In contrada Beneficio c’è aria di smobilitazione. Archiviata la più politica delle domeniche ferragostane tra la visita «conviviale» del vicepremier Matteo Salvini e lo scontro frontale con l’opposizione, a lasciare i trulli luxury della campagna cegliese è per prima Arianna Meloni. Pronta al ritorno a Roma per qualche ora, puntando poi alla Sardegna per gli ultimi giorni di vacanza, la sorella della premier e moglie di Francesco Lollobrigida ci tiene a raccontare la sua versione del vortice di accuse, solidarietà e difese che ieri ha finito con l’ammantare gli ulivi arsi dal sole.
«Sono scossa perché sono due anni che cercano di buttarmi addosso tante cose» fa sapere ai cronisti appostati da giorni davanti al cancello chiuso della masseria. «Eroici», dice. «So di non aver fatto niente di male, perché non ho mai influenzato o cercato di influenzare decisioni sulle nomine né preso parte a riunioni sulle nomine» è il resoconto-rivendicazione della sorella maggiore della presidente del Consiglio, da tempo ormai responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia.
LA NARRAZIONE
«È stata fatta passare la narrazione che sono presente in tutte le riunioni delle cabine di regia dove si decidono le nomine» la sua difesa, costruita alludendo ai supposti programmi televisivi destinati a Stefano De Martino sulla tv pubblica o al ruolo nell’indicazione di Giuseppina Di Foggia al vertice di Terna, o anche alle nomine in arrivo per Rai o alle Ferrovie. Una serie di dichiarazioni che sono lo sfogo di una donna «incredula», «tranquillissima» ma «scossa». «Non è possibile essere sbattuta sui giornali senza alcuna verifica dei fatti. Non accetto di essere dipinta per quello che non sono, il mio modo di essere non è quello che viene raccontato».
Una smentita dietro l’altra in pratica, che per Arianna si estende tanto a chi ha visto una qualche «chiamata alle armi» nella solidarietà mostrata ieri in blocco dai parlamentari di Fratelli d’Italia («Mi ha molto commossa ma è stata spontanea», da parte di «gente che sa che non faccio porcate») quanto un atto esplicito nei confronti della magistratura. «È partita da Sallusti, non da noi» è la tesi («non l’abbiamo citofonato», al limite «noi non l’abbiamo ostacolato»), che vede nella dura nota di ieri di Giorgia Meloni anche «un modo per fare chiarezza».
Un po’ come le dichiarazioni recapitate poco prima dell’ora di pranzo, utili a smontare le idee chi vede nell’intera vicenda «un modo per provare ad intimorire i giudici e pubblici ministeri».
I MAGISTRATI
Un addebito peraltro mosso con belligeranza ieri pomeriggio anche dall’Associazione nazionale magistrati (Anm), che in una nota ha parlato di un «ennesimo attacco alla magistratura, volto a delegittimarla adombrando presunti complotti».
Di tutt’altro avviso Arianna che, peraltro, è stata ieri l’unica tra gli ospiti della Masseria disponibile a parlare. Eccetto il cognato (ex) Andrea Giambruno alla ricerca dei cronisti appostati davanti ai cancelli e al marito-ministro Lollobrigida che, dopo un rapido saluto ai Carabinieri forestali pre-partenza, ha preferito concentrarsi sulle «fitopatie» più che su temi politici.
In ogni caso, l’intenzione a cui alludono i magistrati secondo Meloni non le apparterebbe. «Non abbiamo voluto acuire lo scontro con la magistratura, quelle che sono uscite sono tutte dichiarazioni che commentano» l’articolo con cui Il Giornale ha lanciato la campagna domenica. Tant’è che una volta caricata in macchina la famiglia (compreso l’inseparabile cane Coco di due anni), Arianna nega pure il fatto che le sia stato recapitato un qualche avviso di garanzia per traffico di influenze. «Che io sappia non c’è proprio nulla, non ho notizie di un avviso di garanzia». Questo però, è noto, non esclude vi sia un’indagine in corso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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