Il segretario di Stato Marco Rubio ha annunciato una nuova restrizione sui visti per i funzionari di governi stranieri che «sono complici nella censura di cittadini americani online». Si tratta della seconda decisione in pochi giorni che prende di mira cittadini stranieri intenzionati a entrare negli Stati Uniti, dopo il blocco temporaneo all’emissione di nuovi visti per studenti. Rubio ha comunicato le nuove politiche in un post su X: «Per troppo tempo i cittadini americani sono stati multati, molestati e persino incriminati da autorità straniere per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione», ha scritto. Per aggiungere: «Oggi annuncio una nuova politica di restrizione dei visti che si applicherà a funzionari e individui stranieri complici della censura contro cittadini americani. La libertà di espressione è essenziale per il modo di vivere americano – un diritto di nascita su cui i governi stranieri non hanno alcuna autorità».
Sebbene non siano ancora chiari i confini dell’azione di Rubio, né chi voglia colpire concretamente, la mossa rappresenta un nuovo tentativo di fare pressione sui Paesi stranieri: dopo i dazi, l’amministrazione Trump sta ora usando la leva dei visti. È anche piuttosto evidente che questa nuova iniziativa sia pensata per difendere le piattaforme americane, soprattutto contro l’Unione Europea.
LE PRESSIONI
Donald Trump ha intensificato le pressioni sui funzionari stranieri dei Paesi alleati, in particolare verso l’Europa, accusandoli di essere sempre più ostili nei confronti della libertà di parola. Un primo segnale era arrivato già a febbraio, quando il vicepresidente J.D. Vance aveva attaccato i politici europei durante la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, sostenendo che l’Europa censura le piattaforme tech americane. Ieri Rubio ha parlato in modo specifico delle leggi e delle norme sulla moderazione dei contenuti in alcuni Stati, che colpiscono anche gli utenti residenti sul suolo americano. «Non facciamo commenti su comunicazioni interne», ha dichiarato un portavoce del Dipartimento di Stato al Messaggero.
Il Dipartimento ha inoltre ricordato che l’amministrazione Trump «è focalizzata sulla protezione della nazione e dei suoi cittadini, applicando i più alti standard nel processo di concessione dei visti». Secondo alcuni analisti, oltre alla protezione delle big tech, sempre più sotto pressione all’estero e in particolare in Europa, la decisione sarebbe in parte influenzata anche da Elon Musk: arriva infatti sulla scia di uno scontro tra il proprietario di X e il giudice della Corte Suprema brasiliana Alexandre de Moraes, dopo che alla piattaforma era stato ordinato di rimuovere alcuni post.
Tuttavia, sembra che il vero obiettivo di Rubio sia l’Europa e le sue politiche di moderazione dei contenuti. Google e Meta, per molto tempo, hanno seguito le regole europee come fossero standard globali, impiegando decine di fact-checker e rimuovendo contenuti non conformi. Ma con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, i colossi tech hanno cambiato completamente orientamento, avvicinandosi alle posizioni del movimento MAGA. Negli ultimi mesi, i repubblicani hanno più volte criticato le normative europee sulle piattaforme tecnologiche: Jim Jordan, presidente della commissione Giustizia della Camera, Vance e persino il ceo di Meta, Mark Zuckerberg, si sono ripetutamente lamentati.
Jordan, che ha definito l’iniziativa di Rubio «una notizia eccellente», poche settimane fa ha incontrato a Washington Henna Virkkunen, commissaria europea per le tecnologie digitali. In quell’occasione ha criticato leggi europee come il Digital Markets Act, che mira a evitare la creazione di monopoli nel mercato tecnologico, tutelando la concorrenza.
I leader europei avevano assicurato di non voler prendere di mira le piattaforme americane. Ma queste rassicurazioni non sembrano essere state accolte positivamente dall’amministrazione statunitense.
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