L’ultima messinscena di Kaufman sono le foto felici scattate ad Anastasia che tiene per mano la loro bambina, poi ecco anche lui ritratto con la piccola in braccio. Sullo sfondo le palazzine residenziali con vista Cupolone sulla collinetta di via Piccolomini, una delle zone più residenziali di Roma, nel quartiere Aurelio, a due passi da Villa Pamphilj. Capelli biondi, occhiali da sole, t-shirt, jeans e sneaker ai piedi: la giovane russa stringe a sé la piccolina, circondata da un giardino lussureggiante, il prato ben curato, ombreggiato dai pini e dai piccoli cipressi tra i vasi di terracotta. È il 24 maggio scorso, esattamente due settimane prima che il corpo della piccola Andromeda — un anno ancora da compiere — venisse ritrovato senza vita tra i rovi di Villa Pamphilj. Poco dopo (è il pomeriggio di sabato 7 giugno) mentre i poliziotti cercano tracce utili alle indagini, spunterà fuori a 200 metri di distanza anche il cadavere della mamma, Anastasia Trofimova, 28enne russa di Omsk, in Siberia.
La donna verrà identificata solo giorni dopo quando la madre, Tatiana, contatterà la trasmissione tv Chi l’ha visto? di Federica Sciarelli: «É mia figlia», dice. Nel frattempo gli investigatori avevano rintracciato anche il suo compagno, Charles Francis Kaufmann, alias Rexal Ford, sedicente regista americano, accusato della morte di entrambe, fuggito in Grecia e ora in attesa di estradizione.
Mamma Tatiana spiega il rapporto difficile con Kaufmann, più grande di quasi vent’anni rispetto alla figlia. E racconta di quelle comunicazioni sempre più rare con Anastasia, che non aveva più i documenti con sé e non poteva più usare liberamente il suo telefono. Mostra le ultime foto che la ragazza le aveva inviato dopo essere arrivata a Roma in aprile. Sono proprio quelle di Piccolomini. «Sembravano felici qui, me le ha mandate per tranquillizzarmi. Ma non so dove si trovasse, forse nel giardino della loro nuova casa o ospite di qualche amico italiano di Rexal», fa sapere.
LE INDICAZIONI
Invece nulla di tutto ciò e nessuna vera immagine da “famiglia cuore”, ma l’ennesimo depistaggio. Le fotografie sono state scattate all’interno del giardino del Centro Missionario Canossiano di via Francesco Marchetti Selvaggiani che ospita una casa per sacerdoti. Verosimilmente proprio nel giorno in cui per la prima volta la coppia con la piccola Andromeda ha messo piede dentro Villa Pamphilj, trasformata in giaciglio a cielo aperto dopo che i tre erano se ne erano andati (senza pagare) dal monolocale affittato per un mese a Campo de’ Fiori.
Spiega suor Rosalba che supervisiona la struttura: «Non abbiamo mai visto questa povera donna e la sua bambina, non si erano rivolte a noi per cercare aiuto. Certo inequivocabilmente le immagini sono state riprese proprio qui ma potrebbe essere successo questo». Ed entra nel dettaglio: «Purtroppo un bug nella navigatore di Google per chi vuole raggiungere Villa Pamphilj a piedi da questa zona porta direttamente al nostro cortile, come fosse una continuazione del parco che, invece, si trova dall’altro lato dell’Aurelia e non è confinante. Spesso capita di lasciare il cancello aperto e molti turisti si sbagliano e li ritroviamo all’interno. Sarà capitato anche ad Anastasia e al suo compagno. Per essersi persi probabilmente non erano ancora mai stati a Villa Pamphilj».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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