10.05.2025
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Politics

il texano di origini siciliane e re del basket


ROMA L’ultimo viaggio della premier Giorgia Meloni alla Casa Bianca ha reso chiara una cosa. L’Italia e gli Stati Uniti mantengono rapporti eccellenti. Il presidente Donald Trump stima la presidenza del Consiglio e la sua amministrazione considera quello dell’Italia un governo amico.

Ma i dossier, bollenti e meno bollenti, tra Roma e Washington non sono pochi. Alcuni sono anche molto spinosi, a cominciare dalla bilancia commerciale e dalla spesa per la difesa. Ed è in questo complesso gioco di rapporti bilaterali ma anche tra Ue e Usa, che a Roma sbarca ufficialmente il nuovo ambasciatore scelto da The Donald: Tilman J. Fertitta.

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L’UOMO DI TRUMP A ROMA

Texano di Galveston ma di origini siciliane, 67 anni, il nuovo ambasciatore Usa per Italia e San Marino ha alle spalle una vita da uomo d’affari. Il suo impero, la Fertitta Entertainment, è uno dei colossi dell’intrattenimento americano e spazia dalla catena di ristoranti Landry’s, ai casinò e gli alberghi Golden Nugget fino alla storica squadra di basket degli Houston Rockets, una delle più importanti della Nba. Quando lo scelse come futuro rappresentante per l’Italia, Trump, sul social Truth, lo definì semplicemente “un imprenditore affermato”.

Ma il lavoro di Fertitta, come per gli altri colleghi imprenditori del tycoon scelti nella sua amministrazione, riguarderà temi molto delicati. Lo ha confermato anche la recente audizione dello stesso neoambasciatore di fronte al Comitato affari esteri del Senato degli Stati Uniti. In quell’occasione, poco più di un mese fa, Fertitta ha ricordato il ruolo dell’Italia, delle relazioni con gli Usa, l’importanza del Belpaese come “alleato-chiave” di Washington e non ha mancato di elogiare la stessa premier Meloni. Ma tra i due governi restano ancora delle distanze e dei punti da chiarire.

I nodi da sciogliere

Il texano imperatore dell’intrattenimento ha un primo grande nodo da sciogliere: quello della bilancia commerciale. Fertitta ha 44 miliardi di motivi per protestare, come i dollari di surplus commerciale che l’Italia ha nei confronti degli Stati Uniti. La guerra dei dazi scatenata dalla Casa Bianca serve proprio a invertire questa tendenza e ridurre questo divario. Trump vuole risultati concreti in poco tempo. E se Meloni ha dato delle rassicurazioni, il lavoro dell’ambasciatore Usa servirà proprio a rafforzare il ruolo delle imprese americane esportatrici. Per Fertitta questo è il primo punto, che si unisce al desiderio di Trump di vedere più acquisti di gas naturale liquefatto americano da parte di Roma. Palazzo Chigi ha già assicurato di volere assecondare questa richiesta, ma il settore dell’energia è uno dei più complicati da gestire. Per l’Europa e per l’Italia si tratta di scelte non solo economiche ma anche politiche. E sono decisioni che rientrano in un complesso meccanismo di equilibri strategici. Un sistema fragile su cui Trump però vuole vedere dei cambiamenti radicali e soprattutto rapidi. The Donald sa di avere a Palazzo Chigi un governo ancorato alla Nato e all’alleanza con gli Usa. E con la sfida lanciata alla Cina da parte della Casa Bianca, il posizionamento dell’Italia è stato anche certificato dal definitivo abbandono della Nuova Via della Seta (pur mantenendo solide relazioni con Pechino).

IL PRESSING PER LA NATO

Ma da parte degli Stati Uniti, il pressing è alto anche su un altro dossier: quello delle spese per la difesa. Trump vuole che i Paesi membri della Nato spendano di più per la propria sicurezza. E l’Italia è tra gli Stati più lontani dal minimo richiesto da Bruxelles e da Washington. L’obiettivo del governo è arrivare almeno alla soglia del 2%. Un impegno che Meloni si è assunta anche dopo il vertice di Washington. La partita non è semplice. Il lavoro di Fertitta sarà anche quello di promemoria delle richieste del suo presidente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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