16.05.2025
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Politics

inizia l’era Giampaolo Rossi e per Simona Agnes presidente Forza Italia ora punta sui renziani


La nuova speranza, per portare Simona Agnes alla presidenza della Rai, si chiama Italia Viva. La candidata lettian-tajanea alla poltronissima di Viale Mazzini, che si aggiungerebbe al nuovo ad Giampaolo Rossi e al nuovo dg Roberto Sergio che sarà annunciato nelle prossime e probabilmente già oggi nella prima seduta del Cda, non ha voti a sufficienza in commissione di Vigilanza (le serve la maggioranza qualificata dei due terzi, e le mancano due consensi) e si fanno sempre più deboli, fino all’evanescenza, le speranze che l’aiutino possa arrivare da M5S come in casa Forza Italia ci si è sempre augurati. E ci si è creduto ancora di più quando Conte ha rotto il campo largo proprio sulla Rai — Aventino? Giammai! — e s’è messo a trattare con il centrodestra da cui avrà in cambio la direzione di RaiNews24 (ma non per Giuseppe Carboni, che resterà a Rai Parlamento) e altre compensazioni nelle direzioni di genere e nel sottopotere dei tiggì.

Si sperava di fare il colpaccio, porgendo a Conte, in cambio del sì ad Agnes, un regalo che non si può rifiutare. Ossia la guida del Tg3, ma il capo stellato va dicendo ai suoi che l’ex TeleKabul non gli interessa e che la Simona azzurra, con tutta la stima personale che le porta, non la vota perché non la considera politicamente una figura di garanzia. E allora?

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LA CACCIA

Sta venendo meno anche il tentativo di trovare un nome nuovo, da far subentrare nel Cda – contro il quale ieri Schlein ha tuonato: «Non andava rinnovato senza una nuova legge e il Pd mai lottizzerà la Rai» – e poi destinare alla presidenza, come figura equidistante e di alto profilo votabile dai 5 stelle. Un’ipotesi così, significherebbe rimpiazzare nel Cda proprio Agnes, eventualità irrealizzabile perché Forza Italia non l’accetterà mai. A questo punto le opzioni sono due.

La prima, molto gettonata sia nel mondo Rai (dove si cita il famoso motto per cui «in Italia niente è più definitivo del provvisorio», cit. Giuseppe Prezzolini che guarda caso è nel pantheon recentemente allargato a Michael Jackson e Pisacane di Giorgia) sia nel mondo politico, è che il consigliere anziano Antonio Marano, leghista, non farà solo il presidente pro-tempore ma il presidente per sempre in mancanza di alternative o almeno lo farà finché non sarà varata la legge di riforma della Rai, in linea con il Media Freedom Act europeo, che ha tempi strettissimi per essere fatta e votata, entro agosto prossimo sennò scatta la multa Ue per infrazione. I salviniani però faranno di tutto per rimandare alle calende greche l’approvazione pur di non far decadere l’attuale Cda e tenersi Marano presidente ad interim in eternità.

E non è certo piacevole per Fratelli d’Italia, partito che che comunque esprime l’ad, vedere questa TeleMeloni che in realtà secondo loro è più TeleSalvini. Considerando che il Carroccio ha messo a segno colpi importantissimi nella spartizione di questi giorni e in quella dei mesi scorsi: Marano uber alles, il dg Sergio che ha rapporti buoni con tutti e anche con la Lega, il direttore del Prime Time che significa Sanremo e tutti i programmi della prima serata che significano pubblicità e soldi (stiamo parlando di Marcello Ciannamea, anche se il suo feeling con i leghisti sta scemando), la TgR (la corazzata più grande dell’informazione Rai, con 24 testate e 800 giornalisti), Radio 1 con l’ex demitiano Pionati. E queste sono solo le postazioni più evidenti. Certo, sulla TgR proprio Fratelli d’Italia ha messo gli occhi, così come lo avrebbe fatto anche su Rai Fiction e Rai Cultura, ma con ogni probabilità finirà con un pari e patta: una aFdi, una alla Lega. E il Pd? Le avrebbe già perse tutte e due, di fatto.

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LE ACROBAZIE

L’opzione alternativa al Marano forever riguarda direttamente, almeno nelle speranze o nelle velleità azzurre, Renzi. E lo riguarda in questo senso. Dentro Forza Italia, per avere Agnes presidente, si spera nella rottura che si sta verificando nel campo largo in cui Conte non vuole a nessun costo Renzi.

Più Italia Viva si allontana dal centrosinistra, a causa dei veti incrociati di M5S (e non sembra che Schlein ne stia difendendo la permanenza pur di non indispettire ancora di più Conte), e più cresce l’aspettativa nei confronti dei voti che i due renziani in Commissione, Maria Elena Boschi e Dafne Musolino, potrebbero dare a Agnes per incoronarla. In realtà, però, ammesso che questo scenario si realizzi, ci vuole comunque un po’ di tempo e per questo almeno una parte del centrodestra non vorrebbe andare subito a votare in Vigilanza ma aspettare almeno una settimana e possibilmente di più — .

Gli italo-vivisti al momento non si fanno tentare, ma gli spiragli per tentarli esistono (della serie: perché incaponirvi con la sinistra che non vi vuole più, invece di guardare dalla nostra parte come avete spesso fatto e la Rai sarebbe un buon terreno d’incontro?) e si vedrà. Del resto — come dicono ai piani alti della Rai, dove si sta preparando la festa dei 100 anni del servizio pubblico sabato e domenica al Palazzo dei congressi all’Eur e sarà il debutto pubblico del nuovo Cda — la politica ci ha abituato a ogni giravolta, anche quelle più inimmaginabili. E in questo tipo di politica della capriola e del colpo di scena, non c’è nessuno più acrobatico di Renzi.

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