L’Italia spera di avere cambiato passo per quanto riguarda i giovani. Ha vinto l’Europeo Under 17 a Cipro, mentre l’anno scorso ha conquistato quello Under 19, arrivando poi seconda al Mondiale Under 20. Ma la strada da intraprendere per il nostro calcio è ancora lunga: «La curva è in leggera salita. Se ci confrontiamo, però, con i campionati europei vediamo che siamo indietro», ha detto Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell’Atalanta (per anni all’Inter), a margine del “Festival della serie A”, che si è tenuto in questi giorni a Parma e che ha avuto un grande successo di pubblico per i temi affrontati e per l’organizzazione. E ancora: «Noi siamo vittime della nostra cultura, del risultato a qualsiasi costo. È giusto che a 18-19 anni si giochi per il risultato, ma accade anche a 15 anni. Si tratta di un problema generale, dobbiamo tutti lavorare sul sistema. Una società credo che abbia il dovere di occuparsi della formazione dei ragazzi a 360°».
Fondamentale il ruolo delle seconde squadre, le Under 23: «C’è da chiedersi come mai solo due club abbiano la seconda squadra. La seconda squadra è il ponte che permette ai ragazzi di avvicinarsi al calcio dei grandi. Il nostro campionato non aiuta perché è molto difficile. In altri paesi, come la Spagna, ce ne sono molte. Tornando ai nostri giovani, dove sono finiti quelli che hanno vinto l’anno scorso l’Under 19? Il minutaggio dei nostri è più basso. È impensabile che un club non faccia la seconda squadra per un problema di investimenti. Il costo è meno di una riserva delle riserve della prima squadra».
L’Atalanta ha deciso di puntare sull’Under 23: «Forse avremmo bisogno che tutti i settori giovanili professionistici avessero questo spirito di considerare il settore giovanile un investimento e non un costo.
Io sono appena arrivato, ma mi rendo conto che i successi in termini di formazione dei giocatori dell’Atalanta non sono legati al caso. Tra l’altro questo porta indirettamente anche ad altri risultati, visto che nella finale di Europa League c’erano sei giocatori che provenivano dal settore giovanile. Il bilancio è giusto che lo faccia la proprietà. Quello che posso dire è che è stato fatto un grandissimo lavoro per essere l’anno zero, fino a fine giugno non si sapeva ancora se l’iscrizione sarebbe stata accettata, il direttore Fabio Gatti e mister Modesto hanno fatto un grandissimo lavoro avendo poi un riferimento costante in mister Gasperini. Tutto quello che succede nel settore giovanile e nell’Under 23 ha un senso, se poi c’è un’attenzione da parte dell’allenatore della prima squadra e noi qui a Bergamo abbiamo un fuoriclasse, non solo per quello che fa con la prima squadra, ma anche per quello che fa con i giovani. Portavo prima l’esempio di Giovanni Bonfanti, un ragazzo che è passato l’anno scorso dal giocare in Lega Pro, in uscita dal settore giovanile, a essere un giocatore fondamentale per l’Under 23, ad esordire in serie A e in Europa League. Come lui tanti altri, mi vengono in mente Palestra, Mendicino, Comi, Vlahovic, ragazzi del 2005 o 2006 che anziché giocare in Primavera hanno già avuto la possibilità di giocare tante partite con i grandi. Abbiamo la fortuna, grazie a una proprietà illuminata, di poter far fare loro questo percorso».
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