficio studi di Francoforte ha lasciato immutate le previsioni sulla crescita dell’inflazione per il 2024 e il 2025 rispettivamente al 2,4% e al 2% mentre hanno ritoccato lievemente all’ingiù la proiezione per il 2026 all’1,9%. Le attese per l’inflazione core sono state alzate di poco, di un decimo, per il 2024 e il 2025, rispettivamente al 2,7% e al 2,2% mentre sono state confermate al 2% per il 2026, in linea con i numeri dell’inflazione dei servizi e di una crescita del costo del lavoro più persistente del previsto. Le attese a lungo termine per il costo della vita complessiva e core sono rimaste immutate al 2%.

Riguardo la crescita economica, la previsione vede il Pil reale allo 0,7% nel 2024, all’1,3% nel 2025 e all’1,4% nel 2026. Rispetto al ciclo precedente dell’indagine, le aspettative per il 2024 sono state riviste al rialzo di 0,2 punti percentuali mentre quelle per il 2025 sono state abbassate di un decimo. Invariate le stime per il 2026. La revisione al rialzo per il 2024 riflette un risultato più forte del previsto per il primo trimestre del 2024, con un profilo successivo in gran parte invariato. Le aspettative di crescita a lungo termine sono rimaste invariate all’1,3%. Infine il percorso previsto del tasso di disoccupazione è stato rivisto al ribasso per il periodo 2024-2026. Tuttavia si stima un aumento del tasso di disoccupazione nel 2024, al 6,5%, ma una diminuzione nel 2026, al 6,4%.

Sul fronte tassi, invece, dopo la seduta di due giorni fa che li ha lasciati invariati, il mercato scommette sempre per altri due ulteriori tagli da parte di Francoforte nel corso del 2024, considerati “ragionevoli”. Come affermato da Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia e membro del consiglio direttivo Bce. Villeroy ha tuttavia indicato di non voler fare previsioni definitive poiché queste dipenderanno dai dati economici e ha sottolineato che la Bce guarda più alle previsioni per il 2025 che alle fluttuazioni del 2024.

I TRE FATTORI

Comunque, come sottolinea il documento interno (Weekly Economic Monitor) del venerdì dell’ufficio studi di Intesa Sp, gli elementi che orienteranno la decisione sono fondamentalmente ancora gli stessi: l’andamento osservato dell’inflazione sottostante, l’evoluzione dei dati che influenzano le proiezioni future sull’inflazione e l’intensità della trasmissione della politica monetaria. La decisione (unanime) di lasciare il tasso sui depositi invariato al 3,75% e il tasso sulle operazioni principali di rifinanziamento al 4,25% era totalmente scontata dai mercati, che attribuivano all’ipotesi di un taglio probabilità pressoché nulla. Per quanto riguarda la riunione del 12 settembre, il mercato monetario attribuisce a un taglio di 25pb una probabilità intorno al 70%. «Concordiamo con la tesi che l’andamento dei dati dei prossimi due mesi dovrebbe essere coerente con una nuova riduzione del livello di restrizione del livello di restrizione monetaria». Infine, «malgrado il taglio dei tassi operato in giugno e il calo dei tassi a medio/lungo termine dai massimi dell’autunno 2023il rinnovo del debito in scadenza continuerà ad aumentare il costo dello stock di debito di famiglie e imprese nei prossimi mesi», si legge nel report di Intesa Sp.

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