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Giancarlo Giorgetti prova a vestire i panni del pompiere nella maggioranza. Lo scontro sul decreto fiscale tra Forza Italia e la Lega finito con il governo battuto in Senato? Un «incidente di percorso. Sono cose sempre accadute», dice il ministro intercettato alla Camera, «non dobbiamo enfatizzare troppo». Insomma, smussare e sopire. L’importante, per Giorgetti che ama le metafore calcistiche, è che «la difesa tenga». Per ora ha tenuto. Il governo ieri ha incassato la fiducia sul provvedimento. Abbassare i toni, come ha chiesto Giorgia Meloni ai suoi vice presidenti, è un’esigenza quasi vitale per il ministero dell’Economia. «Ci hanno promosso in Europa quando hanno bocciato gli olandesi, i tedeschi questa cosa non fa notizia», ha detto. In effetti l’Italia in questi ultimi mesi ha inanellato una serie di promozioni e di iniezioni di fiducia da parte delle istituzioni sovranazionali e dei mercati. Solo pochi giorni fa, la Commissione europea ha approvato il piano italiano sui conti pubblici. Un giudizio che vale doppio considerando che i Paesi che avevano voluto irrigidire le regole e che sono sempre stati considerati primi della classe, hanno subito sonore bocciature. La Germania, che sta affrontando la crisi del governo Scholz (oltre a quella economica e industriale), un piano non è nemmeno riuscita a presentarlo. La Finlandia e l’Olanda sono state bocciate perché la loro spesa pubblica è fuori traiettoria.
La Francia sta fibrillando sulla legge di Bilancio e il governo appena nominato, guidato da Michel Barnier, rischia già di cadere. Nel panorama del Vecchio Continente, l’Italia è una sorta di mosca bianca. Il piano presentato dal governo italiano non è, politicamente parlando, indolore. Roma si è impegnata a mettere le briglie alla spesa pubblica nei prossimi sette anni, accettando che non potrà aumentare in media di oltre l’1,5 per cento l’anno.In questo modo il governo ha messo in sicurezza il debito su una traiettoria discendente nei prossimi dieci anni. Questo atteggiamento prudente e responsabile sui conti pubblici, è stato possibile grazie alla coesione della maggioranza.
Lo hanno riconosciuto le agenzie di rating. Standard&Poor’s, pur confermando il suo giudizio, ha scritto di aver indossato «gli occhiali rosa» sull’Italia.Fitch ha migliorato le sue previsioni da stabili a positive.
Solo Moody’s, normalmente la più severa con il Paese, ha deciso per ora di sospendere il giudizio e attendere qualche dato in più su come stanno andando gli investimenti del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tra le ragioni che hanno portato le agenzie a migliorare la loro visione sul Paese, ci sono sia l’impegno profuso nel rispetto delle nuove regole europee che la stabilità del contesto politico. Una coalizione percepita come solida e non litigiosa, insomma, è tra le ragioni che permettono ai mercati di indossare «gli occhiali rosa». Gli effetti si sono visti sullo spread tra i titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi. In meno di due anni il differenziale si è praticamente dimezzato. La domanda alle aste dei Btp da parte degli investitori stranieri ha raggiunto livelli molto elevati. Per due ragioni concomitanti. La prima è, appunto, la ritrovata fiducia nei confronti dell’Italia. La seconda la percezione che, di fronte a questa solidità, i tassi di interesse riconosciuti sono ancora elevati.
L’IMPEGNO
Ridurli è la missione principale che lo stesso Giorgetti si è dato. L’Italia paga sul suo debito interessi pari alla spesa per istruzione, come aveva ricordato il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. Se avessimo lo stesso spread della Francia (almeno quello di qualche giorno fa), risparmieremmo una ventina di miliardi, ha calcolato l’Ufficio parlamentare di Bilancio. Cosa vuol dire? Che la credibilità e la stabilità del governo hanno un valore monetario per il Paese. Ed è per questo valore che Giorgetti deve superare in fretta la crisi nata sul canone della Rai. Soprattutto perché adesso alle viste c’è la partita più grossa, quella della manovra. Dopo il vertice di maggioranza di domenica sera, al ministro dell’Economia è stato affidato il compito di valutare proposte condivise da tutte le forze della maggioranza da inserire nella legge di Bilancio. A Giorgetti insomma, toccherà fare da paciere dopo gli schiaffi volati negli ultimi giorni, per riportare quella stabilità che fino ad oggi ha premiato l’Italia.
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