18.06.2025
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Economy

il titolo vola in borsa (+13,5%)


Il termometro dei mercati è spietato nel giudicare l’uscita di Luca de Meo da Renault e il suo approdo in Kering come nuovo ceo: alla Borsa di Parigi il titolo della casa della Losanga è sceso di 3,39 per cento, quello del colosso del lusso è schizzato del 13,5: soltanto nelle prossime settimane si capirà se questi movimenti sono dettati dall’euforia del momento. Intanto ringrazia la creatura della famiglia Pinault, reduce da una serie di profit warning nell’ultimo anno. Per la successione a Boulogne-Billancourt si fanno i nomi di manager interni come Francois Provost, Denis Le Vot e Fabrice Cambolive o di Maxime Picat di Stellantis.

LA LETTERA

Ier i de Meo ha inviato ai dipendenti di Renault una mail di saluto che ricalca i concetti diffusi in un comunicato dalla casa, domenica, subito dopo aver comunicato al cda la sua uscita. Ci sono frasi come «arriva un momento nella vita in cui si sa che il lavoro è fatto». Oppure: «Abbiamo raggiunto ciò che molti ritenevano impossibile». Kering ha ufficializzato il suo sbarco capoazienda, dopo che Francois-Henry Pinault ha deciso di scindere la carica di presidente, che terrà per sé, e quella di ceo. «Affronto — ha fatto sapere il 58 manager italiano che in Fca ha lavorato con Sergio Marchionne — questa nuova sfida professionale con entusiasmo, entusiasmo e fiducia, ispirato dalla forza dei marchi del gruppo». Con la promessa di mantenere «Kering un attore fondamentale nel settore del lusso».

De Meo, che ha riconvertito l’azienda verso l’elettrico e l’ha riportata in utile dopo l’era Ghosn, resterà in Renault fino al 15 luglio. Chi lo conosce, racconta che in lui era forte la voglia di cambiare sia per aver raggiunto i risultati sperati sia temendo di potere di meglio e di non essere supportato a sufficienza nelle sfide future. E avrebbe gradito il riconoscimento dell’élite finanziaria e politica transalpina, che l’ha chiamato per salvare Kering. Invece, nel mondo sindacale francese ci sono timori sulla successione: «Eravamo nel mezzo di una trasformazione», fa sapere Fabrice Roze della Cfdt. Pinault, ha aggiunto «È il leader che cercavo per portare una nuova visione».

Visti i tempi, l’addio non è stato ancora metabolizzato, anche perché sabato il ceo era regolarmente a Le Mans, per la 24 ore, per vantare la rinascita di Alpine. Tra le righe, la stampa francese fa notare che restano in sospeso alcuni pezzi della sua strategia: il tormentato rapporto con Nissan — ieri alcune voci riportavano che i nipponici vogliono ridurre dal 15 al 5 per cento la loro quota in Renault — la scissione tra i motori termini e la parte elettrica, fino all’azzardo di produrre le nuove Renault 4 e 5 solo in versione Bev. Il governo — azionista con il 15 per cento della casa della Losanga — pare non abbia compreso fino in fondo la battaglia dell’italiano insieme alla Stellantis di John Elkann (dove l’Eliseo ha il 6 per cento) contro la Ue ei colossi tedeschi sulla neutralità tecnologica o per alleggerire le regole per rilanciare il comparto delle utilitarie. Creando anche pericolose sovrapposizioni nei ruoli, per l’Eliseo, tra le due case, con Stellantis che appare sempre più schiacciata sulla parte italiana del gruppo.

Invece, i vertici della casa costruttrice si sono affrettati a tranquillizzare il mercato. Hanno fatto sapere sia di avere pronto una strategia per la successione sia che i capisaldi del nuovi piano industriale (sarà pronto a fine anno) saranno le direttrici volute da de Meo: futuri modelli nei segmenti C e D o un rafforzamento dell’alleanza con i cinesi di Geely. Non è ancora dato da sapere che spazio sarà dato alle K-Car da assemblare in una piattaforma con altri costruttori, all’utilitaria diventata ormai una bandiera di Meo.

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