22.12.2025
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Italia sulla Luna, in lizza per la missione Cristoforetti, Parmitano, Patassa e Comellini


Se fosse possibile piantare una bandiera sul suolo lunare, quando sarà avviato il programma Artemis per tornare sulla Luna, il tricolore italiano avrebbe un posto importante.

Per il ritorno sul satellite naturale della Terra, infatti, c’è un grande contributo dell’Italia grazie all’impegno dell’Agenzia spaziale italiana, dei centri di ricerca universitari e delle eccellenze industriali. La corsa alla colonizzazione della Luna vede il Paese tra i protagonisti internazionali, al fianco dell’agenzia americana Nasa e dell’europea Esa. MoltoFuturo ne parla con Teodoro Valente, il presidente dell’Asi.

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Presidente, cominciamo l’intervista con la migliore delle notizie: un astronauta italiano andrà sulla Luna.

«È una notizia che l’Asi già conosceva, perché rientra negli accordi per il programma Artemis, ma sono contento che sia stata ufficializzata durante la Ministeriale di Brema. È molto importante perché conferma il ruolo da protagonista dell’Italia nel campo delle attività spaziali, considerato che il nostro Paese ha una lunga tradizione astronautica».

Teodoro Valente, presidente dell’Asi

Cosa può dire sul percorso di selezione dell’astronauta che farà parte dell’equipaggio lunare di Artemis? C’è già una data?

«La data ancora non c’è perché le opportunità di volo sono legate alla realizzazione del programma Artemis. Al momento attendiamo Artemis 2, una missione con equipaggio per il sorvolo della Luna, che dovrebbe partire prima della fine del semestre del 2026; si ipotizza febbraio, ma non c’è ancora una data certa. Successivamente, intorno a metà 2027, anche se già si comincia a parlare del 2028, dovrebbe esserci il primo atterraggio con equipaggio sul Polo Sud della Luna; se non ci saranno altri slittamenti, in linea teorica ogni due anni, ci dovrebbe essere un equipaggio che atterrerà sulla superficie lunare, quindi stiamo parlando del 2028».

Quali sono i candidati italiani per le missioni Artemis?

«La decisione verrà presa di concerto con le istituzioni del nostro Paese, ma queste opportunità di volo sono riservate ad astronauti che fanno già parte del corpo europeo. Contiamo quattro presenze: Samantha Cristoforetti, Luca Parmitano e due astronauti di riserva, Andrea Patassa e Anthea Comellini, che hanno appena iniziato attività di training nel centro addestramento Esa a Cologna».

Parliamo del grande impegno dall’Italia nel programma lunare. Quali sono i progetti realizzati per il ritorno sul satellite atteso da decenni?

«Il nostro impegno è frutto di accordi tra l’Asi e aziende italiane con l’Agenzia europea e con la Nasa. Ma anche con Paesi esterni alle due agenzie, come gli Emirati Arabi che hanno assegnato la realizzazione di un modulo a Thales Alenia Space Italia, azienda con una tradizione consolidata nei moduli pressurizzati. Per il programma Artemis, dal punto di vista realizzativo, il contributo delle aziende italiane è fondamentalmente su tre grossi filoni: la capsula Orion, il Lunar Gateway, il campo base Artemis sulla superficie lunare. Il Lunar Gateway sarà una sorta di Stazione Spaziale Internazionale che gira intorno alla Luna. Sarà composta da una serie di moduli, anche pressurizzati, in cui sono allocate diverse funzioni: il modulo dei sistemi di potenza e di propulsione, quello in cui stazioneranno gli astronauti, il modulo da cui gli astronauti entreranno e usciranno dal Gateway. Poi abbiamo costruito il modulo abitativo I-Hub, l’International Habitation Module, fatto dall’Esa con un consorzio di imprese, in cui il prime contractor è ancora Thales Alenia Space. Invece insieme alla Nasa, stiamo realizzando Halo, un modulo di logistica in collaborazione tra Usa e Italia. E ancora l’European Service Module, un modulo di servizio sulla capsula Orion, che trasporterà gli astronauti».

Marte: prove tecniche di vita quotidiana extraterrestre

Quando l’uomo tornerà sulla Luna, l’obiettivo sarà oltre all’esplorazione lunare, l’utilizzo di risorse in situ, anche perché il satellite diventerà l’hub per proseguire il viaggio spaziale verso Marte. Quali altre tecnologie o strumenti sta sviluppando il nostro Paese?

«In partnership con la Nasa, il Governo italiano tramite Asi si è impegnato a realizzare il primo modulo abitativo lunare, Multipurpose Habitation Module, la cui operatività è prevista per dieci anni dal 2033 al 2043. Questo modulo sarà in parte un rifugio per gli astronauti e in parte un rover, perché sarà dotato di capacità di mobilità sulla superficie lunare. È prevista la costruzione del primo lander lunare europeo, Argonaut, nel 2030, tramite ALTEC, una società partecipata anche dall’Asi, con sede a Torino. E abbiamo finanziato la realizzazione di un centro robotico per la simulazione delle missioni lunari. Un altro programma importante è Moonlight, dedicato allo sviluppo dei sistemi di navigazione e telecomunicazione per la Luna. Per quanto riguarda le tecnologie più specifiche, con il progetto Oracle in collaborazione con il Politecnico di Milano, si svilupperà un dimostratore per l’estrazione di ossigeno dalla regolite lunare, la polvere sulla Luna. E ancora il progetto Lunar Energy and Agriculture Platform è dedicato allo studio della produzione di energia e di colture vegetali sulla superficie lunare. Infine, il programma EMM, dedicato ai sistemi di comunicazione tra Terra, Luna e Marte, in cui l’Asi è direttamente coinvolta attraverso le infrastrutture installate in Sardegna».

La Ministeriale di Brema ha confermato l’importanza dell’Italia come terzo Paese contributore dell’Esa. Cosa comporta questo ruolo per lo Spazio italiano?

«Aver assunto la presidenza della Ministeriale per il prossimo triennio e poterla organizzare in Italia è un attestato di stima da parte di tutti i Paesi membri dell’Esa, che aumenterà la visibilità del nostro ecosistema spaziale, riconosciuto come competitivo a livello internazionale e capace di coniugare grandi aziende, Pmi, start-up, enti di ricerca e università».

Per il futuro dell’economia spaziale italiana è importante investire sulla formazione di nuove generazioni di ingegneri e scienziati. Qual è l’impegno dell’Asi in questa direzione?

«Siamo partiti dalla necessità di comunicare l’importanza delle attività spaziali e delle loro ricadute non solo agli specialisti, ma anche a chi conosce meno questo settore. Abbiamo sviluppato molte iniziative di divulgazione per le scuole, giornate di apertura dell’Asi, proiezioni di film a tema spaziale e visite alle sedi dell’Agenzia, con l’obiettivo di stimolare l’interesse dei più giovani verso le discipline Stem. Supportiamo inoltre dottorati di ricerca, master di secondo livello e percorsi di formazione specialistica, organizzando incontri divulgativi con i nostri astronauti e laddove possibile assumere nuovo personale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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