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incontro costruttivo. Sul tavolo dazi, web tax e spese per la difesa


I dossier sul tavolo sono tanti. Ci sono i dazi decisi dall’amministrazione americana sulle merci europee, certo. Ma ci sono anche le tasse sulle multinazionali del web in cui l’Europa primeggia. E ci sono pure le spese per la difesa da portare subito al 2 per cento del Pil per rispettare gli impegni Nato e, in prospettiva, ancora più su. La missione americana di Giancarlo Giorgetti durante gli “spring meetings” del Fondo monetario internazionale ha avuto un’agenda ricca. Ma sono due gli incontri probabilmente più delicati e importanti. Il primo è quello con il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent, l’anima dialogante dell’amministrazione Trump sui dazi. Un incontro definito «costruttivo» da Giorgetti. Il secondo quello con le agenzie di rating. Un appuntamento, quest’ultimo, al quale Giorgetti si è presentato fresco della promozione ottenuta da Standard&Poor’s. Ma partiamo da Bessent. Il faccia a faccia è arrivato mentre le trattative fra gli Stati Uniti e l’Europa sui dazi proseguono e non si esclude un possibile incontro fra Donald Trump e la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen a Roma a margine dei funerali di Papa Francesco. A un possibile accordo sulle tariffe gli Stati Uniti e l’Ue lavorano in un contesto generalizzato di rallentamento economico. Il Fondo ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l’economia mondiale pur non parlando di recessione. Qualche freccia al suo arco la Commissione ce l’ha. Come l’impegno a comprare più gas liquefatto americano. Non a caso ieri Ursula von der Leyen ha fissato una road map per dire addio definitivamente al gas russo. Su questo anche l’Italia giocherà un ruolo. Ne avevano parlato direttamente Giorgia Meloni e Donald Trump durante la visita ufficiale della premier italiana alla Casa Bianca. L’Italia è pronta ad aumentare gli acquisti: lo scorso anno su circa 14,7 miliardi di metri cubi di Gnl importati in Italia, circa 5 miliardi erano di origine americana. Per accogliere più gas liquefatto l’Italia ha potenziato le proprie infrastrutture. Dopo il nuovo terminal galleggiante di Piombino, è previsto entro fine aprile l’avvio del rigassificatore di Ravenna, che porterà la capacità nazionale a 28 miliardi di metri cubi annui.

GLI IMPEGNI

Il secondo tema riguarda la tassazione delle BigTech. Quello che pensa l’amministrazione Trump delle web tax europee e della Global tax decisa in sede Ocse è noto. Come è nota l’avversione per le regole imposte nel Vecchio continente ai campioni della new economy. Non più tardi di ieri la Casa Bianca ha definito una «estorsione» le multe comminate dalla Commissione europea a Apple e Meta per le violazioni del digital service act. In questo contesto cosa può fare l’Italia? Un segnale di apertura verso gli Stati Uniti potrebbe essere il congelamento della web tax nazionale del 3 per cento applicata alle multinazionali che fatturano oltre 750 milioni di euro. Da tempo gli americani accusano l’Italia di aver introdotto una tassa “discriminatoria”, che colpisce solo le imprese americane risparmiando quelle italiane. Giorgetti nell’ultima manovra aveva provato ad allargare il campo dell’imposta anche alle imprese nazionali, ma aveva dovuto fare marcia indietro per le barricate erette in Parlamento da Forza Italia. Il tema ora, è destinato a tornare in agenda.

Così come in agenda torna l’altra grande questione: le spese per la difesa. La Nato chiede che i Paesi alleati versino un contributo pari ad almeno il 2 per cento del Pil. Una somma che, molto probabilmente, sarà alzata al 3-3,5 per cento nel meeting di giugno dell’Alleanza Atlantica. L’Italia ufficialmente è all’1,5 per cento. Ma usando i criteri Nato di contabilizzazione della spesa, avrebbe in realtà già centrato l’obiettivo del 2 per cento. Probabile che Giorgetti lo abbia spiegato a Bessent. Resta il tema di come incrementare ulteriormente gli stanziamenti tenendo sotto controllo i conti. Il piano europeo che permette di sforare i tetti di spesa dell’1,5 per cento per 4 anni non convince Giorgetti. Che, infatti, non ha chiesto uno scostamento di bilancio per poter attivare la clausola di salvaguardia. Bessent nei giorni scorsi ha chiesto all’Europa di attuare il piano Draghi. Un èpiano che tuttavia, guarda più al debito comune che a quello europeo.Con e agenzie di rating la discussione di Giorgetti è stata probabilmente più semplice. Fitch ha confermato il rating con un outlook positivo, S&P ha alzato il giudizio. Manca Moody’s, la più severa, che tiene Roma a un passo da junk. Difficile che possa mantenere ancora questa valutazione, ormai poco sostenibile.

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