Ci vuole ancora un po’, ma nemmeno molto. Uno, due giorni. Il nome è quello: Rino Gattuso, che da Marbella si è presentato a Roma non per una semplice gita di piacere ma perché molto interessato al ruolo, quello di ct della Nazionale che dovrà (dovrebbe, finché non ci sarà l’ufficialità) sostituire Luciano Spalletti (che aveva indicato proprio Ringhio per la panchina dell’Under 21) esonerato dopo Norvegia-Italia e provare a condurre la Nazionale a un mondiale che non gioca da undici anni.
Le frenate, i depistaggi fisiologici di questi giorni sono riconducibili ai tempi tecnici inevitabilmente da rispettare da parte della Figc per, come ammette il presidente Gabriele Gravina da qualche giorno a questa parte, «capire la fattibilità del nuovo progetto». Che non riguarda solo il nome dell’allenatore, abbondantemente individuato e bloccato, e incontrato da Gigi Buffon proprio per conto della Federcalcio (Gravina ha incontrato ieri Gattuso, per formalizzare l’accordo con l’avvocato Giancarlo Viglione), ma a una ristrutturazione tecnico-dirigenziale ben più profonda. Che parte dal nome di Cesare Prandelli, l’uomo che ha avuto l’onore (e l’onere, visto che l’avventura è finita — male — con le due dimissioni e quelle del presidente federale dell’epoca, Giancarlo Abete) di portare l’Italia a giocare l’ultimo Mondiale nel lontano 2014 in Brasile. Cesare entrerà nei quadri dirigenziali della Figc, come coordinatore delle varie Nazionali giovanili (e dovrà supervisionare i vivai italiani per individuare i talenti del futuro) e del Club Italia, ricoprendo più o meno le mansioni di Arrigo Sacchi qualche anno fa, dopo l’esperienza da ct e la finale persa contro il Brasile nel 1994 (incarico portato avanti al 2010 al 2014). L’idea è vecchia, se ne parlava già lo scorso marzo, ma non ha avuto un seguito a livello pratico. Non c’erano le condizioni, troppi “no”, ma ora torna d’attualità e l’incarico a Cesare, piace.
OBIETTIVO MONDIALE
Un lavoro, quello dell’ex ct azzurro, non direttamente a contatto con Gattuso, che conosce e del quale ha stima (è la cosa è reciproca), ma più esterno, più da garante, supervisore. Una specie di direttore tecnico. Non dovrà essere a Coverciano per i ritiri o in giro con la squadra per le partite, pur avendo la facoltà di farlo. Poi c’è in ballo la costituzione di uno staff azzurro direttamente nel Club Italia, con l’inserimento di figure sempre del passato, che hanno legato il nome ai colori della Nazionale, si parla di Andrea Barzagli (oppure Alberto Bollini) e Leonardo Bonucci, due amici di Rino, persone gradite anche a Prandelli: il primo faceva parte della spedizione mondiale del 2006, il secondo è stato capitano del suo Milan, seppur in una stagione non esaltante soprattutto per l’ex centrale dell’Italia. Tutte figure che non entrerebbero in contrasto con il lavoro tecnico di Ringhio, che non ne ha fatto una questione di soldi ma ha chiesto carta bianca sui convocati e che potrà occuparsi della squadra, coadiuvato dal suo staff, di due/quattro persone fidate, su tutti il vice Luigi Riccio, che lo affianca da anni nella sua avventura da allenatore in giro per l’Italia e l’Europa. Gattuso ha ottenuto la garanzia per tenere una totale indipendenza nelle scelte tecniche e tattiche e ha mostrato entusiasmo per l’incarico. Sa che la strada è in salita ma ha voglia di vincere lo scetticismo che lo circonda. Vuole dimostrare di non essere solo un guerriero ma un allenatore a tutti gli effetti. Accettata la sfida: contratto di un anno (un paio di milioni), fino al Mondiale. Poi si vedrà.
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L’INCONTRO COL PRESIDENTE
Gravina continuava a parlare di «progetto» e di «non avere fretta», visto che gli impegni di squadra ricominceranno a settembre. Ma ci siamo: l’Italia ha bisogno di una nuova ripartenza, una specie di operazione simpatia, che vada oltre le qualità tecniche dell’allenatore e che possa essere utile per superare lo stato di crisi. Si vuole creare una struttura solida, dai connotati azzurri. Uomini di casa, insomma. In questo staff acquisisce un ruolo più centrale anche Gigi Buffon, che ha affiancato Spalletti in questi due anni, senza mai intervenire troppo nelle decisioni, ma soltanto osservandole. La Figc gli ha dato fiducia e lo vuole più centrale all’interno del club Italia. Non a caso è stato lui a contattare Gattuso, con cui ha vinto il Mondiale del 2006, e a portare avanti la trattativa, prima di ogni cosa illustrandogli le nuove intenzioni della dirigenza, che Rino ha accettato con entusiasmo. Se tutto, come sembra, si incastrerà alla perfezione, la Figc potrà annunciare (primi giorni della prossima settimana) il nuovo ct e i relativi programmi azzurri, per un obiettivo che non può più sfuggire, il Mondiale 2026. E’ una partita importante questa, un po’ come una finale. Quella da vincere per forza, in tanti si giocano il futuro. Prandelli ritroverebbe tanti suoi ragazzi, da Buffon a Barzagli fino a Bonucci e in più Gattuso con il quale ha da sempre un ottimo feeling. Una squadra nella squadra. E che sia la (s)volta buona.
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