18.05.2025
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Politics

«Io non patteggerò, avanti fino in Cassazione». E invita Musk


«Non patteggerò, sono convinto di aver ragione e vado avanti fino in Cassazione». Rilancia, Matteo Salvini. E annuncia una Pontida «internazionale» per il 6 ottobre prossimo. Col pratone del Carroccio pronto a dare battaglia contro il «processo politico» intentato al leader leghista dalla procura di Palermo. Con un invitato d’eccezione: Elon Musk. Il tycoon fondatore di Tesla – e supporter di Donald Trump – che ha solidarizzato via Twitter col leader della Lega, dopo la richiesta dei pm di condannarlo a sei anni per il caso Open Arms.

L’INVITO
«Lo inviterò a Pontida», ha annunciato ieri il vicepremier allo stato maggiore leghista, riunito in conclave alla Camera per il consiglio federale convocato d’urgenza per fare il punto sulle prossime mosse del Carroccio. Ma il miliardario Usa non sarà l’unico volto internazionale atteso sul sacro suolo padano: l’anno scorso nella bergamasca arrivò Marine Le Pen, che potrebbe replicare. E si attende pure una delegazione di Repubblicani Usa.

È insomma da Pontida che la Lega vuol rilanciare la controffensiva sul processo per sequestro di persona al suo leader. Una mobilitazione ai gazebo e sui social, già cominciata con la diffusione dei due nuovi capitoli del libro “Controvento”. Battaglia che culminerà il 18 ottobre, giorno dell’arringa difensiva di Salvini in tribunale, con i parlamentari leghisti convocati in un sit-in fuori dall’aula dell’Ucciardone. Il flash mob al momento è confermato, nonostante i dubbi di un pezzo del partito e del governo che non vorrebbe gettare altra benzina sul fuoco dello scontro con le toghe. Ma nessuno parli di chiamata “alle armi”: «Armi non ce n’è – mette in chiaro Giulia Bongiorno, legale del Capitano nel processo e fidatissima consigliera su tutto ciò che riguarda la Giustizia – Non c’è nessuna voglia di acutizzare scontri con la magistratura». Ma solo «la consapevolezza che in questo processo ci sono alcune anomalie. Leggendo con attenzione le carte – confida – non si potrà che concordare con il corretto operato di Salvini».

La riunione del federale a Montecitorio dura poco più di un’ora, gran parte della quale serve proprio a Bongiorno per illustrare ai parlamentari alcuni passaggi chiave e dettagli del processo. Per evitare di andare in tv e farsi trovare impreparati. Ma anche per elencare i punti ritenuti deboli dell’accusa su cui colpire.

LA POLEMICA
Poi la parola passa a Salvini.Che ribadisce la linea: «Altro che stanchezza. Io non ho alcuna intenzione di mollare», galvanizza i suoi. Il processo Open Arms, per il vicepremier, è un procedimento «politico», «un tentativo della sinistra di attaccare il governo ed il diritto alla difesa dei confini nazionali». Un unicum, insomma, tanto più che «tutta Europa, compresa quella con i governi socialisti, sta presidiando i confini e aumentando controlli ed espulsioni». Per questo Pontida dovrà essere «una grande mobilitazione per il diritto alla sicurezza dei cittadini italiani, per la libertà di pensiero e di parola, per il rispetto della sovranità popolare e nazionale».

Poi, in serata, il vicepremier torna alla carica a Quarta Repubblica. Le sue mosse, dice, erano «concordate con Conte», l’allora premier che «ora fa lo smemorato». Quello di Palermo «non è stato un processo ma un comizio. Non ho paura di essere condannato, è un processo all’Italia. Se mi condannano è un precedente pericoloso. Io – assicura – non patteggerò e vado avanti fino in Cassazione».

Toni che di certo troveranno d’accordo gli ospiti internazionali: dalla delegazione trumpiana all’invitato Musk, non nuovo a manifestazioni di partito della destra italiana (lo scorso dicembre fu ospite di Atreju, la kermesse di FdI). Intanto la polemica infuria. Con il forzista Maurizio Gasparri che evoca un «atteggiamento eversivo di alcuni settori della magistratura». Non ci sta il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: «Quello di Salvini non è un processo alla politica», avverte il capo del sindacato delle toghe. «Un ministro compie atti che sono soggetti al controllo di legalità. Se non si accetta questo non siamo noi a sbagliare ma chi si aspetta che la magistratura si arresti di fronte ai politici». E mentre Salvini incassa la solidarietà di Viktor Orban («Il patriota più coraggioso d’Europa punito per aver fermato l’immigrazione», tuona il premier ungherese), la bagarre non risparmia neanche Strasburgo. Con il gruppo dei Patrioti, di cui fa parte la Lega, che chiede di mettere nell’agenda della plenaria un dibattito sul caos Open Arms e l’aula che respinge la richiesta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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