Svolta nel mondo bancario. Il Tesoro ha collocato ieri sera sul mercato in via accelerata, la terza tranche del 15% di Mps, raddoppiata rispetto all’offerta iniziale del 7% e nel piazzamento il gruppo Bpm è salito al 9%, considerando il 5% acquisito ieri e il 3% rastrellato da Anima che aveva l’1%. Il gruppo Caltagirone ha comprato il 3,5% e la Delfin un altro 3,5%. E’ un’operazione che, secondo gli osservatori di mercato, consente di garantire l’italianità di Mps, uno dei principali gruppi bancari italiani, spesso al centro di appetiti esteri, come successo con l’arrivo di Bnp su Bnl e di Credit Agricole su Cariparma. Bpm diventa secondo socio di Siena, alle spalle del Mef che si diluisce all’11% circa per un incasso di 1,1 miliardi. Pertanto l’investimento complessivo del gruppo milanese si attesta a circa 650 milioni. Il Tesoro può allentare del tutto la presa su Siena svincolandosi dagli impegni con la Ue. «Abbiamo portato a termine un’azione importante come avevamo annunciato nelle sedi istituzionali», ha commentato il Ministro Giancarlo Giorgetti, «prevedendo la realizzazione di un’operazione di politica bancaria e finanziaria italiana volta a rafforzare l’azionariato di un player importante nel mercato del credito in modo serio e riservato come da sempre dichiarato in questi due anni di governo».
Da circa un paio d’anni infatti, Bpm era indicato tra i player per Mps, gradito dal governo e pur avendolo sempre smentito, ora lo è diventato. Il collocamento del 15% è stato gestito da Banca Akros, investment bank di Bpm, che il 6 novembre ha lanciato un’opa su Anima, colosso del risparmio a 6,20 euro. L’ingresso di Bpm, Caltagirone e Delfin in Mps segna una fase nuova negli equilibri bancari italiani, perché pone le basi per la nascita di un terzo polo in tempi da definire e potrebbe scompaginare i piani di Unipol, interessato alla bancassurance con Siena. Ma l’istituto guidato da Giuseppe Castagna mette le mani avanti. «L’acquisto si inserisce nel contesto più ampio dell’opa su Anima Holding ed è coerente con la strategia del gruppo di rafforzamento delle proprie fabbriche prodotto. Mps è infatti il primo distributore di prodotti del gruppo Anima, dopo Banco BPM, e rappresenta un partner strategico per la crescita futura di Anima e delle sue controllate». Piazza Meda «non intende presentare alle autorità competenti le istanze autorizzative per poter eventualmente superare la soglia del 10%; il Gruppo rimane focalizzato sugli obiettivi del piano 2023/26, confermando la propria strategia stand alone».
LE TAPPE
Il piazzamento delle azioni senesi, attraverso una accelerated bookbuilding, era un copione su cui si scommetteva da tempo sul mercato con una novità significativa delle ultime ore. La banca collocatrice, a differenza delle due tranche precedenti che hanno visto in prima fila solo istituti esteri, è stata italiana: Banca Akros. E ieri mattina si è svolto un cda straordinario in piazza Meda sul dossier senese che avrebbe esaminato una lettera pervenuta da Anima in cui la società del risparmio avrebbe comunicato che un consiglio precedente al lancio dell’opa aveva deciso di acquistare un 3% di Mps più l’1% in pancia: per non incorrere nella passivity rule, ha informato il principale azionista (22,5%). Ieri Mps ha chiuso a 5,52 euro, in crescita dell’1,85%, che è il valore più alto toccato dal titolo da inizio anno, dimostrando l’efficacia tempistica della scelta del Mef di piazzare una quota significativa. A dimostrazione del tempismo del Tesoro ci sono anche altre considerazioni. Il valore è molto più alto della media degli ultimi sei mesi di 4,98 euro. «Bene la decisione del Mef di mettere sul mercato un’altra quota di azioni del Monte Paschi di Siena. Quella delle privatizzazioni è la giusta strada da seguire, da sempre indicata da Forza Italia. Non abbiamo bisogno di banche di Stato», è stato il commento di Antonio Tajani, vicepremier e leader di FI. In un anno — da novembre 2023 a ieri — lo Stato ha ceduto il 52,5% di Mps con un incasso totale di 2,6 miliardi. La prima tranche del 25% era stata collocata dal Tesoro a 2,92 euro per 920 milioni. La seconda (12,5%) a marzo scorso ad un prezzo di 4,5 euro (650 milioni), infine la quota finale di ieri per 1,1 miliardi. Arriva al traguardo il risanamento della banca senese che nel 2017, dopo il fallimento di una ricapitalizzazione di mercato da 5 miliardi, era stata salvata dallo Stato attraverso una ricapitalizzazione precauzionale per un totale di 8,1 miliardi di cui 5,7 miliardi iniettati dallo Stato e il resto mediante conversione di strumenti finanziari. Da allora è partito un percorso ad ostacoli che si è completato con successo.
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