Le navi da guerra della Marina statunitense stanno consumando a un ritmo definito «allarmante» uno dei principali intercettori di missili balistici in dotazione, gli SM-3, impiegati nella difesa di Israele contro gli attacchi dell’Iran. A lanciare l’allarme è stato l’ammiraglio James Kilby, capo facente funzioni delle operazioni navali, intervenuto martedì 24 giugno durante un’audizione al Senato degli Stati Uniti.
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L’audizione al Senato
Nel corso dell’audizione davanti alla Commissione per gli stanziamenti del Senato, il senatore delle Hawaii, Brian Schatz, ha sottolineato l’impiego massiccio di munizioni da parte delle forze armate statunitensi nella recente ondata di scontri in Medio Oriente, interrogando i vertici militari sulla sufficienza delle scorte di intercettori SM-3 in vista di altre potenziali crisi globali. L’ammiraglio Kilby ha confermato che, al momento, la Marina dispone di un arsenale adeguato, ma ha ammesso che l’utilizzo di questi missili ha raggiunto un livello preoccupante. «Li stiamo utilizzando a un ritmo allarmante», ha dichiarato Kilby, che ha poi sottolineato: «Come sapete, si tratta di missili acquistati dalla Missile defense agency e poi consegnati alla Marina per il nostro utilizzo. E li stiamo utilizzando in modo molto efficace per la difesa di Israele».
Cos’è il missile SM-3
L’SM-3 (Standard Missile-3) è un intercettore balistico che colpisce i missili nemici nello spazio, durante la fase intermedia del loro volo. Utilizza un sistema di distruzione cinetica, ovvero impatta direttamente il bersaglio a grande velocità. Fa parte del sofisticato sistema Aegis combat system, impiegato a bordo dei cacciatorpediniere classe Arleigh Burke e degli incrociatori classe Ticonderoga.
Il missile è disponibile in diverse varianti, con un costo stimato tra i 10 e i 30 milioni di dollari ciascuno, secondo quanto riportato dalla Missile Defense Agency (MDA). Viene prodotto dall’appaltatore statunitense RTX, mentre la variante più recente è realizzata anche da Mitsubishi Heavy Industries.
Gli impieghi operativi in Medio Oriente
La prima operazione di combattimento dell’SM-3 si è verificata nell’aprile 2024, quando la Marina Usa ha utilizzato questi intercettori per proteggere Israele da un attacco senza precedenti dell’Iran, condotto con droni e missili. A distanza di pochi mesi, in ottobre, gli SM-3 sono stati impiegati nuovamente in risposta a un lancio massiccio di oltre 180 missili balistici iraniani. Un funzionario statunitense ha dichiarato la scorsa settimana a Business Insider che le navi da guerra Usa dislocate nella parte orientale del Mar Mediterraneo hanno utilizzato intercettori missilistici per proteggere Israele durante gli ultimi scontri. Il tipo di missile impiegato, tuttavia, non è stato specificato.
Dubbi sulla quantità disponibile
Non è noto quanti SM-3 siano stati effettivamente lanciati nelle recenti operazioni, né se abbiano intercettato con successo i missili iraniani. Il Pentagono, interpellato da Business Insider, non ha fornito commenti in merito.
Secondo gli analisti, la Marina statunitense rischia di esaurire rapidamente le scorte degli SM-3 in scenari regionali come quello mediorientale, compromettendo la prontezza operativa in altri teatri strategici, come il Pacifico, dove cresce la minaccia rappresentata dal programma missilistico cinese.
Tagli al budget
Il progetto di bilancio della difesa per il 2025 aveva inizialmente previsto il taglio totale della produzione degli SM-3 Block IB nei prossimi cinque anni e la produzione di solo una dozzina di SM-3 Block IIA ogni anno per lo stesso periodo. Successivamente, però, il disegno di legge è stato modificato, con lo stanziamento di fondi supplementari per aumentare la produzione. A maggio, il Pentagono ha assegnato a RTX un contratto significativo per decine di SM-3 IB, con l’obiettivo di rafforzare le scorte e sostenere la realizzazione delle nuove versioni del missile.
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