Un fine settimana di riflessione e di fronte il bivio: dimettersi o restare. Vale per il sindaco di Milano Giuseppe Sala, indagato dalla Procura nella maxi inchiesta sull’edilizia che ha ridisegnato la città, come per l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, sul quale pende una richiesta di arresti domiciliari. E se per quest’ultimo il passo indietro è cosa fatta, Sala è alle prese con una delle scelte più tormentate della sua carriera. Se resistere con il dichiarato appoggio del Pd ma non da amministratore sotto tutela, oppure lasciare, soverchiato da ipotesi di accusa che ritiene distanti dalla condotta con cui amministra Milano.
VOTO DI FIDUCIA
Domani Sala è atteso in aula a Palazzo Marino, per riferire in Consiglio comunale, e le sue parole indicheranno la direzione da qui al 2027: avanti fino alla fine del suo mandato, che arriverà in primavera, o elezioni anticipate. Dopo tre giorni di incontri serrati con i partiti della sua maggioranza e un confronto con Tancredi, ieri Sala si è preso un giorno di silenzio. È rimasto a casa, a ponderare il da farsi alla luce di un’inchiesta che, scrivono i pm, «ha svelato un allarmante predominio degli interessi privati su quelli pubblici», una «degenerazione della gestione urbanistica dell’amministrazione comunale» i cui uffici «sono stati asserviti a una cerchia ristretta ed elitaria di soggetti privati» che ha determinato «un’imponente e incontrollata espansione edilizia». A incrinarsi sotto il peso delle accuse è l’integrità morale del sindaco, che subito dopo avere appreso delle indagini a suo carico ha pensato alle dimissioni. Una possibilità di cui giovedì scorso ha discusso con i suoi assessori durante una riunione nella quale è apparso molto provato e tuttavia ventilata sotto la spinta dell’emotività del momento. Il desiderio di Sala sarebbe quello di restare, anche per non bruciare i suoi progetti nel ruolo di federatore dell’area moderata. Vorrebbe presentarsi in aula per ottenere una sorta di voto di fiducia e la certificazione di un suo ruolo attivo: rimanere sindaco ma non “commissariato” dal Pd nazionale, con libertà di movimento per occuparsi di questioni cruciali come lo stadio di San Siro.
CRONOPROGRAMMA
Anche il Meazza sarà tema di dibattito durante la seduta, poiché sull’operazione è una corsa contro il tempo. Il 10 novembre scatta il vincolo dei 70 anni sul secondo anello, dopo di che lo stadio diventerà edificio protetto e non potrà essere abbattuto. Il cronoprogramma di Sala è pronto, ma l’inchiesta della Procura potrebbe farlo saltare. La segretaria Elly Schlein ha infatti chiesto un nuovo corso in materia di urbanistica e l’addio di Tancredi potrebbe non bastare, da qui deriverebbe l’angustia di Sala in questi giorni. Quanto all’assessore, ha già dato al primo cittadino la disponibilità a lasciare l’incarico, questa sera incontrerà il suo avvocato per definire la strategia difensiva in vista dell’interrogatorio preventivo di mercoledì in cui ha intenzione di rispondere per puntualizzare la sua posizione. È stato Tancredi, sostengono i pubblici ministeri, a ottenere da Sala la riconferma a presidente della Commissione paesaggio di Giuseppe Marinoni, presunto autore di un «piano ombra» sull’urbanistica. E avrebbe anche «operato attivamente al fine di “motivare” gli uffici del Comune, spaventati dalle volumetrie e dalle altezze proposte, a esprimersi positivamente», scrivono i pm. A sollecitare le dimissioni dell’assessore che ha gestito i principali progetti edilizi degli ultimi anni è il Pd, che chiede un taglio netto con il passato. «Il Pd è compatto e unito: vogliamo continuare al fianco del sindaco, sapendo che dal 2011 moltissime cose importanti sono state fatte per la città, ma oggi è necessario investire su nuove politiche per la città che mettano al centro la questione sociale, ambientale, delle opportunità e dell’uguaglianza», rimarca il segretario cittadino dem Alessandro Capelli. Il ritiro di Tancredi risponderebbe dunque a esigenze politiche, ma coinvolge anche considerazioni di tipo giudiziario. Qualora dovesse firmare le sue dimissioni prima di mercoledì la misura di custodia cautelare ai domiciliari potrebbe essere considerata non più necessaria dal gip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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