«Sembra che il telefono mi stia ascoltando». Quante volte abbiamo detto o anche solo pensato questa frase scrollando lo schermo del nostro dispositivo e vedendo annunci pubblicitari di un prodotto appena cercato.
«Ascolto attivo», il metodo spia che ci ascolta
Da oggi potrebbe essere vero e non soltanto un’idea volatile nata in un casuale momento della giornata. Una presentazione panoramica trapelata CMG Local Solutions, una sussidiaria di Cox Media Group, ha descritto un metodo chiamato “ascolto attivo”. Utilizzando l’intelligenza artificiale combinerebbe i dati vocali con quelli comportamentali per fornire pubblicità ancora più mirate all’utente. Inoltre tramite questo metodo è possibile anche selezionare chi tra loro è già pronto all’acquisto, creando elenchi di annunci in base alla disponibilità del consumatore dietro lo schermo. Per farlo pare che CMG abbia acquisito set di dati vocali esistenti da provider terzi per combinarli con altre fonti come ad esempio le app che installiamo sui nostri dispositivi. È bene quindi controllare sempre le autorizzazioni che accettiamo nel momento in cui decidiamo di scaricare un’applicazione.
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A Newsweek un portavoce di CMG ha dichiarato, controbattendo, che «le aziende di CMG non hanno mai ascoltato alcuna conversazione né hanno avuto accesso a nulla oltre a set di dati di terze parti aggregati, resi anonimi e completamente crittografati che possono essere utilizzati per il posizionamento degli annunci».
Tra i clienti di CMG ci sono Google, Meta e Amazon, ma tutte hanno negato il coinvolgimento nel metodo di “ascolto attivo” rilasciando dichiarazioni a Newsweek.
Un portavoce di Amazon ha dichiarato che l’azienda non collaborerà mai con questo programma. Segue Google, che tramite un portavoce, ha detto: «Tutti i nostri inserzionisti devono rispettare tutte le leggi e le normative applicabili, nonché le nostre norme di Google Ads». Anche Meta corre ai ripari difendendosi: «Meta non usa il microfono del telefono per le pubblicità e lo abbiamo reso noto da anni. Stiamo contattando CMG per fargli chiarire che il loro programma non si basa su dati Meta».
I consigli dell’esperto
Se è l’ascolto ad essere finito sul banco degli imputati come spia delle nostre vite, qual è la differenza tra smartphone e dispositivi come Siri o Alexa?
«Gli assistenti come Siri, Alexa e Google ascoltano perché devono ascoltare le parole di attivazione, come ‘Hey Siri’ – ha affermato Luis Corrons, ricercatore della Norton Security Evangelis – e una volta che sentono l’attivazione, mostrano che il microfono è attivato, facendo sapere all’utente che è ‘ascoltato’. Se un’applicazione desidera ascoltare ha anche bisogno dell’autorizzazione del microfono e l’uso, ancora una volta, attiverebbe l’icona». L’esperto infine ha aggiunto qualche consiglio per ripararsi dai pericoli di ascolti indesiderati: «Controllare sempre le autorizzazioni per gli assistenti vocali e usare le autorizzazioni più limitate. Ad esempio consentire a Siri o Alexa di attivarsi solo quando usi la parola di attivazione disattivando l’ascolto quando il dispositivo è bloccato».
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