«Speriamo di chiudere prima della pausa estiva con la trasmissione del disegno di legge in Parlamento». Sul nucleare Gilberto Pichetto Fratin, ministro all’Ambiente, non perde l’ottimismo, nonostante gli ostacoli e le lungaggini negli ultimi mesi non siano mancati. È appena arrivato alla masseria Li Reni per il Forum in Masseria, la rassegna economica e politica organizzata da Bruno Vespa con Comin & Partners. Qui parlerà del costo dell’energia tra competitività e sicurezza energetica. Ma prima che arrivi il suo turno, all’ombra degli ulivi della tenuta Li Reni, gli chiediamo conto del suo cavallo di battaglia: il nucleare. E sul testo, quello licenziato dal Consiglio dei ministri a gennaio scorso, su cui la Conferenza delle Regioni ha avanzato diverse richieste di modifica, tra cui quella di tempi più lunghi per l’attuazione: ventiquattro mesi e non dodici. Ministro, quando arriverà il ddl? «Non appena la Conferenza unificata mi darà il parere finale».
Recepirete le osservazioni? «Le valuteremo nel testo finale che invieremo in Parlamento. Sia quello delle Regioni che dell’Anci — che pure ha chiesto integrazioni e chiarimenti – è un contributo importante», sottolinea il titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo. Che spera di fare un piccolo grande passo in avanti, con la trasmissione del testo, già prima che le due Camere chiudano i battenti per la pausa estiva. E poi? «Gli altri tempi del Parlamento, deve valutarli il Parlamento. Sarà il Parlamento a decidere». Ma a Bruno Vespa, che gli chiede i tempi per portare a casa la legge, auspica che si riesca «in un anno e mezzo: la legge la porta il Parlamento e i tempi vanno rispettata, poi ci sono dodici mesi per le norme di attuazione della legge». Che il ministro definisce “pesanti”: anche perché si tratta di «mettere in piedi un’agenzia nazionale, procedure e interventi e poi o criteri di valutazione tecnologica». Insomma, l’auspicio di Pichetto, è che il nucleare, «comincerà a darci una mano verso il 2033-34-35». Ma sul tavolo del ministro dell’Ambiente c’è anche il dossier del Green deal e il nuovo corso soft della Commissione europea, che prevede meno vincoli per raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni del 90% al 2040. Con la possibilità, per i Paesi, a partire dal 2036, di considerare nel calcolo anche i progetti ambientali finanziati fuori dall’Ue (una compensazione limitata al 3%). Una svolta che, tuttavia, non ha convinto né la destra, né la sinistra: i primi convinti che i target siano ancora troppo rigidi, i secondi dell’idea che quello di von der Leyen sia un compromesso al ribasso rispetto agli ambiziosi obiettivi degli albori.
Ma è davvero così? Pichetto mantiene la cautela: «Per ora abbiamo solo l’obiettivo e alcuni principi, pertanto dire che va bene la definizione del 90% al 2040 solo con questo diventa difficile». E per quanto riguarda la contabilizzazione dei crediti in carbonio per gli investimenti all’Estero? «Era una delle richieste dell’Italia», spiega Pichetto «e con la Commissione europea io ho posto la questione del piano Mattei». Il motivo è semplice e il ministro ce lo spiega: «Sul Piano Mattei abbiamo relazioni importanti sull’Africa che devono essere contabilizzate come beneficio per lo Stato Italiano. Le variabili, da qui al 2036, in ogni caso, rimangono molte e hanno a che vedere anche con l’indicazione di cosa si intende per “flessibilità”prospettata dall’Ue: «Se è nei tempi, nelle modalità, nella differenziazione di settore». Quel che è certo, osserva il ministro azzurro, che per primo si è fatto carico di «chiedere quali siano gli elementi di flessibilità», è che il target dato non può essere lo stesso per un paese come l’Italia che ha centomila borghi e il Lussemburgo, quindi serve una valutazione complessiva più puntuale». A far discutere, anche l’ultimo Rapporto Arera sul mercato elettrico, che sembrerebbe confermare l’ipotesi di manipolazione dei prezzi per gonfiare le bollette. Relazione ampiamente criticata da parte delle di Elettricità Futura, l’associazione degli operatori elettrici, che parla di «ipotesi prive di fondamento». Ministro, le opposizioni le chiedono di venire in Parlamento a riferire. «L’Arera è un’autorità indipendente su cui non posso rispondere. Ha il compito di regolare e vigilare, quindi spetterà all’Arera approfondire il documento in base a a quanto affermato», risponde netto Pichetto. Sul cellulare del ministro dell’Ambiente già da ieri mattina i primi aggiornamenti sull’esplosione del distributore di benzina in via dei Giordani, a Roma. «Siamo in contatto con l’Arpa Lazio e Ispra, per la questione dell’aria». Una prima valutazione? «Non ci sono elementi in questo momento». Servono norme nuove su questo tipo di impianti? «Le leggi ci sono» e «sono già abbastanza rigorose, prima bisognerà capire come è avvenuta la dinamica dell’incidente».
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